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Philip Zimbardo: My journey from evil to heroism – Report Pt. 2

Nel 1971 Philip Zimbardo ha condotto uno studio in cui ha dimostrato come il contesto può influenzare in maniera rilevante il comportamento delle persone.

Di Valentina Davi

Pubblicato il 29 Lug. 2015

Nel 1971 il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Standford creò una prigione simulata reclutando 24 studenti per impersonare guardie e carcerati. I risultati dell’esperimento condotto da Philip Zimbardo scioccarono il mondo intero.

L’esperimento, da cui è stato fedelmente tratto il film di cui vi abbiamo mostrato il trailer, aveva inizialmente lo scopo di studiare l’influenza dell’autorità sul comportamento umano e sarebbe dovuto durare due settimane. Fu interrotto dopo soli 6 giorni perché gli studenti, persone “normali” (cioè senza alcun tratto psicopatologico) che erano stati assegnati random al ruolo di carcerati o guardie, si erano talmente calati nella parte da dar vita ad uno scenario a dir poco agghiacciante.

Leggendo i primi capitoli del libro “L’effetto Lucifero. Cattivi si diventa?” di Zimbardo, in cui viene descritto giorno per giorno l’esperimento, si viene invasi da un profondo senso di frustrazione, impotenza e claustrofobia. Le guardie pian piano cominciano ad esercitare sempre di più il loro potere e ad umiliare, anche gratuitamente, i detenuti, che vengono privati del cibo, denudati, derisi, costretti ad estenuanti ed inutili esercizi fisici, sottoposti a vessazioni di carattere sessuale e a violenza psicologica.

Dall’altra parte i carcerati sono talmente influenzati dal loro ruolo, appunto, di carcerati dall’assumere ben presto un atteggiamento remissivo, rassegnato, impotente. 5 di loro furono forzati ad abbandonare l’esperimento, il primo dei quali dopo sole 36 ore, a causa di gravi crolli psicologico-emotivi. Ciò che più colpisce è che sebbene l’esperimento fosse diventato un inferno, nessuno di loro si appellò alla clausola che gli avrebbe permesso di andarsene in qualsiasi momento. Sebbene nessuno li costringesse a restare lì, non erano più studenti che stavano partecipando ad un esperimento, ma si sentivano e si comportavano come veri carcerati.

Lo studio di Zimbardo dimostrò come il contesto può influenzare in maniera rilevante il comportamento delle persone: un ambiente che favorisce la deumanizzazione, l’esercizio di potere e controllo, la diffusione della responsabilità, la pressione del gruppo, il disimpegno morale, l’anonimato (es. indossare occhiali a specchio), la deindividualizzazione dell’altro (assegnare un numero al posto del nome) può trasformare una brava persona in una cattiva persona.

Ciò non significa, però, giustificare gli atti dell’individuo, bensì riconoscere il contributo che ambiente e sistema possono offrire.
Non tutti, infatti, si comportano in maniera cattiva in determinate situazioni. Quali fattori possono spingere, pertanto, una persona a commettere buone azioni, a comportarsi da eroe? Purtroppo, afferma Zimbardo, non lo sappiamo perché le ricerche in merito sono molto scarse. Per questo motivo Zimbardo ha fondato un’associazione che si pone come obbiettivo quello di insegnare nelle scuole, attraverso programmi psicoeducativi basati sulla ricerca, ad essere degli EROI NEL QUOTIDIANO, insegnando a riconoscere e a lavorare su quei fattori che possono indurre una persona a comportarsi male. Perché oggi più che di supereroi abbiamo bisogno di eroi nella vita di tutti i giorni, perché anche non fare nulla di fronte al male è comunque una forma di male ed è tempo di trasformare la compassione in azione per creare un futuro in cui il male sia sempre meno presente.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Philip Zimbardo: lectio magistralis presso la Sigmund Freud University di Milano, 11 Luglio 2015

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Zimbardo P.G. (2008). L’effetto Lucifero. Cattivi si diventa? Raffaello Cortina Editore: Milano.
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Valentina Davi
Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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