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Diventare padri può cambiare il cervello degli uomini

La paternità può avere un impatto a livello cerebrale? Le neuroscienze ci dicono di sì e in questo articolo scopriamo cosa avviene

Di Anna Boccaccio

Pubblicato il 17 Set. 2024

Aggiornato il 26 Set. 2024 11:04

Diventare genitori

Articolo in collaborazione con Clinica Età Evolutiva

Lo sappiamo: diventare genitori è una sfida e richiede competenze uniche, che mettiamo in campo a partire dal primo vagito del nostro bambino. Neomamme e neopapà sono costantemente chiamati a riconoscere i bisogni del neonato (e imparare a giocare d’anticipo), accudirlo, spesso in condizioni di deprivazione di sonno e senza alcuna esperienza pregressa. 

Questo adattamento alla nuova condizione di genitori può avere impatto anche sul cervello?

Le neuroscienze rispondono di sì. 

Paternità e cambiamenti cerebrali

Secondo il gruppo di ricercatori guidato da Darby Saxbe, psicologa clinica e docente di psicologia all’Università della Southern California, l’esperienza genitoriale può modellare il cervello umano, anche quando la gravidanza non viene vissuta direttamente sul proprio corpo (Martínez-García et al., 2023).

Uno studio prospettico basato su dati di neuroimaging ha evidenziato che il cervello degli uomini si adatta alla paternità, con modalità in grado di motivare e supportare il loro essere genitori. 20 futuri padri sono stati sottoposti a scansioni cerebrali durante la gravidanza della partner e a 6 mesi di vita del loro primo figlio, osservando una riduzione della materia grigia sia prima che dopo essere diventati papà. Tale riduzione sembra essersi verificata nelle strutture cerebrali corticali responsabili dei processi di elaborazione visiva, attenzione ed empatia verso il bambino (Martínez-García et al., 2023). 

Un cervello che si restringe non sembra essere una buona notizia (Saxbe, 2024), eppure i ricercatori hanno ipotizzato che possa trattarsi di un processo adattivo di neuroplasticità, in cui il cervello modifica la propria struttura in relazione agli stimoli a cui è sottoposto, al fine di rendere funzionale ed efficiente l’elaborazione delle informazioni.

Non solo, in uno studio di follow up condotto su 38 padri prima della nascita del loro bebè e a 3, 6 e 12 mesi dopo il parto, è stato rilevato che i padri che riferivano un più intenso legame prenatale con il nascituro e che avevano pianificato di concedersi più tempo libero dal lavoro dopo la nascita, hanno mostrato successivamente maggiori riduzioni del volume corticale. Inoltre, gli uomini che, dopo il parto, dichiaravano un legame forte con il loro bambino e che trascorrevano più tempo a prendersi cura di lui, mostravano di aver perso più materia grigia degli altri papà (Saxbe et al., 2024). 

I rischi per la salute mentale dovuti alla paternità

Il restringimento del cervello nei neopapà può avere alcuni svantaggi. Il gruppo di ricerca della professoressa Saxbe ha evidenziato come i padri che avevano perso un volume maggiore di materia grigia avevano più problemi di sonno e livelli più elevati di depressione, ansia e disagio psicologico nel primo anno dopo la nascita (Saxbe & Martínez-García, 2024). Questi risultati suggeriscono che gli stessi cambiamenti cerebrali in età perinatale potrebbero riflettere allo stesso tempo un maggiore impegno genitoriale, ma anche più rischi per il benessere mentale nei neopapà. L’accudimento dei neonati, infatti, può rivelarsi estenuante, comportando un impatto significativo nello stile di vita di chi diventa padre

Stando alla ricerca, il cambiamento cerebrale è un fattore positivo per la qualità del legame e delle cure parentali, ma al contempo in grado di predisporre alla vulnerabilità nella figura paterna.

Paternità, maternità e “mommy brain”

Queste nuove scoperte fanno eco al filone di studi dedicato ai cambiamenti cerebrali durante la maternità e al cosiddetto mommy brain, espressione inglese che si riferisce a quei fenomeni di annebbiamento cognitivo come perdita di memoria, difficoltà di concentrazione e affaticamento, riferiti dall’80% delle donne incinte e nel post-partum (McCormack et al., 2023).

Le ricerche evidenziano che la gravidanza produce effetti duraturi anche sul cervello delle donne. A partire dalla gestazione fino a due anni dopo il parto, infatti, si assiste a una riduzione del volume corticale in aree deputate all’elaborazione di stimoli sociali ed emotivi. Per di più, i cambiamenti della materia grigia cerebrale predicono l’intensità dell’attaccamento nel puerperio: le donne con volume corticale più ridotto, infatti, hanno riportato un attaccamento più intenso ai loro piccoli (Hoekzema et al., 2017). 

Sembra che i cambiamenti cerebrali legati a maternità e paternità favoriscano l’adattamento e la transizione al nuovo ruolo di genitori. Usando le parole di Darby Saxbe, probabilmente diventare genitori rende il cuore più affettuoso e il cervello … più piccolo!

Questi risultati preliminari in tema di cambiamenti cerebrali durante la paternità suggeriscono che l’assistenza e il caregiving familiare, un tempo tradizionalmente sostenuti dalle donne, sono aspetti sempre più condivisi anche dagli uomini. Occorrono politiche nazionali che promuovano la paternità e consentano di ridurre lo stress nella prima fase della genitorialità mediante azioni specifiche, come il congedo di paternità. Diventare genitori cambia gli uomini così come le donne. Curare questa fase di vita così magica e vulnerabile potrebbe costituire il fondamento per un più elevato benessere genitoriale e comunità più sane.

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Anna Boccaccio
Anna Boccaccio

Redattrice di State of Mind

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