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Come consolare un amico in difficoltà: meglio una frase di incoraggiamento o una pacca sulla spalla?

Un recente studio ha approfondito gli effetti delle diverse modalità di supporto (verbale e tattile) in termini di autostima e autoefficacia

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Michela Di Gesù, Martina Gori, Giulia Onida, Matteo Zambianchi

Pubblicato il 04 Giu. 2024

Cosa diciamo a un amico in difficoltà? I messaggi di promozione dell’autostima

Insuccessi e situazioni spiacevoli (ad esempio, non superare un esame o vivere una delusione amorosa) possono mettere a dura prova la fiducia in noi stessi e la nostra autostima può accusarne il colpo.

Per questo motivo, se vediamo che un amico sta attraversando una situazione difficile, possiamo offrirgli il nostro supporto tramite quelli che vengono definiti “messaggi di promozione dell’autostima”, messaggi verbali che hanno lo scopo di migliorare il modo in cui l’individuo che li riceve valuta se stesso e come si sente in relazione ai propri attributi e alle proprie capacità (Shebib et al., 2024). Questa particolare forma di supporto emotivo è stata indagata all’interno della Cognitive-Emotional Theory of Esteem Support Messages (CETESM; Holmstrom & Burleson, 2011), una teoria volta a comprendere quali caratteristiche dei messaggi di promozione dell’autostima risultano più efficaci nel migliorare l’autostima del destinatario. Relativamente al contenuto dei messaggi, all’interno di questa cornice teorica si possono distinguere messaggi focalizzati sull’emozione e messaggi focalizzati sul problema: i primi sono volti a promuovere una rivalutazione cognitiva delle conseguenze che la situazione ha per la propria autostima (“Ricordati che sei un bravo studente, hai fatto il meglio che potevi!”), mentre i secondi hanno l’obiettivo di promuovere un’azione diretta per modificare la situazione (“Dovresti provare a studiare di più”). Gli studi effettuati in quest’ambito hanno evidenziato che i messaggi focalizzati sull’emozione, rispetto a quelli focalizzati sul problema, risultano più efficaci nel migliorare l’autostima e l’autoefficacia di chi li riceve (Holmstrom et al., 2021).

Non solo parole: la comunicazione tattile di sostegno

Una frase di incoraggiamento, tuttavia, non è l’unica possibilità per fornire sostegno a un amico. Infatti, possiamo trasmettere la nostra vicinanza anche attraverso la comunicazione non verbale e, più nello specifico, la cosiddetta “comunicazione tattile di sostegno” (Jones & Yarbrough, 1985), la quale si riferisce all’utilizzo di gesti volti a fornire supporto emotivo e conforto a una persona in difficoltà (ad esempio, dare un abbraccio o una pacca sulla spalla). La ricerca ha evidenziato che la comunicazione tattile di sostegno – se utilizzata in modo appropriato da una persona vicina – sembra promuovere un maggiore benessere fisico, psicologico e relazionale (Jakubiak & Feeney, 2017); inoltre, essa è risultata associata a un incremento dell’autostima di chi la riceve durante una situazione stressante (Jakubiak & Feeney, 2019). Effettivamente, gli individui tendono a dedurre il proprio valore anche dalle reazioni degli altri nei loro confronti: se ricevere un gesto di sostegno da parte di un amico comunica che si è considerati positivamente, allora la persona che lo riceve dovrebbe essere incoraggiata ad adottare una visione di sé più positiva.

Ad oggi, la ricerca nell’ambito della teoria CETESM si è focalizzata esclusivamente sui messaggi di promozione dell’autostima, trascurando il modo in cui la comunicazione tattile di sostegno può influenzare il contenuto di tali messaggi: sarebbe dunque interessante esplorare se l’interazione di queste due forme di supporto emotivo risulta maggiormente efficace nel promuovere l’autostima di chi le riceve.

La comunicazione tattile di sostegno: un abbraccio può fare la differenza?

Alla luce di quanto emerso dalla letteratura in merito all’impatto del supporto verbale sull’autostima degli individui, il gruppo di ricerca di Samantha Shebib – ricercatrice presso il Dipartimento di Comunicazione dell’Università di Birmingham (Alabama) – ha voluto approfondire il ruolo della comunicazione tattile di sostegno in tale interazione (Shebib et al., 2024). Nello specifico, i ricercatori si sono posti l’obiettivo di indagare gli effetti delle diverse modalità di supporto (verbale e tattile) in termini di autostima, autoefficacia e diminuzione del disagio, partendo dall’ipotesi che l’utilizzo di messaggi di promozione dell’autostima focalizzati sull’emozione e/o di comunicazione tattile di sostegno possano fornire maggiori benefici comparati a messaggi focalizzati sul problema con o senza supporto tattile. Al fine di analizzare tale ipotesi è stato condotto uno studio sperimentale per cui sono state videoregistrate quattro possibili interazioni tra due studentesse: Courtney (che non ha passato un esame) e Payton (che le fornisce supporto). Ogni interazione è caratterizzata dallo stile di supporto messo in atto da Payton: messaggio focalizzato sull’emozione (da solo, oppure accompagnato da comunicazione tattile di sostegno), messaggio focalizzato sul problema (da solo, oppure accompagnato da comunicazione tattile di sostegno). A ognuno dei 409 partecipanti è stata quindi mostrata una delle quattro registrazioni, chiedendo successivamente di assegnare un punteggio sull’effetto percepito su ognuna delle seguenti variabili: autostima, autoefficacia e diminuzione del disagio.

I risultati hanno confermato che i messaggi verbali focalizzati sull’emozione sembrano essere più efficaci nel migliorare l’autostima, l’autoefficacia e l’attenuazione del disagio, a prescindere dalla presenza o assenza del supporto fisico. Tuttavia, il supporto verbale focalizzato sul problema è risultato essere maggiormente efficace quando accompagnato dalla comunicazione tattile di sostegno. Lo studio evidenzia quindi che accompagnare messaggi di supporto con una carezza non può che fare del bene: non va a diminuire l’efficacia della validazione verbale delle emozioni o del riconoscimento dei punti di forza dell’interlocutore; al contrario, può aumentare i benefici di un discorso pragmatico, incentrato perlopiù sulla risoluzione del problema con spunti pratici.

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