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Differenza tra tristezza e depressione

Depressione e tristezza possono essere confuse, ma non sono la stessa cosa. Scopriamo cosa le accumuna e cosa le differenzia

Di Redazione

Pubblicato il 31 Mag. 2024

Aggiornato il 12 Giu. 2024 10:50

Depressione vs tristezza

 Articolo scritto in collaborazione con inTherapy

Oggi mi sento depresso. Se lo sentite dire, non potete trarre la conclusione che la persona di fronte a voi abbia una depressione clinica, o meglio che abbia un disturbo depressivo. L’espressione viene usata colloquialmente, spesso viene confusa con stati di tristezza per così dire fisiologici. Su cosa ci basiamo per dire questo? Anzitutto pensate all’avverbio temporale “Oggi”: la depressione è una condizione patologica che perdura per almeno – come minimo – due settimane consecutive; certamente non è una questione transitoria che va a influenzare solo una giornata della settimana.  È invece molto probabile che il vostro interlocutore si senta triste, magari molto triste: la tristezza infatti è un’emozione e in quanto tale è più transitoria e limitata nel tempo, anche se vi sono meccanismi psicologici che possono mantenerla a lungo. È pur vero che la questione non è semplice: tristezza e depressione possono essere confuse, e la differenza certamente non risiede solo nella durata del fenomeno in questione.

Che cos’è la tristezza?

La tristezza è un’emozione di base, proprio come la paura, la gioia e la rabbia. È una reazione congrua e normale in risposta a una perdita (che sia la perdita di una persona, di una relazione, di un lavoro, della salute, di un certo status delle cose) e ad alcune situazioni difficili o problematiche. Sentirsi tristi, provare tristezza fa parte dell’esperienza umana, fa parte di noi come specie. La tristezza segnala la perdita, l’insoddisfazione, la mancanza: grazie a questo segnale marcato dall’emozione negativa della tristezza, la persona può prenderne atto e farvi fronte o anche cambiare la situazione che genera tristezza. Questo non significa essere depressi. La tristezza può anche essere secondaria e insorgere a partire da un’altra emozione: ad esempio, sono triste perché mi sono arrabbiata per una sciocchezza. Quindi, si può essere tristi pur non avendo una depressione.

Depressione: manifestazioni cliniche

Quando parliamo di depressione abbiamo di fronte un vero e proprio disturbo psichico e per riconoscerlo esistono criteri ben definiti. Per prima cosa, la depressione implica un insieme di molteplici sintomi e non soltanto un umore basso e/o frequenti e duraturi momenti di tristezza.

Quindi, la persona depressa deve mostrare numerosi sintomi di varia natura che perdurino per più di due settimane. Ad esempio, la persona può avere un tono dell’umore deflesso, ovvero generalmente basso; il tono dell’umore è un aspetto disposizionale più stabile dell’affettività in un dato periodo di tempo; l’umore deflesso è caratterizzato da emozioni di tristezza e sofferenza, ma non è un’emozione (che viene definita come una risposta più transitoria e momentanea a specifici eventi elicitanti). Tuttavia, tra umore ed emozioni vi è un rapporto di interdipendenza e reciproca influenza.

L’umore deflesso può accompagnarsi alla tendenza al pianto, alla sensazione di disperazione, impotenza, scarso valore personale, senso di inutilità e colpevolezza. La depressione (che in termini tecnici assume specifiche definizioni e termini definitori, quali ad esempio Disturbo depressivo maggiore, o Disturbo distimico, etc) è una condizione patologica in cui la persona tende a vedere in modo (più o meno estremamente) negativo se stessa, il mondo e il futuro. Tuttavia, in alcuni casi la persona può anche essere depressa senza avere un umore deflesso ed emozioni di tristezza, si pensi a quei casi in cui vi è un aumento dell’irritabilità e della rabbia. Alcune persone depresse possono sentire un aumento dell’irritabilità e avere la tendenza ad arrabbiarsi più facilmente in diverse situazioni.

Nel complesso dei sintomi che caratterizzano la depressione ritroviamo anche aspetti che riguardano il sonno e l’appetito: ad esempio insonnia o ipersonnia, scarso o aumentato appetito, disturbi somatici, bassi livelli di energia e aumento della faticabilità. Inoltre, vi può essere difficoltà a prendere decisioni nella vita quotidiana, difficoltà nella concentrazione e perdita di interesse e piacere nelle attività per cui solitamente la persona prova emozioni positive e da cui si sente coinvolta. A livello sociale, nella depressione possono emergere la fatica e il disinteresse nel mantenere i contatti sociali e la persona può arrivare ad isolarsi. Nei casi medio gravi, la depressione è caratterizzata da pensieri di morte e di suicidio.

Quindi è facile immaginare come il complesso quadro di sintomi depressivi abbia un impatto lieve, medio o grave sul funzionamento della persona nella propria quotidianità a livello relazionale, sociale e lavorativo/scolastico.

In conclusione, se è vero che le persone depresse sono generalmente tristi, certamente la tristezza non basta per guadagnarsi una diagnosi di depressione; la tristezza è un’emozione di base fisiologica per l’essere umano e non necessariamente implica la depressione, che invece è una condizione patologica da non sottovalutare, nemmeno nelle forme lievi.

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