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Perché guardiamo i Reels? – Psicologia digitale

Cosa ci spinge a guardare i Reels? Quali sono le ragioni e i fattori psicologici alla base della loro crescente popolarità?

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 01 Mar. 2024

Cosa comporta il tempo passato su Instagram e sui social network?

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 50) Perché guardiamo i Reels?

Secondo i dati di We Are Social e Meltwater (2023), gli italiani attivi sui social sono oltre 43 milioni. In media passiamo almeno 2 ore al giorno connessi e lo facciamo per informarci, passare il tempo, rimanere in contatto con la nostra rete sociale, ma anche per trovare ispirazione su nuove cose da fare o da comprare. I social del gruppo Meta (Facebook, Instagram, Threads, i sistemi di messaggistica Whatsapp e Messenger) primeggiano nella classifica di quelli più popolari e utilizzati. In particolare Instagram sta vivendo una fase di ascesa e, per la prima volta, supera Facebook tra le preferenze degli utenti. 

Se e quale impatto abbia Instagram sul benessere psicofisico è da tempo oggetto di ricerca: senso di connessione, crescita personale, espressione di sé, intrattenimento, scoperta di cose nuove ma anche sintomi di ansia, depressione, insicurezza e disagio, soprattutto riguardo all’immagine corporea; diversi studi riportano risultati significativi sia in termini di effetti positivi che negativi (Collantes et al, 2022).

I social media però non sono strumenti passivi ma, anzi, il modo in cui l’utente utilizza e gestisce le diverse funzionalità e opzioni modella l’esperienza. Non solo perché, tecnicamente, il comportamento d’uso si traduce in personalizzazioni da parte della piattaforma, nata e pensata proprio per restituire una fruizione quanto più aderente possibile alle specifiche preferenze del singolo utente; ma anche e soprattutto perché nei social media l’utente è allo stesso tempo colui che genera contenuti e colui che ne fruisce (Menon, 2022). La varietà di opzioni si traduce in un’ampia gamma di opportunità di personalizzazione. Instagram permette di fare molte cose come condividere immagini e video; proprio questi ultimi, in particolare i video verticali, i Reels, sono sempre più diffusi e popolari. Come mai?

Come utilizziamo i Reels di Instagram

Il video verticale come formato a sé nasce nel 2016 con TikTok; a seguito dell’enorme successo, altri social hanno cavalcato il trend: YouTube con gli shorts e Instagram con i Reels. Il motivo di tanta popolarità di questo formato è intuitivo: gli smartphone vengono utilizzati quasi sempre verticalmente per cui il video verticale riflette le reali abitudini d’uso degli utenti.

Instagram ha lanciato i Reels nel 2020, chiamandoli così (letteralmente: mulinello, bobina) proprio perché sono video brevi, veloci, a scorrimento continuo, in un flusso di contenuti infinito. I reel di Instagram hanno molte funzionalità di editing audio-video, filtri, effetti, oltre a permettere interazioni (like, commenti, condivisioni). Analogamente a qualsiasi formato a disposizione su ogni social media, i Reels sono contenuti generati dagli utenti (UGC, user generated content) definiti proprio per questo “prosumer”, dall’unione di producer e consumer. I prosumer agiscono con e sui social media, incluso Instragram, su tre livelli: produzione (creazione e pubblicazione), consumo (leggerli e guardarli), coinvolgimento (condivisione e commenti). Quest’ultimo è il comportamento più frequente: le persone sono molto più propense a interagire con contenuti di altri piuttosto che creare contenuti propri (Menon, 2022).

Non tutti gli utenti sono prosumer; alcuni si limitano a essere dei “lurker” (letteralmente: chi osserva senza partecipare), cioè non creano contenuti, né mettono mi piace, commentano o condividono contenuti; sono utenti passivi che si limitano all’osservazione (Menon, 2022). Anche se non si impegnano attivamente, rimangono dei consumatori e in quanto tali fanno parte anche loro dell’ecosistema digitale; anche grazie a loro i Reels sono così popolari. 

Perché ci piacciono i Reels

Quali sono i bisogni e le gratificazioni di tipo psicologico che le persone cercano di soddisfare quando utilizzano i Reels di Instagram?

Il senso di controllo percepito ha un peso nella creazione della specifica esperienza di Instagram e nel comportamento d’uso. Il modo in cui gli utenti scelgono di interagire influisce sull’impatto che lo strumento ha su di loro: la user-agency si riferisce al controllo che gli utenti hanno nel creare attivamente la loro esperienza (Ryan e Linehan, 2022).

Adottando la visione dell’utente come prosumer, grazie a un breve questionario online, Menon (2022) ha raccolto le risposte di utenti di Instagram di età compresa tra i 18 e i 36 anni; le 69 domande miravano ad esplorare motivazioni e comportamenti d’uso. Dai dati sono emerse sette motivazioni principali (promozione di sé, intrattenimento, evasione, osservazione, ricerca di novità, di informazioni e nuove tendenze) e due fattori psicosociali (tratti narcisistici ed età contestuale).

Per quanto riguarda le motivazioni, lo studio supporta i risultati di lavori precedenti e la teoria degli usi e delle gratificazioni, integrata e aggiornata per rispondere a bisogni nuovi e distintivi del mondo digitale (Sundar e Limperos, 2013). Secondo questo modello, ciò che ci spinge a fruire dei media, sia quelli tradizionali come giornali, radio e televisione, sia quelli digitali come i social media, è soddisfare dei bisogni cognitivi, affettivi e sociali: aumentare le conoscenze, ampliare e consolidare la rete sociale, esprimere se stessi, divertirsi e allentare lo stress.

Come narcisismo e soddisfazione di vita influenzano l’utilizzo dei Reels

Lo spunto più innovativo della ricerca di Menon è l’aver individuato dei predittori psicosociali che influenzano l’utilizzo dei Reels: i tratti narcisistici e l’età contestuale. In riferimento ai primi, non c’è molta differenza tra offline e online: senso di grandiosità e importanza, bisogno di sentirsi ammirati, unici e speciali, rimangono anche nel mondo digitale caratteristiche distintive di atteggiamenti narcisistici. Più sono salienti, più è probabile l’utente si impegni nel generare contenuti e diffonderli, che spenda più tempo e risorse nell’editing. La maggior parte dei Reels sono dei video selfie in cui ci si riprende mentre si dice o si fa qualcosa; in questo senso, sono “il loro parco giochi virtuale” dato che le funzionalità di editing e filtri per migliorare i video sono davvero molte e varie. 

Per quanto riguarda l’età contestuale, si tratta di un costrutto introdotto negli anni Ottanta (Rubin e Rubin, 1981) per estendere i riferimenti anagrafici non solo all’età cronologica, quindi gli anni in sé, ma anche a fattori ambientali come contesto socioculturale e soddisfazione di vita (Sheldon e Bryant, 2016).

In effetti, è proprio quest’ultimo che ha una relazione significativa con le motivazioni che ci spingono a guardare Reels. Certamente guardiamo Reels per divertirci, trovare spunti e curiosità; ma è soprattutto quando ci sentiamo annoiati, tristi, demotivati, stressati che guardiamo video per distrarci ed evadere. E la cosa non fa che acuire il nostro sentirci a disagio (ci sembrano tutti più felici di noi, più impegnati di noi, più spensierati di noi) facendoci sentire ancora più insoddisfatti.

Allora quando ci sentiamo un po’ giù conviene mettere da parte il cellulare e guardarsi intorno; probabilmente, sarà più facile trovare qualcosa che ci farà sentire meglio.

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