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Il corpo artificiale (2023) – Recensione del libro – Psicologia digitale

Nel libro 'Il corpo artificiale' i professori Rossi e Prattichizzo mettono insieme le loro competenze per introdurci alla robotica riabilitativa e aumentativa

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 16 Feb. 2024

Il corpo artificiale: gli autori

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 49) Il corpo artificiale (2023) – Recensione libro

I professori Rossi e Prattichizzo, rispettivamente neurologo e ingegnere, ci raccontano con ironia, passione ed entusiamo, lo sviluppo di alcuni dei loro più importanti lavori. La sinergia tra due discipline apparentemente slegate fra loro, neurologia e ingegneria, è una opportunità di crescita personale e professionale. In ambito scientifico viene definito “contaminazione” lo scambio di conoscenze tra discipline diverse, la commistione di saperi e pratiche afferenti percorsi diversi. Tra racconti di storie e di casi clinici, di cene e di idee che balzano in testa all’improvviso mentre si guarda un dolce tramonto primaverile, ci fanno conoscere il dietro le quinte del loro lavoro di scienziati. Senza rinunciare a tecnicismi ma mantenendo le finalità divulgative del testo, ci raccontano come nascono progetti tanto solidi da ottenere finanziamenti europei e fare impresa e tanto validi da aiutare i pazienti.

Homo Technologicus e visioni divergenti

Gli Autori ci raccontano anche aneddoti delle loro vite da ricercatori, di come nascono le idee, delle basi scientifiche su cui si poggiano, di come queste idee diventano pratica attraverso gli studi di validazione e di cosa vuol dire vedere coi propri occhi quanto il risultato di tutto questo processo si traduca nel migliorare la vita dei pazienti. Questi aneddoti non hanno solo la funzione di alleggerire la lettura, ma anche di far capire che dietro ogni teoria e ricerca ci sono persone, esseri umani.

Uno di questi riguarda il nome utilizzato da Rossi, neurologo, per memorizzare nella sua rubrica Prattichizzo, ingegnere: HT, homo technologicus, perché, come racconta Rossi, fin dall’inizio della loro conoscenza, la collaborazione ha arricchito e migliorato il suo lavoro perfino nelle piccole cose (come snellire processi o risolvere inconvenienti tecnici durante una seduta sperimentale).
E’ un dettaglio che descrive molto bene e in maniera semplice, intuitiva, simpatica e priva di arroganza uno dei messaggi chiave del libro: per forza di cose uno scienziato è specializzato in un’area, non potrebbe essere diversamente. Ma grazie a condivisione, sinergia e umiltà si può arrivare insieme ad una visione divergente, non convenzionale. E proprio guardare con sguardo diverso e nuovo può condurre a soluzioni che magari erano sotto i nostri occhi, ma che semplicemente non riuscivamo a individuare perché troppo focalizzati ad affrontarli dalla specifica angolazione della propria disciplina. 

Robotica aumentativa e riabilitativa

I team di ricerca dei professori Rossi e Prattichizzo hanno prodotto diversi sistemi e dispositivi aptici indossabili (wearable devices); tra i più noti e premiati abbiamo il sesto dito robotico che restituisce a pazienti con mano paretica la capacità di afferrare gli oggetti. Evidenze molto promettenti riguardano anche dispositivi come i tactile angels e il social walking: il primo è un sistema di trasmissione di segnali tattili a distanza tramite dei braccialetti che emettono vibrazioni che indicano come muoversi in sicurezza nello spazio, utili ai non vedenti che possono avere supporto da remoto lungo un percorso; i social walking sono cavigliere che rilasciano stimoli tattili e misurano la frequenza dei passi. Possono essere utili in particolare in pazienti con Parkinson, malattia che riporta, tra i suoi sintomi più caratteristici, il FOG (freezing of gate o congelamento della marcia), un improvviso arrestarsi del cammino. Queste cavigliere consentono di stabilizzare la marcia e ridurre sensibilmente il rischio di cadute. Tutto questo avviene attraverso interfacce aptiche, qualcosa che in effetti incontriamo anche nella vita di tutti i giorni: è quello che fa, per esempio, il joystick della nostra consolle quando vibra. Viene definita robotica aumentativa e riabilitativa perché questi dispositivi possono consentire a pazienti che hanno perso alcune funzionalità di riacquistarle ed integrarle nella vita quotidiana attraverso interfacce tattili indossabili.

Collaborazione su più fronti

La sinergia tra diverse discipline può portare a risultati eccezionali, offrire nuove opportunità di trattamento, migliorare la vita delle persone. Al di là della singola applicazione, è interessante notare che ad oggi risorse e investimenti sono dedicati in misura nettamente maggiore allo sviluppo di tecnologie che potenziano le capacità linguistiche e cognitive; molta meno attenzione è invece rivolta agli strumenti che migliorano le capacità motorie.

Oltre a farci conoscere il loro lavoro e i risultati più innovativi, lo spunto che gli Autori vogliono lasciarci è anche questo: non dimentichiamo che siamo esseri umani e, in quanto tali, non solo mente ma anche corpo. Un giorno non lontano potremmo avere le stesse abilità fisiche di migliaia di anni fa e, al contempo, delle capacità cognitive di gran lunga superiori.

Ma, come la soluzione di un problema può nascere da un’idea improvvisa, così le tecnologie possono assisterci in molti modi, a volte anche impensabili.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Rossi, S. & Prattichizzo, D. (2023). Il corpo artificiale. Raffaello Cortina Editore.
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