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Marcel, the shell with shoes on – Recensione del film di animazione

'Marcel the shell' esplora il mondo di Marcel, un esserino intraprendente, curioso, positivo, che affronta alcuni momenti di vita difficili

Di Elena Andreini

Pubblicato il 12 Feb. 2024

Qual è la trama di Marcel the shell?

Slight, to be crush’d with a tap
Of my finger-nail on the sand,
Small, but a work divine,
Frail, but of force to withstand

(Alfred Tennyson-The Shell)

Marcel the Shell (Marcel the Shell with Shoes On) è un film d’animazione diretto da Dean Fleischer Camp. Il film, che è stato creato tramite l’impiego dell’originale modalità stop motion, nasce dai cortometraggi che Fleischer Camp e Jenny Slate hanno creato tra il 2010 e il 2014, in cui il protagonista Marcel raccontava la sua routine quotidiana vissuta attraverso uno sguardo infantile ed un tono poetico, divenendo in poco tempo un beniamino della piattaforma rete. 

La pellicola esplora il mondo di Marcel, una conchiglia con un occhio di plastica e delle scarpe da ginnastica, presentando nuovi personaggi e situazioni, ed utilizzando lo stesso stile naif e sognante dei corti.

Marcel, conchiglia alta circa due centimetri e mezzo, vive in una casa con la nonna Connie; una volta facevano parte di una nutrita comunità di molluschi, ma sono rimasti gli unici superstiti dopo che una misteriosa tragedia fatta di urla, litigi e piatti rotti ha separato i suoi cari. La casa da loro abitata, infatti, precedentemente abitata da una coppia poi separatasi, viene successivamente affittata su Airbnb a Dean, un regista documentarista. 

Incuriosito dalle piccole creature coinquiline, Dean decide di girare un documentario sulla loro filosofia ed abitudini di vita. Marcel gli parla della sua vita, delle sue abitudini, di come passa il tempo, di come vede il mondo: qualcosa di sproporzionale rispetto alla sua piccola fragilità (“ma non è piccolezza, è solo esistenza e presenza”). Mentre nonna Connie si destreggia nell’orto e nella cura dei piccoli insetti in difficoltà che incontra, Marcel si ingegna nel pianificare stratagemmi originali per muoversi e godere della vastità e complessità del mondo. 

Dean decide di caricare in rete il risultato del suo attento interesse per le piccole conchiglie. Marcel diventa una celebrità, e il programma televisivo 60 Minutes lo supporterà nella ricerca della sua famiglia, suo unico grande desiderio.

Resilienza

It’s always what they say on the days when you have a really keen sense of being lost or losing something, that it…It often feels like the sun shines the brightest. And then the next day, there was a really sunny day with a good breeze. And I just remember thinking, ‘If I was somebody else, I would really be enjoying this’.

Marcel the Shell with shoes on.

Il regista ha creato un personaggio autentico, tenero, immerso in una realtà a tutti familiare ma vissuta da una prospettiva totalmente originale. È un esserino intraprendente, curioso, positivo, che ha superato i momenti più difficili della vita e ritrovando la gioia e l’entusiasmo in quanto gli è rimasto, senza troppe pretese, anche a seguito del traumatico evento della separazione dalla sua famiglia. “Perché sorrido sempre? Perché ne vale la pena” ci insegnerà.

Marcel si è fatto forza sulla propria agency, sulle proprie risorse e persona, non perdendo il sapore positivo della vita e, al contempo, mantenendo quel sentimento di malinconia di sottofondo che ha tenuto viva in lui la speranza di ricongiungersi, un giorno, con la sua comunità. 

La casa di Marcel è un Universo in miniatura”. Nonostante sia una creatura fragile, tenera, il guscio protettivo del piccolo Marcel diventa una ottima metafora per le preziose risorse di resilienza che introduce nei momenti di maggiore avversità.

Gli esseri umani in genere incontrano una serie di difficoltà e le sfide nel corso della loro vita, che vanno dai fastidi quotidiani ai grandi eventi della vita. Bonanno e Mancini (2008) hanno osservato che la maggior parte degli individui, come Marcel, sperimenta almeno un evento potenzialmente traumatico (PTE) nella loro vita. Il termine ”potenzialmente” è importante perché focalizza l’attenzione sulle differenze nel modo in cui le persone reagiscono agli eventi. 

È proprio lo studio della resilienza psicologica che cerca di capire perché alcuni individui sono in grado di resistere sulle pressioni che subiscono nella loro vita. Il termine resilienza è stato sottoposto a differenti definizioni (vedi tab.1), e la sua indagine ha rappresentato un “cambiamento di paradigma dai fattori di rischio che hanno portato a problemi psicosociali, all’identificazione dei punti di forza di un individuo” (Richardson, 2002, p. 309). 

Tab. 1

Sempre più spesso, i ricercatori si sono concentrati sull’identificazione delle caratteristiche degli individui, in particolare dei giovani, che hanno prosperato pur vivendo in circostanze difficili, come povertà e malattia mentale dei genitori (Garmezy, 1991; Rutter 1990; Werner & Smith, 1992) 

Esempi di tali qualità sono: temperamento facile, buona autostima (My name is Marcel, and I’m partially a shell, as you can see on my body, but I also have shoes and a face. So, I like that about myself, and I like myself. And I have a lot of other great qualities as well.”), pianificazione di competenze e un ambiente di supporto sia nel contesto familiare che sociale.

Quando la resilienza è concepita come un tratto stabile, è stato suggerito che rappresenti una “costellazione di caratteristiche” che facilitano l’adattamento a vari eventi potenzialmente stressogeni (Connor & Davidson, 2003). Questa nozione è stata accennata per la prima volta da Block and Block (1980) che ha usato il termine ”resilienza dell’ego” per descrivere un insieme di tratti che riflettono l’intraprendenza generale, la forza di carattere e la flessibilità di funzionamento in risposta a diversi contesti ambientali. Gli individui con alti livelli di tale tratto erano caratterizzati da “alti livelli di energia, un senso di ottimismo, curiosità” e di problem solving, proprio come il piccolo ma grande Marcel (Block & Block, 1980). 

Marcel the shell e l’elogio della tenerezza

Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno
dell’attenzione.
Attenzione a che cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari
significa togliere
più che aggiungere, rallentare
più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza”.

Franco Armino

Marcel the Shell ci invita a riflettere su temi quali gli affetti, la malinconia associata ai nostri più cari ricordi, la perdita e il timore e la speranza ad essa associati. Racconta dell’importanza di apprezzare le piccole cose della vita anche quando siamo persi nella varietà del mondo ormai sempre più vasto e iperconnesso, con uno stile genuino e delicato. Marcel è “un piccolo eroe imperfetto” che, seppur mostrando forza d’animo e determinazione, non nasconde le proprie debolezze, riconoscendo e chiedendo senza timore il bisogno del supporto di nonna Connie.

Il tenero Marcel ci racconta la vita e tratta di temi cari a ognuno di noi, ma che alle volte dimentichiamo o silenziamo per essere produttivi, quali gli affetti ed i timori legati alla solitudine e alle mancanze. “Il vuoto nel mio cuore si fa ogni giorno più grande e assordante”, confessa Marcel pensando alla sua famiglia, ma la sua gioia di vivere lo rende un potente catalizzatore di buon umore e di “life bites”.

Tenerezza è di certo un tratto distintivo del protagonista, e in un mondo che incita alle prestazioni, all’accelerare senza concedersi titubanze è un esempio fondamentale. La tenerezza nell’immaginario comune viene spesso associata al femminile, e non stupisce in tal caso che lo stesso protagonista venga scambiato in rete per una conchiglia ragazza. 

La realtà in miniatura di Marcel viene contrapposta alla vita reale e alla realtà dei social, simbolo di una società che si fonda sui valori della globalizzazione e della individualizzazione e dove il protagonista viene catapultato senza che ne comprenda le reali dinamiche di fondo.

Questa società moderna viene definita “liquida” da Bauman, aggettivo che si declina nelle varie sfaccettature della vita dell’uomo: amore, affetti, paure, e rende l’idea di quanto precario e instabile sia l’uomo immerso nel mondo odierno, senza valori e obiettivi definiti, che Marcel invece ci ricorda costantemente.

Gli esseri umani sono figure isolate “perennemente in corsa”, avide della necessità di rimanere al passo con le prestazioni richieste, i “like”, i “selfie” e i “tweet”, per arrivare prima degli altri; i legami umani, stretti un tempo e nel mondo di Marcel per formare una comunità di sicurezza a cui era necessario dedicare tempo e sforzo, diventano ormai sempre più fragili, temporanei, come la coppia della casa abitata dal protagonista. 

Marcel the shell, una storia di formazione

Il dolore è parte integrante di qualunque esistenza, connaturato all’atto della nascita; anche le cose a noi più care nella vita sono destinate a salutarci, ed occorre esserne consapevoli, riuscendo al contempo nell’impresa di non dimenticarci che c’è sempre qualcosa ad aspettarci per cui valga la pena sorridere. Marcel apprende questa realtà nel corso della pellicola, e condivide con noi tale scoperta. 

Questa simpatica conchiglia viene dipinta come un bambino curioso, intraprendente e buffo, alla scoperta del mondo in una enorme casa, affacciandosi al mondo con uno sguardo autentico. 

È la storia di un bambino in crescita, che impara da solo a guadagnarsi il cibo, trovare un letto comodo, occuparsi delle faccende di casa; è la storia di un bambino che impara a fare i conti con una realtà non più routinaria tipica della infanzia, ma che è in corso di mutamento con il passare degli anni ma anche dei giorni. Come ci insegna la nonna Connie nel film, figura adulta e matura, “I cambiamenti ci saranno”. E Marcel, resiliente come lo conosciamo, impara a reagire positivamente con il suo grande ottimismo. 

È la storia anche di un bambino che viene a contatto per la prima volta con il lutto, quella della nonna, passaggio importante della storia di crescita dei più piccoli. “She was exactly what you would want a grandmother to be. She had a… A vibrant past and a colorful personality, and she didn’t get sanded down by life”.

La gamma di reazioni che i bambini mostrano in risposta alla morte di persone a loro care può comprendere: 

  • distacco emotivo e, a volte, alessitimia, meccanismi di difesa che aiutano il bambino a non rimanere coinvolto in maniera eccessiva dal dolore del momento; 
  • comportamenti regressivi (immaturi), come sintomi di ansia da separazione, dormire nel letto con i genitori o anche regressione a livello cognitivo (difficoltà di concentrazione o a svolgere compiti in cui erano precedentemente competenti); 
  • disregolazione emotiva e rischio di acting out, che riflettono i sentimenti di rabbia e paura
  • fare le stesse domande più e più volte, non perché non capiscono i fatti, ma piuttosto perché l’informazione è così difficile da credere o accettare.

Schematizzando lo sviluppo della consapevolezza della morte (Sunderland, 2003; Varano, 2005; Klein, 2006; Vendramini, 2007) per comprendere meglio come i bambini e gli adolescenti vivono questa esperienza, potremmo fare le seguenti distinzioni: 

  • i bambini più piccoli e i neonati possono percepire che gli adulti sono tristi, ma non hanno una vera comprensione del significato della morte. 
  • i bambini in età pre-scolare possono negare l’evento della morte e viverla come reversibile, non permanente (pensiero magico).
  • i bambini in età scolare, dai 5 ai 9 anni, iniziano a comprendere che la morte è una condizione definitiva e a capire che certe circostanze possono portare alla morte. 
  • durante il periodo delle scuole secondarie di primo grado i ragazzi hanno la comprensione cognitiva e concreta della morte come un evento permanente di cessazione delle funzioni corporee, senza cogliere ancora concetti più astratti correlati. I ragazzi, a questa età, possono sperimentare una varietà di sentimenti ed emozioni e le loro espressioni possono includere acting out o comportamenti autolesivi
  • durante le scuole superiori la maggior parte dei giovani riesce a cogliere pienamente il senso della morte e può cercare conforto o esprimere socialmente il dolore.

La narrazione di Marcel assume in tal modo le sembianze di una piccola storia di formazione.

“Marcel the shell with the shoes on” è una piccola perla che dipinge una realtà genuina, fragile, autentica ispirata ad un protagonista positivo, allo stesso tempo forte ma tenero nel suo guscio di conchiglia, che tocca con estrema sensibilità e grazia temi profondi ed umani. Chiunque potrà trovare una personale risonanza in questa storia genuina e poetica. 

 

Marcel the shell with the shoes on – Guarda il trailer:

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SCRITTO DA
Elena Andreini

Medico specializzanda in Psichiatria

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bauman, Zygmunt. Liquid modernity. John Wiley & Sons, 2013.
  • Block, Jeanne, and Jeanne H. Block. “California child Q-set.” Developmental Psychology (1980).
  • Bonanno, George A., and Anthony D. Mancini. “The human capacity to thrive in the face of potential trauma.” Pediatrics 121.2 (2008): 369-375.
  • Connor, Kathryn M., and Jonathan RT Davidson. “Development of a new resilience scale: The ConnorDavidson resilience scale (CDRISC).” Depression and anxiety 18.2 (2003): 76-82.
  • Fletcher, David, and Mustafa Sarkar. “Psychological Resilience: A Review And Critique Of Definitions. Concepts, And Theory, 18 (1), 12–23.” (2013).
  • Garmezy, Norman. “Resilience in children’s adaptation to negative life events and stressed environments.” Pediatric annals 20.9 (1991): 459-466.
  • MARCEL THE SHELL – RECENSIONE – Playretro.it
  • Klein,  M.  (2006).  Alcune  considerazioni  teoriche sull’importanza  della  vita  emotiva  del  bambino nella  prima  infanzia.  In Scritti  1921-1958.  Torino: Bollati Boringhieri
  • Richardson, Glenn E. “The metatheory of resilience and resiliency.” Journal of clinical psychology 58.3 (2002): 307-321.
  • Rutter, Michael. “Commentary: some focus and process considerations regarding effects of parental depression on children.” Developmental psychology 26.1 (1990): 60.
  • Sunderland, M. (2003).  Aiutare  i  bambini  a  superare lutti e perdite. Trento: Erickson
  • Varano, M. (2005). Tornerà? Come parlare ai  bambini della morte. Torino: EGA
  • Vendramini, M.T. (2007). Oltre l’evento. La morte nella relazione educativa. Milano: Franco Angeli
  • Werner, E. E., & Smith, R. S. (1992). Overcoming the odds: High risk children from birth to adulthoodIthaca, NYCornell University 
  • Varano, M. (2005). Tornerà? Come parlare ai  bambini della morte. Torino: EGA
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