expand_lessAPRI WIDGET

La solitudine: gli errori da evitare per costruire relazioni appaganti

Per alcune persone la sensazione di solitudine può risultare angosciante, ecco alcuni suggerimenti per gestirla al meglio

Di Micol Agradi

Pubblicato il 07 Set. 2023

I volti della solitudine

Secondo una ricerca statunitense del 2022, il 42% degli adulti americani ha affermato di essersi sentito solo almeno uno o due giorni nel corso della settimana. Anche se la solitudine fa parte delle nostre vite, quando eccessiva e disturbante può aumentare il rischio di depressione, disturbi di personalità, demenza.

Il concetto di solitudine è molto complesso e, nella pratica, può avere diversi volti. Per conoscerli e differenziarli al meglio può essere utile ricorrere alla doppia traduzione inglese del termine. Gli scienziati comportamentali definiscono loneliness” la sensazione angosciante che accompagna la percezione che i propri bisogni sociali non siano soddisfatti dalla quantità o dalla qualità delle proprie relazioni sociali (per questo si può avvertire anche quando si è circondati da altre persone). Al contrario, con “solitude” essi fanno riferimento alla scelta consapevole di voler stare soli e di usare questo tempo per riflettere o semplicemente godere del proprio tempo in solitudine. Per poter godere della solitudine nella sua seconda accezione e contrastare le convinzioni erronee sottostanti la prima, secondo la psicologa Kecmanovic (2023) può essere utile evitare di compiere quattro principali errori.

Primo errore: aspettare di essere più felice o meno stressato prima di socializzare

Che si tratti di un giovane che crede che nessuno vorrà uscire con lui a meno che non perda peso o di una anziana signora che non può immaginare che qualcuno possa fare amicizia con lei prima che affronti la sua depressione, le persone sono preoccupate per il giudizio negativo su se stesse. Non abbiamo alcuna garanzia che gli altri accetteranno i nostri difetti percepiti, ma la ricerca suggerisce che tendiamo a giudicare noi stessi più duramente di quanto lo facciano gli altri. Le persone sole mostrano una percezione errata e distorta del proprio valore personale anche se spesso, grazie alla psicoterapia, scoprono che condividere il loro sé imperfetto è proprio ciò su cui le persone si legano affettivamente. In effetti, guidarli a sperimentare gradualmente comportamenti che li avvicinano alle persone li può aiutare a rendersi conto che gli altri sono più accettanti di quanto immaginano.

Secondo errore: evitare conversazioni con estranei

Come mostrato da uno studio (Epley & Schroeder, 2014), quando ad un gruppo di pendolari dei treni e degli autobus è stato chiesto di prevedere come si sarebbero sentiti se avessero avviato una conversazione con uno sconosciuto, quasi tutti erano sicuri che sarebbe stata un’esperienza spiacevole. Raramente, quindi, si impegnavano in interazioni sociali con estranei, credendo che gli altri si sarebbero infastiditi se avvicinati. Tuttavia, quando i ricercatori hanno chiesto a un gruppo di loro di parlare intenzionalmente con sconosciuti durante il loro tragitto, essi si sono dimostrati più felici rispetto al gruppo a cui era stato ordinato di non dire nulla. Come dimostrato anche da ricerche successive, quando coinvolgiamo estranei e conoscenti, ci sentiamo meglio perché abbiamo la sensazione di appartenere, di apprendere informazioni utili e di diventare persino più creativi. In questo senso, iniziare una conversazione mentre si è in fila da qualche parte, senza stare con lo sguardo fisso al telefono, potrebbe essere un modo utile per avviare dei contatti sociali e rimanere sorpresi dalla reazione positiva delle persone, da quanto l’esperienza sia in sé piacevole e di come alcune di queste interazioni aprano a connessioni più profonde nel tempo.

Terzo errore: evitare domande sensibili e profonde

Si sente spesso parlare della riluttanza delle persone a iniziare conversazioni profonde per paura di mettere gli altri a disagio o di essere respinti perché troppo invadenti. Tuttavia, le preoccupazioni sull’offendere o respingere gli altri sono spesso fuorvianti e controproducenti. Quello che dimostra la ricerca è che le persone desiderano avere conversazioni più significative perché ritenute particolarmente soddisfacenti e, in questa direzione, potrebbe essere benefico per chi si sente solo poter andare oltre le chiacchiere superficiali e impegnarsi in conversazioni più profonde. In questo modo, lo scambio potrebbe divenire più interessante ed appagante e si avrebbe l’opportunità di trasformare semplici conoscenze in vere e proprie amicizie.

Quarto errore: presumere che alle persone non piaccia ricevere aiuto

Quante volte abbiamo evitato di chiedere aiuto pratico o emotivo, per paura di apparire bisognosi, impotenti o esigenti o per paura di disturbare gli altri? Spesso è utile chiedere ai pazienti che lamentano la loro solitudine di immaginare come si sentirebbero se un conoscente o un amico chiedesse loro un favore. Solo così, infatti, si possono rendere conto di come ricevere una richiesta di aiuto possa generare sentimenti positivi legati all’essere percepiti come una fonte affidabile di supporto. La ricerca rileva costantemente quanto le persone siano disponibili ad aiutare, anche quando sono estranei.

Come costruire relazioni sociali

Tra i fattori di protezione più forti rispetto a sentimenti di solitudine dolorosi e invalidanti, le connessioni sociali hanno un ruolo cruciale. Tuttavia, quello che molti psicoterapeuti riferiscono è che sempre più pazienti che lamentano la loro solitudine ritengono difficile costruire dei contatti sociali, specialmente in età adulta: c’è chi reputa complicato trovare dei modi per incontrare nuove persone, chi non se la sente di rimettersi in contatto con vecchie conoscenze e chi non è soddisfatto della sola compagnia di semplici conoscenti. Gli amici sono però essenziali per una vita sana e sono altrettanto importanti per il nostro benessere quanto sane abitudini alimentari o di sonno. Gli studi dimostrano che i bambini che sviluppano amicizie solidali e fiduciose con altri della loro età hanno maggiori probabilità di diventare adulti sani e felici. In questa direzione, la psicologa Kecmanovic suggerisce di notare quando emerge l’impulso di nascondersi, riconoscerlo con compassione ed eseguire un’azione, per quanto piccola, che vada contro quell’impulso (ad esempio, se qualcuno ci invita a bere qualcosa e il primo pensiero è quello di rifiutare, una strategia potrebbe essere quella di esporsi gradualmente, accettando di andare solo per pochi minuti e vedere come ci si sente).

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Perché abbiamo paura di litigare? La chiusura emotiva

Le persone possono venire in terapia per la loro incapacità di impegnarsi nelle discussioni in modo sano. Perché abbiamo paura di litigare?

ARTICOLI CORRELATI
Amicizie in età adulta

L’amicizia offre molti benefici documentati in letteratura. Non sempre, crescendo, risulta facile creare o mantenere dei rapporti amicali

“Se ti tradisce è perché manca qualcosa nella vostra relazione”. Credi ancora nelle favole?

Uno studio condotto sugli utenti di Ashley Madison, famoso sito di incontri extraconiugali, fa luce sulle ragioni che portano al tradimento

WordPress Ads
cancel