Lo studio di Geukens e colleghi (2022) ha studiato la solitudine durante l’adolescenza, con l’intento specifico di testare se i cambiamenti nei livelli di solitudine avvengono in concomitanza con cambiamenti della paura del giudizio negativo e dell’autostima.
Il costrutto di solitudine
La solitudine è considerata uno stato soggettivo negativo in cui le persone si sentono insoddisfatte delle loro relazioni sociali, considerando la propria rete sociale limitata o sperimentando una bassa qualità delle relazioni (Peplau & Perlman, 1982). Nonostante possa essere sperimentata a tutte le età, gli adolescenti sono a maggior rischio, perché durante questo periodo di vita si va incontro a drastici cambiamenti nella propria rete sociale tra l’indipendenza dalle figure genitoriali e un maggiore avvicinamento ai coetanei (Goossens, 2018). In generale, la solitudine raggiunge un picco all’età di 13 anni e diminuisce successivamente per tutta l’adolescenza (Qualter et al., 2013).
Sebbene la solitudine sia di per sé un’esperienza negativa, la teoria evolutiva della solitudine (Cacioppo & Cacioppo, 2018) sottolinea che essa sottintende anche aspetti positivi, dal momento in cui ci spinge a riconnetterci con altri significativi. In altre parole, l’esperienza della solitudine mette in moto diversi processi, chiamati anche moti di ri-affiliazione, che aiutano le persone a riconnettersi con gli altri e, di conseguenza, a ridurre i loro sentimenti di solitudine. Tuttavia, non tutte le persone che provano solitudine sembrano essere in grado di riconnettersi con gli altri (Qualter et al., 2013). È proprio la solitudine prolungata a mostrare collegamenti con diversi esiti negativi per la salute fisica e mentale (Heinrich & Gullone, 2006) come ad esempio la depressione (Qualter et al., 2010).
È stato ipotizzato che le interpretazioni negative delle informazioni sociali e le cognizioni disfunzionali, come ad esempio una bassa autostima e una maggiore paura del giudizio negativo, potrebbero ostacolare il processo di riconnessione (Spithoven et al., 2017; Qualter et al., 2015).
La paura del giudizio negativo è la paura che gli individui hanno di essere valutati negativamente dagli altri in situazioni sociali (Leary, 1983). Durante l’adolescenza, la paura della valutazione negativa tende ad aumentare (Nelemans et al., 2019). Quando si teme un giudizio negativo, si potrebbe essere reticenti nel fare passi per riconnettersi con gli altri e si potrebbe rimanere soli nel tempo. All’aumentare di questa paura, aumenterebbe anche la solitudine. Al contrario, quando non si ha paura delle valutazioni negative da parte degli altri, si potrebbe essere più audaci nel riconnettersi con altre persone.
L’autostima è invece considerata “la valutazione soggettiva di un individuo del suo valore come persona” (Donnellan & Trzesniewski, 2011, p. 718). In adolescenza, una solitudine più pronunciata è associata a una minore autostima (Heinrich & Gullone, 2006). Quando si ha una bassa autostima, si potrebbe non avere il coraggio di prendere provvedimenti per ristabilire legami con gli altri e si potrebbe rimanere soli nel tempo. Al contrario, quando si ha un’autostima più alta, si potrebbe essere più audaci in queste situazioni.
Uno studio su solitudine, paura del giudizio ed autostima
Uno studio di Geukens e colleghi (2022) ha studiato la solitudine e il suo sviluppo durante l’adolescenza, con l’intento specifico di testare se i cambiamenti nei livelli di solitudine avvengono in concomitanza con cambiamenti della paura del giudizio negativo e dell’autostima.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che, in linea con le aspettative degli autori, i livelli iniziali di solitudine erano positivamente associati ai livelli iniziali di paura di una valutazione o di un giudizio negativo. Inoltre, all’aumentare della solitudine, è aumentata anche la paura della valutazione negativa. Gli stessi risultati sono stati ottenuti per l’autostima; i livelli iniziali di solitudine e autostima erano associati negativamente. Gli adolescenti i cui sentimenti di solitudine sono aumentati, hanno mostrato una diminuzione dell’autostima nel tempo e viceversa.
Nel complesso, i tre costrutti erano fortemente correlati tra loro; questo potrebbe sollevare domande riguardo alla distinguibilità della solitudine dalla paura della valutazione negativa e dalla bassa autostima. Tuttavia, una ricerca precedente ha dimostrato che la paura del giudizio negativo e la solitudine sono costrutti correlati ma distinti (Danneel et al., 2019). Per l’autostima e la solitudine, tuttavia, non sono disponibili ricerche di questo tipo. La distinzione tra solitudine e bassa autostima potrebbe essere una strada interessante per la ricerca futura.
Lo studio in questione ha anche mostrato una leggera diminuzione della solitudine durante l’adolescenza, in linea con le ricerche precedenti sullo sviluppo della solitudine (ad esempio, Qualter et al., 2013). Nel complesso però, i cambiamenti della solitudine nel tempo sembrano essere piuttosto lievi, suggerendo che, durante l’adolescenza, la solitudine rimane relativamente stabile. Allo stesso modo, anche la paura della valutazione negativa e l’autostima sembrano rimanere piuttosto stabili nel tempo.
Conclusioni
In conclusione, i risultati ottenuti sono in linea con la teoria evolutiva della solitudine che suggerisce che gli individui soli sono soggetti a cognizioni negative e disfunzionali (Cacioppo & Cacioppo, 2018). La paura di un giudizio negativo e l’autostima potrebbero giocare un ruolo nello sviluppo e nel mantenimento della solitudine nell’adolescenza. Quando si teme un giudizio negativo da parte degli altri o si ha una bassa autostima, l’ambiente sociale è percepito come più minaccioso. Questa minaccia percepita potrebbe impedire agli individui che si sentono soli di riconnettersi con gli altri. In questo modo, l’adolescente può rimanere bloccato in un circolo vizioso di solitudine e cognizioni disfunzionali.
Nel trattare la solitudine, i professionisti spesso si concentrano sul miglioramento delle abilità sociali e sull’ampliamento della rete sociale. Tuttavia, come già indicato dal lavoro precedente con gli adulti, gli interventi che si concentrano sui pregiudizi cognitivi sono più efficaci per affrontare la solitudine (Masi et al., 2011). Implementare l’autostima potrebbe essere un ulteriore spunto di lavoro utile per trattare questo problema tra gli adolescenti.