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Il falso sé

Il Falso Sé può essere considerato una risposta difensiva alle esperienze precoci in cui il Vero Sé non è stato adeguatamente riconosciuto o accettato

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 16 Giu. 2023

Nel momento in cui le figure genitoriali non sono in grado di adattarsi ai bisogni del bambino, come difesa si costituisce il Falso Sé.

Lo sviluppo del bambino secondo Winnicott

 Donald Winnicott, dedicandosi allo studio dei primi mesi di vita del bambino, ha potuto notare e sottolineare l’importanza degli aspetti relazionali per lo sviluppo del bambino, in particolare con la figura materna. Tra i concetti da lui elaborati rientra quello della “madre sufficientemente buona”, requisito necessario per uno sviluppo sano del bambino. Una madre che soddisfa tale criterio adotta un comportamento adattivo nei confronti dei bisogni del bambino e ne supporta temporaneamente il senso di onnipotenza, facendo sì che egli possa procedere lungo la propria linea di sviluppo. Nelle prime fasi di vita si crea uno stato simbiotico che unisce madre e bambino, ma, nel corso del tempo, la fusione madre-bambino diminuisce gradualmente in modo da permettere al bambino di scoprire che esiste un mondo esterno. Questo progressivo cambiamento prevede spesso la presenza di un oggetto transizionale, cioè quegli oggetti, come una coperta, un peluche o un gioco, che accompagnano il bambino nel distacco, offrendo un’alternativa intermedia tra la presenza costante della madre e la sua totale assenza. Il distacco implica il riconoscimento dei confini tra il Sé e l’altro, processo nel quale il bambino necessita della conferma dei genitori, che possano rimandargli la sua esistenza in quanto singolo e supportarlo nello sviluppo e nel contatto con il mondo, che gli permetterà la costruzione di un senso del Sé.

Il concetto di Falso Sé

Nel momento in cui le figure genitoriali non sono in grado di adattarsi ai bisogni del bambino, come difesa si costituisce il Falso Sé: quando il bambino non si sente visto o compreso, sviluppa il Falso Sé come un modo per ottenere l’amore di cui ha bisogno e utilizza il Falso Sé come strategia per sopravvivere in un ambiente che sembra non accoglierlo, nascondendo il vero Sé.

Spesso ciò che ne scaturisce è un adattamento ai bisogni e alle aspettative dei genitori; a partire dall’esperienza passata, l’individuo avrà timore di essere rifiutato, respinto o punito. Il Falso Sé può essere quindi considerato come una risposta difensiva alle esperienze precoci in cui il vero Sé dell’individuo non è stato adeguatamente riconosciuto o accettato.

Il concetto di Falso Sé mette in evidenza la complessità dell’identità e dell’autenticità umana: se da un lato il Falso Sé può fornire un senso di sicurezza e protezione, dall’altro può anche creare una profonda disconnessione dal Sé autentico. La mancata espressione o costruzione del Sé può tradursi in un malessere psicologico che il bambino vivrà nell’immediato o in un periodo successivo. È comune in queste persone il senso di vuoto: non potendo abbandonarsi a sentimenti propri e non avendone fatto esperienza, la persona non conosce i suoi veri bisogni ed è alienata da sé stessa, sino a non riconoscere e diversificare i propri bisogni da quelli degli altri (Remigio, 2020).

Il vero Sé

Un adulto può vivere serenamente i propri sentimenti solo se da bambino ha avuto genitori amorevoli e validanti. Quando ciò non avviene risulterà compromessa l’autenticità della persona e ne conseguirà l’adozione di una maschera che l’individuo userà per adattarsi alle richieste degli altri e sentirsi accettato.

Ognuno di noi ha in realtà un Falso Sé, poiché, senza di esso, saremmo troppo esposti e vulnerabili. Esso infatti non deve essere considerato completamente negativo o dannoso, ma deve essere riconosciuto come una risposta semi-adattiva che ha permesso alla persona di sopravvivere. Il riconoscimento del Falso Sé può condurre a una maggiore consapevolezza e a scelte più autentiche e soddisfacenti. Attraverso esperienze relazionali autentiche, che includono l’accettazione incondizionata e il riconoscimento empatico delle emozioni e dei bisogni della persona, sarà possibile avere una maggiore consapevolezza dei propri bisogni e desideri e raggiungere un equilibrio che permetta di esprimere se stessi e allo stesso tempo non sentirsi rifiutati dall’altro. Per giungere a questo sarà probabilmente necessario un percorso arduo di separazione dall’altro e di esposizione al rischio del rifiuto, ma ciò che se ne ricaverà sarà finalmente l’emergere del vero Sè.

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Maria Gazzotti
Maria Gazzotti

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