L’impulsività del paziente con Disturbo Borderline di Personalità è guidata da aspetti affettivi e interpersonali, mentre nel paziente con ADHD deriva da un deficit neurocognitivo legato all’inibizione del comportamento.
Introduzione
Negli ultimi anni molti studi hanno dimostrato che soggetti a cui è stato diagnosticato il disturbo da deficit dell’attenzione-iperattività (ADHD) in età adolescenziale, hanno presentato in età adulta una co-diagnosi di disturbo borderline di personalità (DBP; Weiner et al., 2019). Questi due disturbi si sovrappongono a livello fenomenologico (all’apparenza, infatti, i soggetti che ne sono affetti si assomigliano) e ciò supporta l’idea che l’ADHD dei bambini potrebbe essere un fattore di rischio dello sviluppo del DBP (Matthies & Philipsen, 2014).
L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo tipico dell’età preadolescenziale caratterizzato da disattenzione, iperattività e impulsività che interferiscono con il funzionamento e/o lo sviluppo. Sebbene il sintomo caratteristico dell’ADHD sia una forte disregolazione emotiva, questo disturbo si presenta in maniera differente in età adulta evidenziando un carattere più internalizzante e ansioso che interferisce con il funzionamento quotidiano della persona. Tendenzialmente si presenta in comorbilità con altre malattie psichiatriche, quali il disturbo borderline di personalità.
Il DIsturbo Borderline di Personalità è un disturbo della personalità che viene descritto come un “pattern pervasivo di instabilità delle relazioni interpersonali, nell’immagine del Sé e dell’umore” (APA, 2014, p. 768).
ADHD e Disturbo Borderline: l’impulsività
Le definizioni evidenziano che l’ADHD e il Disturbo Borderline di Personalità condividono prevalentemente i fattori dell’impulsività e della disregolazione emotiva (Weiner et al., 2019).
Tendenzialmente si è soliti pensare che essere impulsivi significhi mettere in atto dei comportamenti improvvisi senza pensare alle conseguenze. In realtà, l’impulsività si manifesta in maniera differente: in un paziente borderline si riferisce alla messa in atto di comportamenti autolesionisti, invece in un paziente con ADHD si manifesta come impazienza nell’attesa, parlare a sproposito sopra agli altri e interrompere gli altri mentre parlano.
Da questa prospettiva si può dire che l’impulsività del paziente con Disturbo Borderline di Personalità è guidata da aspetti affettivi e interpersonali, mentre nel paziente con ADHD deriva da un deficit neurocognitivo legato all’inibizione del comportamento (Linhartová et al., 2020).
Infatti, un aspetto fondamentale di similitudine tra i due gruppi clinici è la difficoltà nell’inibizione della risposta. Pazienti con Disturbo Borderline di Personalità sembrano avere difficoltà nel non mettere in atto un comportamento maladattivo in risposta a emozioni molto forti, mentre i pazienti con ADHD non riescono a interrompere un’azione che hanno già iniziato. Questo indica che ci possono essere delle differenze qualitative nei disturbi e che quindi possano essere due manifestazioni fenomenologiche differenti che sottendono lo stesso meccanismo eziopatogenetico (ovvero il processo attraverso cui determinate cause portano allo sviluppo della malattia).
L’impulsività è fortemente influenzata dalla capacità dell’individuo di regolare le proprie emozioni e in entrambe le tipologie di pazienti si riscontrano delle strategie cognitive maladattive di regolazione delle emozioni (Rüfenacht et al., 2019).
Quando un’emozione forte provoca una tensione che diventa insopportabile, il paziente borderline mette in atto comportamenti maladattivi quali l’autolesionismo e tentativi suicidari a causa del basso livello di tolleranza dello stress.
I ragazzi con ADHD, invece, non riescono a gestire le reazioni fisiologiche provocate delle emozioni stesse manifestando di conseguenza comportamenti motori maladattivi (es. si alzano frequentemente, hanno scatti di rabbia ecc.) che riflettono l’iperattività e la disattenzione.
ADHD e Disturbo Borderline: la disregolazione emotiva
Una strategia cognitiva maladattiva che inficia sulla regolazione dell’emozione in entrambi i pazienti è il rimuginio, che viene definito come un’attività cognitiva ripetitiva e pervasiva che guida il pensiero nel focalizzare ripetutamente l’attenzione su emozioni e sintomi negativi, sulle loro cause, significati e conseguenze (Nolen-Hoeksema et al., 2008). Entrambe le tipologie di pazienti hanno trovato il loro personale modo di gestire una forte emozione che regolano in modo disadattivo per cercare di sopprimerla.
Questo meccanismo si riflette anche a livello neurobiologico: in entrambi i pazienti si attiva in modo massivo l’amigdala (l’area del nostro cervello che gestisce principalmente le emozioni), che spegne le aree cerebrali che controllano il comportamento (Schmitt & Falkai, 2016).
Sia l’ADHD che il Disturbo Borderline di Personalità sono disturbi che hanno un forte impatto sulla vita del paziente, soprattutto per quanto riguarda i problemi interpersonali, che interferiscono a loro volta sulla qualità di vita e portano ad avere una bassa autostima.
Non riuscire a gestire le proprie emozioni, infatti, porta ad avere delle difficoltà nel comprendere il proprio e l’altrui stato mentale riducendo i livelli di empatia e creando di conseguenza delle relazioni interpersonali disfunzionali (Rüfenacht et al., 2019).
Se il paziente borderline crea relazioni instabili alternando una idealizzazione e una svalutazione dell’altra persona e si sforza di evitare l’abbandono dalla stessa, il paziente con ADHD non riesce a instaurare delle relazioni con gli altri a causa dei suoi comportamenti maladattivi, quali l’iperattività e l’impulsività (infatti sono soggetti molto agitati, sempre in movimento, che interrompono i discorsi altrui e rispondono senza riflettere).
Studi recenti (Linhartová et al., 2020; Rüfenacht et al., 2019) hanno messo in evidenza che i due disturbi condividono aspetti eziopatogenetici simili. Gli individui che hanno un genotipo più “suscettibile” (ovvero delle caratteristiche biologiche che li predispongono a sviluppare determinate patologie), in presenza di un ambiente esterno non favorevole sono più a rischio di manifestare tali patologie.
In particolare, la letteratura dimostra che bambini esposti a traumi infantili, come l’abuso e la trascuratezza fisica ed emotiva, hanno difficoltà a imparare a regolare le proprie emozioni (Matthies & Philipsen, 2014). Anche questo aspetto viene sottolineato a livello neurobiologico, in quanto è stato osservato che l’esposizione a eventi traumatici altera la traiettoria di sviluppo neuronale, aumentando la possibilità di manifestare queste psicopatologie.
L’ADHD non diagnosticato e non trattato precocemente può portare alla manifestazione del Disturbo Borderline di Personalità. Per questo motivo si pensa che agire in termini preventivi sui sintomi dell’ADHD possa evitare di fare deviare la traiettoria evolutiva della persona verso il disturbo borderline di personalità (Asherson et al., 2014).