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Stress e cancro: esiste una relazione?

Lo stress e i cambiamenti psicologici influenzano il sistema immunitario causando un ambiente adatto per lo sviluppo e la progressione del tumore

Di Rosanna De Luca

Pubblicato il 18 Mag. 2022

Aggiornato il 23 Mag. 2022 09:53

La psiche e il sistema nervoso, endocrino e immunitario, sono responsabili del mantenimento dell’omeostasi. A volte, di fronte a eventi impegnativi, la risposta dell’organismo non è adeguata in termini di intensità e durata dello stress, ciò altera l’equilibrio e determina la comparsa di diverse malattie.

 

 Il termine stress e i sintomi associati allo stress compaiono nella medicina intorno al 13° secolo. L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (asse HPA) è coinvolto nello stress, in particolare questo asse comprende l’ipotalamo, la ghiandola pituitaria e le ghiandole surrenali. Quando questi tre organi interagiscono insieme formano l’asse HPA, la parte più importante del sistema neuro-endocrino che controlla la reazione allo stress. Oltre a controllare lo stress, controlla anche altre importanti funzioni del corpo come: digestione, sistema immunitario, emozioni e sessualità. Oggi sappiamo che esistono molti tipi di stress e tutti hanno un effetto sull’asse HPA. La regolazione dell’asse HPA viene eseguita attraverso diversi neurotrasmettitori, ma i più importanti sono: la dopamina, la noradrenalina e la serotonina. Diverse ricerche stanno inoltre dimostrando che il neurotrasmettitore ossitocina, che è associato alle emozioni positive e al contatto sociale, ha un effetto di soppressione sull’asse HPA con conseguente riduzione dello stress. Ci sono studi che hanno dimostrato che gli ormoni dell’asse HPA possono essere associati a stress, malattie della pelle e tumori della pelle, questo succede quando si ha un’iperattività degli ormoni dell’asse HPA, nel cervello. Una condizione di stress cronico ha effetti negativi sui neuroni dell’ippocampo, provocando riduzione della neurogenesi e atrofia dei dentriti (Gregurek et al., 2015).

Negli ultimi anni sono stati pubblicati tre studi sulla relazione mente-cancro. Il primo condotto da un gruppo della Ohio University (USA), ha rilevato che un programma per la gestione dello stress riduce le recidive e migliora la sopravvivenza di persone colpite da cancro (Bottaccioli, 2014). Hanno partecipato allo studio 227 persone operate per cancro al seno, prima di iniziare le altre terapie previste sono state divisi in due gruppi: un gruppo ha seguito un programma per la gestione dello stress, l’altro invece no, l’intervento si è articolato in 26 sedute per 39 ore di lavoro. In ogni seduta sono state insegnate tecniche di rilassamento e discusse strategie di soluzione dei problemi. A 11 anni dall’inizio della malattia le persone che avevano frequentato il programma sono andate incontro a meno recidive e a una maggiore sopravvivenza rispetto al gruppo che aveva fatto solo i classici controlli medici. Anderson e collaboratori (2005) hanno inoltre notato come parecchi mesi prima della recidiva, il sistema immunitario andava incontro a un’alterazione in senso infiammatorio. Il sistema immunitario infatti è il fattore chiave dell’evoluzione della malattia tumorale.

Il secondo studio, guidato da un gruppo della Loyola University of Chicago (USA), evidenzia i cambiamenti in positivo che si realizzano nel sistema immunitario dei pazienti con cancro sottoposti a un intervento di gestione dello stress (Bottaccioli, 2014). A questo studio hanno partecipato 75 donne che erano state operate di cancro al seno (Witek-Janusek et al., 2008). Anche in questo studio le donne sono state divise in due gruppi: uno ha seguito un corso di 8 settimane, durante le sedute ha appreso tecniche antistress e meditative; l’altro invece no. Prima di iniziare l’esperimento è stata valutata la qualità della vita di queste donne, il loro livello di stress (misurando i livelli di cortisolo, principale ormone dello stress) e il livello del loro sistema immunitario (attraverso la misurazione di alcune citochine e l’attività di alcune cellule). In questa fase tutte le donne hanno riportato bassi punteggi in riferimento alla qualità della vita, alti livelli di stress e un sistema immunitario depresso. Già a metà del corso di meditazione ci sono stati cambiamenti importanti che si sono protratti fino alla fine del corso e a tre mesi dalla conclusione del programma. Le donne che avevano partecipato al corso hanno ottenuto un punteggio più alto in riferimento alla qualità della vita e i livelli di cortisolo erano più bassi rispetto alle donne che non avevano partecipato al corso di meditazione (Bottacioli, 2014).

Il terzo studio diretto dal gruppo di psicobiologia dell’Università di Londra, spiega invece che lo stress aumenta l’incidenza del cancro e aggrava la sopravvivenza. Anche questo studio ha sottolineato il ruolo fondamentale che riveste il sistema immunitario. In particolare questo studio ha dimostrato come le pazienti che meditavano riuscirono a recuperare il profilo immunitario “di una persona che è in grado di tenere a bada la spontanea formazione delle cellule neoplastiche” (Bottaccioli, 2014).

 Per decenni si è discusso sulla relazione mente-cancro. Vi erano coloro che sostenevano che “il cancro è tutto nella testa ed è da qui che bisogna cacciarlo per guarire” (Bottaccioli, 2014), e coloro che invece affermavano che il cancro altro non era che un fenomeno di genetica molecolare. Alla fine degli anni Novanta Spiegel, psichiatra della Stanford University coinvolse in un intervento per la gestione dello stress, delle donne trattate per cancro al seno; l’intervento ha migliorato sia la sopravvivenza che la qualità della vita di queste pazienti. Successivamente sono stati condotti altri studi con l’obiettivo di mettere in evidenza se la psicoterapia e la gestione dello stress sono implicati nell’incremento della sopravvivenza dei malati di cancro. Tuttavia su dieci studi, cinque risultarono favorevoli e cinque contrari (Bottaccioli, 2014). Spiegel (2002) ha spiegato questi risultati contraddittori, affermando che gli studi erano disomogenei: alcuni avevano usato la psicoterapia individuale, altri quella di gruppo e infine altri studi avevano messo insieme persone con tumori diversi a uno stadio della malattia.

La Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI)

Lo stress è il modo in cui l’organismo risponde a una sfida dell’ambiente, esterna o interna e può essere benefico o dannoso se la situazione persiste nel tempo. La Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) è definita come una scienza transdisciplinare che studia e analizza le interazioni tra la psiche e il sistema nervoso, endocrino e immunitario e le loro ripercussioni nella clinica. Nel 1984 si sviluppa la PNEI. Il sistema Psiconeuroendocrinoimmunologico comprende numerosi organi: cervello e ipotalamo (sistema nervoso), ipofisi (sistema endocrino), midollo osseo e timo (sistema immunitario) (Gonzalez et al., 2018).

Al giorno d’oggi quasi tutta la popolazione è esposta a situazioni stressanti per lungo tempo, il che causa lo squilibrio del sistema PNEI. Per questo motivo, lo stress è considerato una pandemia del nostro tempo che è correlata all’aumento dell’obesità, dell’ipertensione arteriosa e dell’aterosclerosi (Gonzalez et al., 2018). Molti pazienti a causa dello stress soffrono di manifestazioni psicosomatiche come forte mal di testa, disturbi del sonno, sensibilità ai rumori e alla luce. Atri possono soffrire di malattie infiammatorie che colpiscono diversi organi, ad esempio depressione, cancro, malattie cardiovascolari, infarti, morbo di Parkinson, malattie psichiatriche e grave affaticamento cronico (Gonzales et al., 2018). Ci sono meccanismi noti che collegano direttamente lo stress psicologico alla progressione del cancro. I cambiamenti psicologici influenzano il sistema immunitario e quindi causano un ambiente adatto per lo sviluppo del tumore e la sua progressione. Con lo sviluppo della PNEI, vi è anche un numero significativo di ricerche che stanno cercando di trovare i meccanismi di questa connessione fra il sistema immunitario e le alterazioni delle cellule maligne. Un meccanismo che potrebbe avere una stretta connessione con la genesi dei tumori è quello dell’immuno-sorveglianza. Una teoria sull’immuno-sorveglianza è stata pubblicata nell’anno 2001 e, secondo tale teoria, l’interferone-ɤ (INF- ɤ) e i linfociti prevengono lo sviluppo del tumore primario. Tra i linfociti coinvolti sono state rilevate le natural-killer (cellule NK). Le cellule NK giocano un ruolo importante nel distruggere le cellule tumorali. Alcune ricerche hanno dimostrato che lo stress può causare una caduta di INF- ɤ. Uno studio condotto tra gli studenti di medicina nei periodi di esame, Ha dimostrato che il loro livello ematico di INF- ɤ scendeva significativamente nei periodi di esame rispetto ad altri periodi dell’anno non così stressanti (Ruška et al., 2015).

Sebbene il processo patogeno dello stress non sia stato pienamente compreso fino ad ora, manifestazioni di stress cronico sono state riscontrate in condizioni diverse, ad esempio nel 70% dei pazienti con artrite reumatoide, in oltre l’80% dei pazienti con sclerosi multipla, tra il 57% e il 100% nei malati di cancro e tra il 37% e il 57% dei pazienti affetti da Parkinson. È necessario quindi sviluppare stili di vita più sani, eseguire attività fisica ed evitare situazioni di stress cronico (Gonzalez et al., 2018).

 

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