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“Ti ferisco per colpa tua”: la gelosia nella violenza relazionale

Se originata da pensieri di gelosia, a volte la violenza da parte del partner viene erroneamente giustificata, ma la gelosia non può essere un'attenuante

Di Riccardo Fabbrini

Pubblicato il 22 Apr. 2022

Maggiore è la considerazione che viene data all’onore, più frequente è l’utilizzo della gelosia come giustificazione dei comportamenti aggressivi attuati sul partner.

 

La violenza all’interno della coppia

Devries e colleghi (2013) hanno riportato che almeno un quarto delle donne, nella propria vita, esperisce una qualche forma di violenza da parte del proprio partner. La violenza da parte del partner può comportare una serie di conseguenze negative per la salute, come depressione, abuso di sostanze, malattie sessualmente trasmissibili e morte (Pichon et al., 2020).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS; 2021) definisce quattro tipologie di violenza da parte del partner: (1) la violenza fisica, la quale include una serie di comportamenti fisici che vanno dal tirare schiaffi all’omicidio; (2) la violenza sessuale, che include coercizione sessuale; (3) la violenza psicologica, come insulti, umiliazioni e minacce; (4) i comportamenti di controllo, che comprendono l’isolare il partner da familiari e amici, monitorare i suoi spostamenti e impedirgli una serie di attività che possono essere ricreative o lavorative. È stato osservato che la violenza psicologica è molto più frequente (81%) rispetto alla violenza fisica (12%) (Sebastiàn et al., 2014). Inoltre, entrambi i generi possono perpetrare violenza nei confronti del partner, tuttavia le donne attuerebbero un tipo di violenza più psicologica che fisica rispetto agli uomini, i quali invece utilizzano più frequentemente violenza fisica (Sebastiàn et al., 2014). Tali comportamenti spesso possono essere causati dal fatto che un individuo percepisca il proprio partner relazionale come una persona infedele (Puente e Cohen, 2003). L’infedeltà è definita come l’atto di avere un rapporto sessuale con qualcuno che non sia il proprio partner ufficiale

La gelosia relazionale

La gelosia relazionale compare quando l’individuo percepisce una minaccia, o una reale perdita, riguardo una relazione ritenuta significativa con un’altra persona a causa di un rivale, sia esso reale o immaginario, che può attirare le attenzioni del partner (DeSteno e Salovey, 1996). È importante notare che la sola preoccupazione per la perdita del partner non risulta essere una condizione sufficiente ad attivare i meccanismi della gelosia; infatti, l’elemento determinante della gelosia sembra essere la presenza del rivale e che egli venga percepito come minaccia reale alla relazione (Desteno e Salovey, 1996; Pfeiffer e Wong, 1989). Il risultato della gelosia è un insieme di diverse emozioni, che possono differire in base al contesto e alla cultura, come la frustrazione, la rabbia, l’insicurezza, la tristezza, la vergogna e l’umiliazione (Pichon et al., 2020).

La gelosia può essere inoltre vista come un insieme di tre differenti dimensioni che possono essere attive in concomitanza, ovvero: (1) la dimensione cognitiva, che fa riferimento ai pensieri riguardanti la gelosia; (2) la dimensione emotiva, che fa riferimento all’attivazione emotiva causata da pensieri o situazioni legate alla gelosia; (3) la dimensione comportamentale, che fa riferimento ai comportamenti di controllo e prevenzione attuati per evitare che avvenga un atto di tradimento da parte del partner con una terza figura (Pfeiffer e Wong, 1989).

La percezione di infedeltà del proprio partner può condurre l’individuo ad esperire una forte gelosia nella coppia (Puente e Cohen, 2003). Se elicitata da pensieri di gelosia, la violenza relazionale viene erroneamente giudicata a volte come giusta e, a causa di ciò, molti comportamenti violenti vengono visti come “atti d’amore”. È stato osservato che circa il 32% delle persone che attuano comportamenti di violenza in risposta alla gelosia li percepiscono come derivanti dall’amore nei confronti del partner. Il dato interessante è che anche il 27% delle vittime di tali violenze li giustificano per la medesima ragione. Alcune donne sembrano vivere la violenza da parte dei propri partner come una sorta di impegno nella relazione.

Le giustificazioni della violenza e il concetto di onore

È stato osservato che gli individui che attuano dei comportamenti violenti nei confronti del partner tendono ad utilizzare la dimensione cognitiva come mezzo per giustificare le proprie azioni (Rodríguez-Espartal, 2021). Infatti, in alcuni casi, i pensieri antecedenti ai comportamenti di violenza sono collegati ad ideologie, come la percezione di inferiorità del genere femminile e l’idea di superiorità dell’uomo.

Sono inoltre presenti altri bias cognitivi, che non sono direttamente legati alla percezione del ruolo della donna, come il concetto di onore e l’uso della violenza come mezzo legittimo per risolvere delle situazioni conflittuali (Rodrìguez-Espartal, 2021). In base alla cultura, il concetto di onore è stato spesso utilizzato per giustificare le azioni aggressive nei confronti del partner. La cultura dell’onore, in questo caso, può far riferimento alle reazioni emotive causate dalla minaccia a qualcosa che viene percepito come proprio, sia esso un oggetto o una persona. Per quanto riguarda l’ambito della relazione di coppia, la cultura dell’onore vede al suo centro una società patriarcale, dove l’uomo comanda e la donna ha il dovere di obbedire. Qualora la donna dovesse rifiutarsi di eseguire ciò che il partner comanda, verrebbe meno l’onore di quest’ultimo, autorizzandolo così ad utilizzare la violenza come mezzo per ristabilire la propria posizione di potere, supportato dal concetto di onore stesso e dalla società. È interessante constatare che in molte culture l’onore e la gelosia sono aspetti direttamente collegati, infatti, generalmente, l’idea che la propria partner possa avere una relazione extra-coniugale è considerata una grande onta. Così, maggiore è la considerazione che viene data all’onore, più frequente è l’utilizzo della gelosia come giustificazione dei comportamenti aggressivi attuati sul partner.

Torrado A. (2004), mediante l’utilizzo di interviste qualitative a dei detenuti di genere maschile condannati per violenza sessuale e domestica nei confronti del proprio partner, ha sottolineato che il 70% degli intervistati abbia usato il comportamento della donna come una giustificazione per attuare dei comportamenti di violenza, il 60% afferma che la violenza è stata una risposta di difesa verso l’aggressione attuata dalla partner, il 40% giustifica la violenza come mezzo per riguadagnare l’autorità perduta nel contesto familiare e il 30% afferma che è stata colpa dell’abuso di alcol.

Alcune conseguenze della violenza psicologica

Per quanto riguarda la violenza psicologica, le conseguenze possono essere uguali o peggiori rispetto a quelle causate dalla violenza fisica (Schumacher, Slep e Heyman, 2001). La violenza generata dalla gelosia può non arrecare danni fisici al partner ed essere manifestata in forma di controlli e divieti. Un esempio può essere osservato nell’ambito dei social network, la cui sempre crescente popolarità ha ampliato le modalità con cui le persone comunicano ed interagiscono tra loro, spesso influenzando le relazioni romantiche (Daspe et al., 2018). Ciò favorisce l’emissione di comportamenti di controllo virtuale, che comprendono il divieto di accettare richieste di amicizia da parte di altre persone o di condividere foto ritenute inopportune. È inoltre possibile che si cerchino le password del partner al fine di utilizzare i suoi profili, invadendo così la sua privacy. Un altro esempio è quello degli abusi psicologici, la cui principale conseguenza sembra essere la comparsa di sintomi depressivi (Morland et al., 2008). È molto frequente anche la comparsa di sintomi ansiosi, e in alcuni casi è possibile che si presentino anche il Disturbo da Stress Post-Traumatico, condotte autolesive o suicidarie (Daspe et al., 2018; Morland et al., 2008). La violenza psicologica è attuata anche nei confronti delle donne in gravidanza e ciò può avere degli effetti significativamente negativi sia sulla madre che sul bambino (Tiwari et al., 2008). L’abuso psicologico da parte del proprio partner durante la gravidanza può causare una serie di complicazioni, come un parto prematuro, l’interruzione spontanea della gravidanza e la comparsa di depressione post-partum (Tiwari et al, 2008).

Conclusioni

In conclusione, la violenza relazionale -esito della gelosia- è un comportamento che può avere ricadute sulla vita e il benessere psicologico di entrambi i partner. È interessante notare come sia ampia la numerosità di uomini che utilizza la gelosia come mezzo per giustificare un’aggressione psicologica o fisica. Ulteriori ricerche potrebbero porre il focus sulle tipologie di violenza emessa dal genere femminile.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Daspe, M. È., Vaillancourt-Morel, M. P., Lussier, Y., & Sabourin, S. (2018). Facebook use, Facebook jealousy, and intimate partner violence perpetration. Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking, 21(9), 549-555. doi.org/10.1089/cyber.2018.0159
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  • Torrado, A. A. (2004). Características psicológicas del hombre golpeador de su compañera permanente, residente en la ciudad de Bucaramanga. MedUNAB, 7(20), 73-83
  • World Health Organization. (2012). Understanding and addressing violence against women: Intimate partner violence (No. WHO/RHR/12.36). World Health Organization.
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