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L’impatto dell’epidemia di Covid-19 sull’immagine corporea e l’attività fisica

Rimanere a casa durante i lockdown dovuti al Covid-19 ha generato alcune conseguenze negative impattando anche su immagine corporea e attività fisica

Di Matteo Mercadante

Pubblicato il 12 Nov. 2021

L’epidemia di Covid-19 ha generato cambiamenti significativi nella routine quotidiana e negli stili di vita delle persone, nell’accesso alle risorse, creando un notevole livello di stress e disagio.

Matteo Mercadante – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi San Benedetto del Tronto

 

I comportamenti e le risposte psicologiche delle persone sono fondamentali per salvaguardare la loro salute emotiva e fisica durante questo periodo senza precedenti. Esse possono rispondere a tale stress impiegando una serie di strategie disadattive, come comportamenti volti ad incrementare le preoccupazioni in merito all’immagine corporea (ad esempio ruminazioni e controllo del corpo).

Rimanere a casa durante i lockdown, sebbene sia stata una misura sicura, ha generato anche delle conseguenze negative indesiderate: la permanenza prolungata a casa ha portato ad un incremento dei comportamenti sedentari, come trascorrere una quantità eccessiva di tempo stando seduti, sdraiati per attività quali ad esempio guardare la tv, giocare, utilizzare dispositivi mobili; riduzione dell’attività fisica regolare (quindi minor dispendio energetico); o impegnarsi in attività di evitamento che, di conseguenza, portano ad un aumento del rischio e al potenziale peggioramento delle condizioni di salute.

Covid-19 e immagine corporea

Inoltre, i periodi di lockdown e le relative restrizioni hanno contribuito a modificare la percezione del proprio corpo. L’immagine corporea è un costrutto multidimensionale che descrive il modo in cui una persona percepisce e valuta il proprio aspetto fisico. Secondo Slade (1994), l’immagine corporea è “l’immagine che abbiamo nella nostra mente della forma, dimensione, taglia del nostro corpo e i sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche e alle singole parti del nostro corpo.”

Slade aggiunge che l’immagine corporea ha una componente percettiva (ad esempio, come la persona visualizza la taglia e la forma del proprio corpo), una attitudinale (cosa pensa la persona del proprio corpo), una affettiva (sentimenti verso il proprio corpo) ed, infine, una comportamentale (alimentazione, attività fisica, ecc). Tali componenti sono utili per comprendere l’immagine che ognuno ha del proprio corpo. La prospettiva cognitivo-comportamentale fa una distinzione tra “body image evaluation” e “body image investiment”: la prima comprende la soddisfazione o insoddisfazione per il proprio aspetto, derivante da una congruenza o discrepanza tra percezione del proprio fisico e ideali estetici interiorizzati; per quanto riguarda l’investimento, si riferisce all’importanza psicologica (cognitiva e comportamentale) che gli individui danno al proprio aspetto fisico.

In uno studio di Bernat e co (2021) emerge che la pandemia ha contribuito al peggioramento della salute mentale nelle popolazioni di tutto il mondo, compreso lo sviluppo di un’immagine corporea negativa e all’emergere o all’aumento dei sintomi tipici dei disturbi alimentari. L’incremento dello stress e dell’ansia legati al Covid-19, che porta a un peggioramento dell’immagine corporea, può avere numerose cause, tra cui le seguenti:

  • modifiche alla routine quotidiana, compreso l’accesso limitato alle strutture ricreative e alle palestre, che possono aumentare le preoccupazioni per il proprio corpo;
  • aumento della copertura mediatica del cibo, del suo acquisto e delle potenziali carenze, che possono aumentare le elucubrazioni sul mangiare o promuovere l’accumulo e l’abbuffata;
  • cambiamenti nello svolgimento delle mansioni professionali, come lo smart working e contattare i colleghi attraverso videoconferenze, incrementando l’esposizione e la necessità di guardarsi e vedere il proprio aspetto e di apprendere nuove abilità legate all’autopresentazione;
  • aumento della sensazione di perdere il controllo sulla situazione attuale, che può innescare comportamenti volti a “riprendere il controllo attraverso il controllo del corpo”;
  • aumento del tempo trascorso sui social media, che può esacerbare le preoccupazioni per l’aspetto e il proprio corpo, incrementando condotte compensatorie come, ad esempio, dieta restrittiva e vomito;
  • contatto limitato con altre persone, che può essere associato alla legittimazione di alcuni sintomi del disturbo alimentare (ad esempio, evitamento del social eating e dell’esposizione corporea);
  • possibilità limitate di contatto diretto con la famiglia, gli amici e altre persone, che sono importanti fonti di supporto quotidiano e aiutano a regolare le emozioni attraverso meccanismi adattivi.

Covid-19 e attività fisica

L’attività fisica può essere definita come qualsiasi movimento corporeo prodotto dal muscolo scheletrico che si traduce in un dispendio energetico, e può includere l’esercizio, la camminata, il giardinaggio e le faccende domestiche. La ricerca mostra che l’attività fisica è positivamente associata a diversi risultati desiderabili, tra cui contentezza sociale, salute fisica e mentale. Inoltre è stata riportata una diminuzione della pratica di attività fisica durante il lockdown e un aumento di comportamenti sedentari (Stockwell e co, 2021).

Negli adulti e nei bambini in salute si può riscontrare una ridotta attività fisica durante il lockdown, nonostante varie organizzazioni governative e linee guida dei professionisti abbiano fornito indicazioni su come rimanere attivi durante la pandemia. Alcuni studi hanno dimostrato che le persone più attive nel pre-lockdown erano più propense a diminuire l’attività fisica durante la quarantena.

Un altro studio condotto su bambini in sovrappeso (Badesha e co, 2021) sottolinea le pochissime opportunità di impegnarsi in attività fisiche durante il lockdown e l’aggravarsi della situazione con la chiusura delle scuole: è stato rilevato un aumento del peso, dovuto alla perdita dell’influenza positiva che le scuole tendono ad avere sui principali fattori di rischio, come orari dei pasti definiti, attività fisica e orari del sonno. L’eccesso di peso acquisito dai bambini durante la pandemia potrebbe essere difficile da invertire, contribuendo al sovrappeso e all’obesità in età adulta.

Essendo stato dimostrato che la diminuita pratica di attività fisica produce effetti negativi come aumento dell’ansia e diminuzione dei livelli di energia, risulta necessario ricorrere alla promozione della stessa non solo per le persone che tendono a condurre una vita più sedentaria, ma anche per quelle con alti livelli di pratica al di fuori del lockdown.

Nel caso di lockdown futuri, è opportuno comprendere e monitorare tali cambiamenti emersi sia per salvaguardare la salute, sia per favorire lo sviluppo di interventi di sanità pubblica fino al ritorno a una “vita normale”.

 

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