Attraverso la somministrazione del test intellettivo WISC-IV e della batteria neuropsicologica NEPSY-II a due campioni puri, con DSA e ADHD, sono emerse alcune differenze significative.
In letteratura sono presenti molteplici studi che trattano i deficit neuropsicologici nel disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e nei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), ma le differenze e analogie tra questi disturbi sono state scarsamente considerate (Faedda et al., 2019; Couvadelli, 2006; Healey, Marks & Halperin, 2011); motivo per cui il seguente estratto si focalizza sui profili neuropsicologici patognomici di ciascun disturbo.
L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo che, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), è presente nel 5% della popolazione pediatrica (APA, 2013). Tale disturbo è definito da un pattern persistente di disattenzione e/o iperattività-impulsività, non in linea con le traiettorie evolutive normotipiche e che impatta notevolmente sul funzionamento psicosociale (APA, 2013; von Rhein, Oldehinkel, Beckmann et al., 2016). I DSA sono, invece, dei disturbi del neurosviluppo con origini biologiche ed esordio in età scolare, che prevedono un funzionamento atipico nelle abilità di apprendimento richieste dalla realtà scolastica, quali lettura, scrittura e calcolo; pur mantenendo un funzionamento intellettivo nella norma (DSM-5, APA, 2013; ICD-10, WHO, 1994).
La prevalenza dei DSA in età scolare è compresa tra il 5 e il 15% (APA, 2013). Per quanto riguarda le differenze di genere, l’ADHD e i DSA sono più comuni nei maschi che nelle femmine: il rapporto maschi/femmine è di 2:1 per l’ADHD e 2–3:1 per i DSA (APA, 2013). Attraverso la somministrazione del test intellettivo Wechsler Intelligence Scale for Children Fourth Edition (WISC-IV, Wechsler, 2003; Italian version, Orsini, Pezzuti & Picone, 2012) e della batteria neuropsicologica NEPSY-II (Korkman et al., 2007, 2011; Italian version, Urgesi, Campanella & Fabbro, 2011) a due campioni puri, uno con diagnosi di DSA e uno con diagnosi di ADHD, sono emersi risultati inferiori nel campione con ADHD nelle prestazioni della WISC-IV e nei domini dell’attenzione concernenti le funzioni esecutive, la memoria e l’apprendimento: risultati coerenti con quanto precedentemente osservato in letteratura (Rohrer-Baumgartner, Zeiner, Egeland et al., 2014; San Miguel Montes, Allen, Puente & Neblina, 2010). Tale effetto è risultato più evidente nei subtest NEPSY-II che richiedono l’inibizione delle risposte apprese e automatiche, la flessibilità cognitiva, il set-shifting, la memoria di lavoro e la memoria verbale (Faedda et al., 2019; Couvadelli, 2006; Healey, Marks & Halperin, 2011). È, inoltre, emerso che i bambini con ADHD sono specificamente compromessi nel controllo e nell’inibizione degli impulsi, mentre i bambini con DSA sono compromessi nella consapevolezza fonologica, nella memoria verbale, nella narrazione e nelle prove intellettive non verbali (Korkman & Pesonen, 1994).
Tali risultati sono in linea con una vasta letteratura che ha dimostrato che i bambini con ADHD presentano difficoltà significative in un’ampia gamma di funzioni esecutive (Frazier, Demaree & Youngstrom, 2004; Martinussen & Tannock, 2006): l’inibizione cognitiva sembra essere quella più frequentemente alterata (Castellanos, Sonuga-Barke, Milham & Tannock, 2006; Nigg, 2001; Willcutt et al., 2005). Il confronto tra due campioni ADHD e DSA puri ha messo in luce che le performance del campione ADHD nei domini dell’inibizione e della flessibilità cognitiva si collocavano all’interno di un range limite, mentre la performance del campione DSA nei medesimi compiti rientrava a pieno in un intervallo medio (Faedda et al., 2019; Couvadelli, 2006; Healey, Marks & Halperin, 2011).
Un altro risultato significativo riguarda la compromissione nel riconoscimento facciale delle emozioni: il campione ADHD ha mostrato prestazioni collocabili all’interno di un intervallo medio, ma pur sempre inferiori rispetto al gruppo DSA (Faedda et al., 2019; Couvadelli, 2006; Healey, Marks & Halperin, 2011). Allo stesso modo, per quanto riguarda il funzionamento intellettivo, il campione ADHD ha mostrato un QI inferiore rispetto al gruppo DSA; sebbene i punteggi di entrambi i gruppi fossero all’interno di un range medio. Ciò era probabilmente spiegato dal fatto che il gruppo ADHD mostrava prestazioni significativamente inferiori rispetto al gruppo DSA nei compiti riguardanti memoria verbale, inibizione e memoria di lavoro: variabili che influenzano il funzionamento intellettivo (Alloway, 2010).
Risulta doveroso ribadire che il campione di riferimento era composto da bambini con DSA puro, è quindi possibile che non siano stati riscontrati deficit e scarse prestazioni esecutive, in quanto il deficit nucleare del DSA è rappresentato principalmente da una compromissione specifica per lettura, scrittura e domini matematici. I risultati suggeriscono, dunque, che la componente principale del DSA risiede nella sua “specificità” (APA, 2013; Consensus Conference, 2011). Sarebbe, dunque, interessante valutare campioni con DSA e comorbilità, per capire come la presenza di altri disturbi potrebbe influenzare il loro funzionamento esecutivo e intellettivo. In particolare, in associazione con i DSA sono stati spesso riportati i seguenti disturbi: disturbi d’ansia, disturbi della coordinazione, disturbi del linguaggio e disturbi dell’umore (Margari et al., 2013). Inoltre, è ampiamente riconosciuto in letteratura che una delle comorbilità più comuni associate ai DSA sia proprio l’ADHD (Somale, Kondekar, Rathi & Iyer, 2016). I risultati principali emersi mostrano che i bambini con ADHD sembrano essere più compromessi in specifiche funzioni esecutive rispetto ai bambini con DSA, in particolare nella memoria di lavoro, nell’inibizione, nella flessibilità cognitiva e nella memoria verbale. Tuttavia, negli altri domini non sono emerse differenze significative tra i campioni ADHD e DSA (Faedda et al., 2019; Couvadelli, 2006; Healey, Marks & Halperin, 2011). Di conseguenza, sarebbe interessante valutare il funzionamento neuropsicologico ed esecutivo in casi di comorbilità tra ADHD e DSA; che potrebbero mostrare un profilo differente rispetto a campioni puri. Le strategie d’intervento dovrebbero essere mirate al profilo specifico, ai bisogni e alle caratteristiche peculiari del bambino (DuPaul, Gormley & Laracy, 2012). Inoltre, il profilo specifico del bambino dovrebbe essere considerato quando si pianificano interventi scolastici e programmi educativi o riabilitativi. Ad esempio, poiché entrambi i campioni ADHD e DSA non hanno riportato deficit nel dominio visuospaziale, le mappe visive potrebbero aiutarli a ricordare e recuperare nuove informazioni; massimizzando l’efficacia scolastica.
In conclusione, l’analisi del profilo intellettuale ed esecutivo di bambini e adolescenti con ADHD puro e DSA puro per individuarne differenze e analogie, è molto interessante, non solo al fine di delineare interventi più mirati alle caratteristiche dei bambini, ma anche per attuare delle diagnosi differenziali più puntuali, considerata la frequente comorbilità (Reale & Bonati, 2018).