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Che vita meravigliosa: la bellezza e l’amarezza dell’imprevedibilità della vita cantate da Diodato – Rubrica Psico-canzoni

Attraverso il canale comunicativo musicale Diodato dona una descrizione del viaggio che tutti stiamo affrontando con il suo brano 'Che vita meravigliosa'

Di Eleonora Damiani

Pubblicato il 28 Apr. 2021

Diodato con la sua canzone Che vita meravigliosa ci regala diverse immagini che esprimono la bellezza e l’amarezza dell’imprevedibilità della vita e degli eventi in cui siamo immersi.

Psico-canzoni – (Nr.12) Che vita meravigliosa

 

Accompagnati dalle sue parole, scopriamo insieme che finché esistiamo è impossibile non essere vivi, ma che possiamo scegliere nella limitatezza umana come esserlo.

Vi ricordate il film La vita è una cosa meravigliosa del 1946? L’opera cinematografica di Frank Capra presenta la vita in tutte le sue sfaccettature: gioia, dolore, soddisfazione, preoccupazione, impotenza di fronte all’operato altrui e molto altro. Avvalendosi del canale comunicativo musicale Antonio Diodato, più noto semplicemente come Diodato, dona una descrizione molto simile del viaggio che tutti stiamo affrontando attraverso il brano Che vita meravigliosa, colonna sonora del film La Dea Fortuna di Ferzan Ozpetek.

Sai questa vita mi confonde coi suoi baci e le sue onde sbatte forte su di me. Avvolto nel turbinio emozionale di differenti eventi, l’essere umano sembra cercare continuamente una stabilità, non rendendosi conto che proprio le onde dell’imprevedibilità, come quelle evidenziate dal tracciato dell’elettroencefalogramma, indicano che c’è vita. L’onda vitale è continua, non si ferma neanche nei sogni, dove l’inconscio prende spazio per mostrarsi con maggior libertà e l’attività del cervello, ancor più durante il sonno profondo, è talmente in movimento da esprimersi nell’alternanza di onde cerebrali. Mentre pensi che questo non vivere sia già morire, chiudi gli occhi lasciando un sospiro alla notte che va.

La stabilità è inesistente e il senso di sicurezza che spesso le associamo è illusorio, poiché siamo artefici della nostra vita limitatamente. Abbiamo alcuni strumenti per poter cambiare determinati elementi e scegliere alcune strade piuttosto che altre. A volte ci illudiamo di aver raggiunto dei punti, come fosse una piantina tracciata, mentre, volenti o nolenti, le strade che possiamo percorrere si formano e mutano in un continuo divenire.

Ah che vita meravigliosa questa vita dolorosa, seducente, miracolosa, vita che mi spingi in mezzo al mare, mi fai piangere e ballare come un pazzo insieme a te. È difficile poter restare nel mare di emozioni che conseguono dall’esperire e sentire appieno la vita, perché vorrebbe dire lasciarsi andare a dolore, tristezza, rabbia e altre sensazioni meno piacevoli. Fingersi morti viventi e quindi cercare consciamente o inconsciamente, attraverso meccanismi difensivi, di non entrare in contatto con le emozioni e di credere di vivere sospesi, è forse una delle forme di controllo più alte rispetto all’imprevedibilità della vita. È impossibile infatti rimanere realmente sospesi in una realtà che sempre fluisce.

Sì avrei potuto andare altrove, non dare fuoco ad ogni emozione, affezionarmi ad un cliché, ovvero la fuga, la negazione e la razionalizzazione sono altri modi attraverso cui da una parte ci difendiamo e dall’altra proviamo ad eludere la spinta vitale insita in ognuno di noi.

Ma sei la vita che ora ho scelto e di questo non mi pento neanche quando si alza il vento è il momento in cui siamo pronti a prendere la vita per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse, godendoci appieno ogni attimo con consapevolezza.

Gandhi diceva che la vita non è aspettare la tempesta, ma imparare a danzare sotto la pioggia e oggi, sulla stessa scia, Diodato ci propone la vita come un mare dove possiamo scegliere se farci trasportare inermi dalle onde o immergerci in esse, perché solo mettendo la testa dentro l’acqua possiamo scoprire le meraviglie che l’arricchiscono. E non vorrei mai lasciarti finire, no non vorrei mai lasciarti finire…

 

CHE VITA MERAVIGLIOSA – Ascolta il brano:

 

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