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Depressione post partum dei padri: fattori di rischio, di protezione e prevenzione

La depressione post partum non è un fenomeno solo femminile, i padri infatti possono sperimentare difficoltà a sviluppare legami affettivi con i loro figli

Di Miriam Petrillo, Giustina Schioppa

Pubblicato il 27 Nov. 2020

Vasta è la letteratura sulla depressione post-partum materna. Negli ultimi decenni l’interesse clinico e di ricerca si è spostato sulla depressione dei padri e sui possibili esiti e risvolti nella crescita dei figli.

 

Ciononostante, la conoscenza dei fattori di rischio della depressione paterna è scarsa. Alcuni studi hanno dimostrato che tra i fattori di rischio associati al disagio psicologico paterno prenatale è possibile includere un rapporto coniugale insoddisfacente, una scarsa rete sociale e informazioni insufficienti sulla gravidanza e il parto (Boyce et al., 2007). Altre ricerche hanno evidenziato come l’avere un rapporto non supportivo, la disarmonia coniugale, l’essere disoccupati, la giovane età, uno scarso funzionamento sociale e una storia passata segnata da un disturbo psichiatrico siano associati a problemi di salute mentale paterni durante il periodo perinatale (Bellard & Davies, 1996; Harvey & McGrath, 1988; Lovestone & Kumar, 1993).

Fattori di rischio biologici: il ruolo degli ormoni

Sulla base delle conoscenze esistenti sulla depressione post-partum materna, è possibile ipotizzare che la depressione vissuta da un padre potrebbe essere causata da cambiamenti ormonali che si verificano durante la gravidanza della sua compagna e nel periodo post-natale (Kim & Swain, 2007).

In primo luogo, la depressione post-partum paterna potrebbe essere correlata a cambiamenti nei livelli di testosterone, che diminuiscono durante la gravidanza della partner e dopo il parto (Fleming et al., 2002; Storey et al., 2000). I livelli di testosterone inizierebbero a diminuire almeno un paio di mesi prima del parto e tendono a mantenersi bassi per diversi mesi dopo il parto per la maggior parte dei padri (Wynne-Edwards, 2003).

Diversi ricercatori suggeriscono che tale diminuzione comporta minore aggressività, una migliore concentrazione, un maggior investimento nella genitorialità e la presenza di un attaccamento più forte con il proprio bambino (Wynne-Edwards, 2003; Clark & Galef, 1999). I padri che hanno bassi livelli di testosterone esprimono più empatia e manifestano la necessità di rispondere al pianto dei bambini (Rohde et al., 2005).

In secondo luogo, la depressione post-partum paterna potrebbe essere correlata a più bassi livelli di estrogeni. Negli uomini il livello di estrogeni comincia ad aumentare durante l’ultimo mese di gravidanza della partner fino al periodo post-parto (Berg & Wynne-Edwards, 2002). In considerazione delle scoperte sul rapporto tra l’aumento dei livelli di estrogeni e i comportamenti materni (Numan, 1994), l’aumento di estrogeni nel padre sembrerebbe accrescere comportamenti genitoriali più attivi dopo la nascita del figlio.

Fleming e colleghi (2002) hanno anche scoperto che più il padre è coinvolto e attivo nel suo ruolo genitoriale, maggiore è il livello di estrogeni rispetto ad altri padri. Dunque sembrerebbe che la presenza di una disregolazione di estrogeni paterni possa costituire un altro fattore di rischio importante per l’umore depresso dei padri.

Un altro fattore di rischio biologico nella depressione post-partum paterna potrebbe essere la presenza di livelli più bassi di cortisolo, un ormone che regola le risposte fisiologiche agli eventi stressanti (Nelson, 1999). Alti livelli di cortisolo sono generalmente associati a elevati livelli di stress. Tuttavia, per una madre, durante il post-parto, elevati livelli di cortisolo sono associati ad un aumento della sensibilità e responsività verso il bambino (Fleming, O’Day & Kraemer, 1999) e ad un umore meno depresso (Fleming & Anderson, 1987). Allo stesso modo livelli più bassi di cortisolo nei padri potrebbero essere legati a difficoltà nel legame padre-figlio ed essere associati ad un maggiore umore depresso.

Ancora, la depressione post-partum paterna potrebbe essere correlata a livelli di vasopressina bassi, che aumentano dopo la nascita del bambino, in modo analogo al livello di ossitocina della madre (Young & Frank, 1999). La vasopressina sembra giocare un ruolo importante nel migliorare lo sviluppo del legame genitore-bambino per i padri (Wang, Ferris & De Vries, 1994). Un recente studio su una varietà di piccole scimmie, note per il loro ampio coinvolgimento nella genitorialità, riporta in particolare nel periodo post-partum la presenza nei padri di comportamenti come il trasportare, proteggere e nutrire la prole (Welberg, 2006). Simili comportamenti paterni durante il primo mese di vita del bambino sono associati ad un rapido aumento dei recettori della vasopressina nella corteccia prefrontale del cervello. Forse allora, i padri umani con bassi livelli di vasopressina possono avere difficoltà con comportamenti genitoriali adeguati e così di nuovo essere più vulnerabili alla depressione.

In ultimo, la depressione post-partum paterna potrebbe essere correlata a cambiamenti nei livelli di prolattina, che gioca un ruolo importante per l’insorgenza ed il mantenimento di comportamenti genitoriali (Storey et al., 2000). I livelli di prolattina negli uomini aumentano durante la gravidanza e continuano ad aumentare nel corso dei primi anni (Storey et al., 2000). Livelli alti di prolattina nel periodo postnatale sono legati a maggiori risposte agli stimoli infantili nei neo-padri (Storey et al., 2000). Un livello di prolattina più basso, pertanto, potrebbe portare un neogenitore ad avere difficoltà ad adattarsi alla genitorialità e quindi esporlo a stati d’animo più negativi.

Fattori di rischio ambientali

L’adozione di un modello ecologico può fornire una prospettiva più ampia nella comprensione di come i diversi livelli di appartenenza, come la famiglia, la comunità, il lavoro, la società e la cultura, interagiscono e influenzano lo sviluppo di un individuo (Bronfenbrenner, 1979). Nuove esigenze e responsabilità durante il periodo post-partum sono spesso causa di importanti cambiamenti nella vita di un padre, cambiamenti che possono diventare fattori di rischio ambientali per lo sviluppo di una depressione.

I padri spesso sperimentano più difficoltà nello sviluppo di legami affettivi con i loro figli rispetto alle madri, che tendono a sviluppare un attaccamento quasi istantaneo dopo la nascita del bambino. Il legame padre-bambino sembra svilupparsi più gradualmente nei primi due mesi dopo il parto (Anderson, 1996). Prima di allora, i padri hanno maggiori difficoltà rispetto alle madri nel creare un legame emotivo con i loro bambini (Edhborg et al., 2005). Questo relativamente lento sviluppo del legame di attaccamento potrebbe essere correlato ad un sentimento di impotenza e depressione nel padre nei primi mesi successivi al parto.

Uno dei fattori che possono rendere la genitorialità paterna difficile è l’assenza di un buon modello genitoriale di riferimento. Negli ultimi anni, è visibile un aumento delle aspettative della società verso i padri di avere un maggiore coinvolgimento nella genitorialità, ma molti padri non hanno acquisito adeguate competenze genitoriali dai propri padri o da altri familiari di sesso maschile (Barclay & Lupton, 1999). La mancanza di comprensione di ciò che ci si aspetta da un padre potrebbe causare ansia e portare ad un maggiore rischio di depressione post-partum paterna (Condon, Boyce & Corkindale, 2004).

Anche la mancanza di ricompense e gratificazioni nella genitorialità potrebbe contribuire allo sviluppo di una depressione post-partum paterna. I padri riportano spesso come feedback positivi, ad esempio, i sorrisi dei loro bambini, che fungono da gratificazione e rinforzo ai comportamenti paterni di caregiving (Anderson, 1996). Tuttavia, la mancanza di esperienza di un padre nel suo ruolo genitoriale, le poche ore a disposizione per stare con il bambino soprattutto nei primi mesi di vita, possono rendere le interazioni padre-figlio angoscianti. I padri riferiscono anche di sentirsi isolati dal legame esclusivo madre-bambino e di sentirsi gelosi del maggiore tempo che le loro partner passano con il bambino, in particolare del legame che si sviluppa attraverso l’allattamento al seno (Rutter et al., 2004). È interessante notare che i padri possono segnalare anche sentimenti di gelosia verso i loro bambini, perché i bambini occupano una grande quantità di attenzione della partner (Goodman, 2002).

Inoltre, a causa di improvvisi cambiamenti di vita, le relazioni coniugali spesso risultano minacciate durante i primi tempi del periodo post-natale (Anderson, 1996). I padri segnalano una maggiore insoddisfazione nei rapporti di coppia, tra cui la mancanza di intimità (Meighan et al., 1999) e la perdita di interesse nella relazione sessuale (Condon, Boyce & Corkindale, 2004).

Nei rapporti coniugali, lo stress della genitorialità dei padri durante il periodo post-partum può essere ulteriormente complicato dalle differenze di percezione dei ruoli di genere distinti di padri e madri. L’enfasi sul ruolo dell’uomo come il capofamiglia può essere aumentata a causa dei maggiori oneri finanziari dopo la nascita del bambino, e, a sua volta, può impedire ai padri di essere più coinvolti nella genitorialità. Una maggiore sensazione di fallimento in termini di prestazioni può essere significativamente correlata al disagio psicologico tra i padri (Morse, Buist & Durkin, 2001).

Fattori di protezione e prevenzione per la depressione postnatale paterna

Diversi tipi di supporto possono facilitare il processo di transizione verso la paternità durante il periodo post-partum, fungendo da fattori di protezione per la depressione paterna. Il supporto più efficace probabilmente proviene dal proprio partner perché la depressione post-partum paterna è strettamente legata alla salute mentale della partner.

Un maggiore incoraggiamento da parte della madre e la possibilità di discutere attivamente e congiuntamente come coppia su come prepararsi all’arrivo del bambino può promuovere il coinvolgimento del padre nella genitorialità e alleviare lo stress di diventare genitore. Le madri che condividono il ruolo genitoriale con i padri possono evitare i sentimenti che provano molti padri di isolamento dal rapporto madre-bambino, così come sentimenti difficili da gestire, quali, ad esempio, la gelosia verso il bambino.

Inoltre, il sostegno e il riconoscimento da parte di altri membri della famiglia dell’importanza del ruolo paterno e la comprensione delle difficoltà che i padri possono incontrare possono avere un effetto positivo sui padri stessi.

Il supporto da parte della società, come ad esempio la possibilità di usufruire del congedo di paternità retribuito, sembrerebbe aiutare i padri ad adattarsi ai cambiamenti del periodo post-partum. Ad esempio, Feldman e colleghi (2004) hanno dimostrato che permessi lunghi di paternità sono associati ad un atteggiamento più positivo verso la genitorialità. D’altra parte, congedi di paternità più brevi sono associati con bassa qualità di cura dei figli e minor adattamento al lavoro tra padri.

Purtroppo non tutti i Paesi possono vantare una politica per la paternità retribuita o comunque garantire ai padri in diversa misura tale diritto.

Può essere comune per i nuovi padri la percezione di non essere compresi e la mancanza di una rete di sostegno (Areias et al., 1996). Infatti, tradizionalmente, i padri sono stati in gran parte riconosciuti solo nel ruolo di supporto per le loro partner. Tuttavia, considerato il recente aumento del coinvolgimento dei padri nella genitorialità, sarebbero necessari supporti adeguati dalla società che si concentrino sui ruoli attivi dei padri per aiutarli ad alleviare il loro stress nel periodo post-partum.

I programmi psicoeducativi aiutano i padri a comprendere i loro ruoli previsti ed attesi. I risultati suggeriscono che un programma di prevenzione per la depressione post-partum per le madri e i rispettivi partner è più efficace di un programma per le sole madri (Morgan et al., 1997). Per lo stesso motivo, un programma sulla depressione post-partum sia per i padri che per le madri potrebbe essere più efficace per alleviare la depressione paterna. I padri allo stato attuale sono spesso coinvolti in corsi pre-parto. Essi dovrebbero essere inclusi in ogni contatto con gli operatori sanitari anche successivamente al parto.

Inoltre, poiché l’ansia e l’umore depresso potrebbero iniziare durante la gravidanza della partner, un intervento precoce per entrambi i genitori sarebbe più efficace prima che i sintomi diventino gravi.

Infine, incoraggiare i padri a cercare l’aiuto di professionisti del settore sanitario per un assessment e una valutazione completa e a prendere in considerazione l’ausilio di una psicoterapia o antidepressivi potrebbe migliorare significativamente la salute della famiglia.

Lo screening, la prevenzione e il trattamento dovrebbero prendere in considerazione tutta la famiglia.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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