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La gestione dello stress nell’Emergenza Covid-19: emozioni ed isolamento – Report dal webinar del Dott. Mazzoni

L'emergenza scaturita dal Covid-19 ha messo a dura prova la popolazione mondiale. Cosa si può fare per affrontare i cambiamenti e le nuove necessità?

Di Francesca Frigerio

Pubblicato il 06 Lug. 2020

Aggiornato il 14 Lug. 2020 12:28

Il quinto intervento, organizzato da Studi Cognitivi per approfondire alcuni aspetti psicologici relativi all’emergenza Covid-19, ha avuto come protagonista il Dr. Mazzoni.

 

Il webinar, tenutosi l’08 maggio, ha esplorato le modalità di gestione dello stress e di regolazione delle emozioni nel contesto di isolamento. La lezione è stata chiara ed esauriente: sono stati proposti gli argomenti in modo dettagliato, arricchiti da riferimenti tratti dalla letteratura e da molti esempi in merito all’esperienza clinica del docente.

Il Dr. Mazzoni ha iniziato il suo intervento ripercorrendo le fasi della pandemia e dell’emergenza sanitaria. In passato ci siamo già confrontati con avvenimenti critici, legati alla diffusione di un virus (SARS), alla guerra (Vietnam), al terrorismo (11 settembre), o a catastrofi naturali (terremoto di L’Aquila). Questi eventi hanno messo a dura prova intere comunità e, grazie alle relative ricerche e testimonianze, ci possono dare alcuni spunti per comprendere meglio lo stato psicologico attuale e creare nuovi protocolli d’intervento. Il contesto del Covid-19, tuttavia, si sta rivelando per certi aspetti unico, a partire dalle misure preventive messe in atto, una tra tutte la quarantena e il conseguente isolamento.

La psicologia dell’emergenza ci viene in aiuto nello studiare, prevenire e trattare gli aspetti psichici, emotivi e comportamentali legati ad eventi critici; la sua applicazione, infatti, è rivolta a situazioni non ordinarie. Nasce con l’idea di superare l’attenzione esclusiva al corpo per occuparsi anche delle ferite psichiche, altrettanto profonde e gravi.

L’evento critico, da cui scaturisce lo stato di emergenza, si pone al di là della gamma di esperienze ordinarie a cui l’individuo è abituato e per questo sfida le sue capacità di fronteggiamento, mettendo in crisi i suoi meccanismi di coping. Il soggetto, infatti, può percepire un senso di vulnerabilità, una mancanza di controllo e un forte senso di minaccia. Ogni persona reagisce a suo modo, cercando di gestire il disagio con le strategie che usa abitualmente. La notizia del lockdown, nel caso del Covid-19, ha suscitato senso d’impotenza, terrore e in alcuni casi la fuga; ha fatto realizzare a una buona parte della popolazione la gravità della situazione. L’impatto è stato sul singolo, ma anche sulle comunità, dalle più piccole (come la famiglia) alle più grandi (come le regioni).

Le testimonianze arrivate dalla Cina mostrano gli effetti della pandemia, evidenziando un aumento di sintomi psicologici e psicopatologici, come depressione, ansia, disturbi del sonno e disturbo da stress post traumatico. L’Italia sta sperimentando in prima persona l’impatto del Covid-19 e delle risposte allo stress legate alla pandemia. Si possono riscontrare sia effetti fisiologici (per esempio, iperarousal o ipoarousal), sia psicologici (per esempio, sensazione di irrealtà o dissociazione).

Tutte le persone coinvolte in questa situazione straordinaria stanno affrontando a loro modo i cambiamenti e stanno sperimentando una normale gamma di emozioni in risposta all’emergenza, come rabbia, ansia, tristezza, paura e colpa, declinate in varie forme. È importante, spiega il Dr. Mazzoni, individuare tempestivamente i soggetti più a rischio di sviluppare un PTSD o un significativo disagio dovuto a un mancato adattamento. Gli interventi di psicologia dell’emergenza, infatti, hanno uno scopo preventivo e si muovono verso i pazienti, senza aspettare che siano questi ultimi a cercare aiuto dopo aver già sviluppato una sintomatologia. Su questa linea sono stati creati numeri verdi e una rete di sevizi online. Nel processo di intervento si è rivelato fondamentale non solo offrire supporto psicologico, ma anche fornire informazioni, psicoeducazione e strategie di gestione dello stress e delle emozioni. Un esempio sono i chiarimenti forniti rispetto alle misure di prevenzione del contagio, che hanno avuto l’effetto di aumentare il senso di sicurezza.

Cosa si può fare, quindi, per affrontare i cambiamenti e le nuove necessità legate alla pandemia?

Prima di tutto è importante mobilizzarsi:

  • Tornare alla prevedibilità, tramite la creazione di una routine quotidiana in base alle nostre nuove necessità.
  • Mobilitare il corpo, attivarsi.
  • Cercare di regolare i pensieri (lasciando andare quelli negativi e catastrofici), le emozioni (riconoscendole e accettandole) e i comportamenti.
  • Restare connessi con i propri familiari e amici. Il supporto della comunità dopo e durante le guerre e i disastri naturali si è sempre rivelato fondamentale. La situazione di isolamento rende difficile una connessione, ma tramite gli strumenti tecnologici è possibile rimanere in relazione, continuando a “fare parte del gruppo”.
  • Osservare il nostro andamento: emozioni e pensieri.
  • Mantenere, quando è possibile, il contatto fisico.
  • Crearsi uno spazio e dei momenti di privacy.
  • Guardare al futuro, usando questo periodo come un’opportunità esistenziale, senza sprecare il tempo a nostra disposizione: interrompere vecchie abitudini, sviluppare le nostre idee, dare spazio alla creatività e progettare il nostro futuro.

Il docente ha inoltre mostrato un intervento per la gestione dello stress diviso in fasi, ricordando come in casi di PTSD sia invece necessario un trattamento mirato.

  • Fase 1: raccolta delle informazioni legate alla situazione tramite un colloquio. È importante in prima battuta dare più attenzione ai comportamenti e alla prospettiva della persona. Se è necessaria una valutazione più “obiettiva”, possono essere utili strumenti come BDI-II, BAI, SCL-90-R, SCID I, …
  • Fase 2: descrizione del metodo e degli obiettivi di trattamento e psicoeducazione sull’evento critico, sul trauma e sulle emozioni implicate. Bisogna tenere sempre conto di chi si ha davanti e adattare l’intervento a bambini, adolescenti, coppie, …
  • Fase 3: insegnamento di tecniche di gestione emotiva, come quelle di rilassamento, da usare a casa di fronte agli stimoli che mettono paura.
  • Fase 4: riscoperta di strategie funzionali usate in passato o insegnamento di abilità di coping immaginative (per esempio immaginare un luogo piacevole) e di nuove skills comportamentali (per esempio tramite la DBT o il problem solving).
  • Fase 5: insegnamento di tecniche per bloccare i pensieri ricorrenti e disturbanti, per “non coltivare il rumore ma lasciare andare”, come tecniche di mindfulness.
  • Fase 6: ristrutturazione cognitiva, per esempio con lo scopo di aumentare la tolleranza alla frustrazione e diminuire la minaccia percepita.
  • Fase 7: mettere in pratica delle tecniche apprese nelle situazioni quotidiane legate a stati di ansia e paura.

Alla fine del suo intervento, il Dr. Mazzoni ricorda come dall’esperienza del Covid-19 non ci si devono aspettare esclusivamente conseguenze negative. Infatti, si potrebbe trasformare questa situazione, di per sé avversa e dannosa, in un’opportunità di crescita postraumatica, un periodo in cui scoprire risorse, possibilità, capacità, in cui aumentare il proprio senso di resilienza. Ognuno deve trovare il suo significato nella pandemia e negli aspetti ad essa legati. Si possono sviluppate delle dimensioni di crescita individuale, relazionale, gruppale e persino una nuova filosofia di vita.

 

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