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La famiglia ai tempi del Coronavirus – Report dal webinar con la Dott.ssa Della Morte

Il Covid-19 ha privato le famiglie dei supporti abituali e i genitori hanno dovuto guidare i figli nel processo di adattamento all’emergenza sanitaria

Di Francesca Frigerio

Pubblicato il 21 Lug. 2020

Il settimo contributo pensato da Studi Cognitivi per approfondire gli aspetti relativi alla sofferenza psicologica emersi in seguito all’emergenza Covid-19, è stato tenuto dalla Dr.ssa Della Morte il 15 maggio ed ha riguardato i disagi riscontrati dalle famiglie durante la pandemia.

 

La docente ha proposto un intervento diviso per fasce d’età, in modo da comprendere le specifiche difficoltà che ha dovuto affrontare ogni membro del nucleo familiare.

La famiglia

Con la messa in atto delle misure di prevenzione per evitare il contagio, sono venuti a mancare i supporti abituali, come la scuola, i nonni e le attività extrascolastiche, e i genitori hanno dovuto combinare le esigenze lavorative con quelle familiari. Si sono quindi ritrovati a dover guidare i figli nel processo di adattamento all’emergenza sanitaria.

Comprendere in che fase evolutiva si trova la propria famiglia (ad es. neosposi, neogenitori, etc) è necessario per individuare i bisogni e le sfide che si dovranno affrontare e per mettere in campo le risorse necessarie. Le risorse, spiega la docente, ci sono quasi sempre: con un po’ di fatica e tanta pazienza un equilibrio si può ripristinare. La resilienza (intesa come la capacità di “migliorare di fronte alle avversità”) in questo contesto diventa fondamentale. Non esistono genitori perfetti, né famiglie ideali; l’adattamento è difficile e ci si avvicina attraverso continui errori e riparazioni.

Le risorse che una famiglia può mettere in campo sono:

  • delle buone strategie di soluzione dei problemi;
  • un atteggiamento solidale e coordinato da parte dei genitori;
  • una comunicazione efficace;
  • il coinvolgimento emotivo;
  • l’opportunità di conoscersi meglio.

La messa in atto di queste risorse ha l’effetto di aumentare il senso di autoefficacia del genitore e di fornire ai figli solidi punti di riferimento per sentirsi al sicuro.

0-6 anni

In un contesto straordinario come quello del Covid-19 i più piccoli possono reagire in vari modi: posso mostrarsi ipereattivi agli stimoli, iporeattivi agli stimoli o impulsivi. Molte famiglie hanno chiesto e stanno chiedendo supporto ai terapeuti basandosi sull’osservazione del comportamento dei bambini; vorrebbero degli strumenti perché spesso la situazione in casa è di difficile gestione.

La parola chiave diventa routine: questa permette al bambino di avere la giornata scandita da tempi e attività e di sperimentare una sensazione di stabilità nel vivere una realtà nuova e stressante. Le attività da proporre sono molte, diverse a seconda dell’età e dello stadio di sviluppo. Alcuni esempi di letture sono le Favole al telefono di Rodari o L’isola degli smemorati di Pitzorno. I dispositivi tecnologici vanno limitati, il loro uso deve essere pensato e strutturato. Via libera, invece, a video collegamenti con amici e familiari.

Quello che ci possiamo aspettare dai bambini di questa età, in risposta alla pandemia e alle sue conseguenze, è una disregolazione emotiva e lo sviluppo di fobie. Bisogna andare incontro a un graduale riadattamento alle situazioni sociali, non portando avanti comportamenti di evitamento e distanziamento non necessari.

Le spiegazioni da fornire ai bambini rappresentano un aspetto davvero importante: bisogna chiarire cosa è successo, a cosa stiamo andando incontro e cosa succederà. Mostrare come i sacrifici di questo periodo siano per un bene comune e che anche i bambini possono fare la loro parte permette ai più piccoli di sentirsi coinvolti, responsabili e parte di un tutto. Esistono degli strumenti creati ad hoc per questo scopo come la Guida galattica al coronavirus o la Storia di coronavirus.

7-11 anni

A quest’età i bambini hanno idea di quali siano i sentimenti dei genitori, si accorgono dei cambiamenti e delle difficoltà. Sono molto attenti a ciò che li circonda e in grado di esprimere le proprie emozioni.

I cambiamenti legati all’avvento del Covid-19 per questa fascia d’età potrebbero essere:

  • legami affettivi più forti che vengono meno;
  • insofferenza;
  • paura;
  • mancato rispetto delle regole;
  • difficoltà a mantenere le abitudini.

I genitori hanno il compito di fornire chiarimenti, evitando però di creare eccessivo allarme. Dovrebbero spiegare che le difficoltà esistono ma che possono essere gestite, ricordare che la famiglia rappresenta una risorsa e invitare il bambino a manifestare le sue preoccupazioni. È utile fare esempi positivi di situazioni difficili già sperimentate e superate con successo.

Anche in questo caso creare una routine con ritmi regolari aiuta molto; lo si può fare per la didattica a distanza, i pasti e il sonno. Importanti sono le attività e i giochi condivisi. Si dovrebbero mantenere i contatti tramite gli strumenti di comunicazione a distanza, non delegando però la gestione dei dispositivi elettronici esclusivamente ai minori.

A livello scolastico ci sono stati degli enormi cambiamenti: i genitori si sono trovati a integrare il lavoro degli insegnanti, mettendo in campo sorprendenti risorse. Molte volte ci sono state reazioni positive dovute al diverso canale d’insegnamento e di verifica degli apprendimenti. Per esempio, i bambini con forte ansia sono stati aiutati dalla modalità online, migliorando il proprio rendimento e sperimentando un nuovo senso di autoefficacia. Lo stesso discorso vale per i ragazzi con difficoltà di apprendimento che non si sono più sentiti deficitari rispetto agli altri, ma pari e con gli stessi strumenti.

Adolescenti

Il mondo degli adolescenti è quello che più ha risentito delle misure di contenimento. A questa età i ragazzi stanno cercando la propria autonomia: prendono le distanze dai genitori, ma allo stesso tempo necessitano e dipendono ancora dai punti di riferimento familiari. La quarantena ha interrotto la sperimentazione, limitato molto le autonomie.

I genitori spesso si sono ritrovati a dover far fronte ad atteggiamenti sfidanti e alle difficoltà legate alla gestione di comportamenti e stati emotivi. Mostrarsi pazienti e accoglienti anche nei confronti degli atteggiamenti di sfida, ascoltare attivamente il figlio nei momenti di fragilità, creare uno spazio privato ed enfatizzare la possibilità di reinvestire quello che si è messo in pausa in un futuro sono tutti elementi che possono rivelarsi molto utili. Con i ragazzi di questa età un intervento efficace lascia degli spazi di autonomia e di scoperta della propria identità, pone l’accento sul monitoraggio e l’osservazione delle emozioni, stabilisce del tempo vuoto per organizzarsi mentalmente, emotivamente e relazionalmente e incoraggia la possibilità di condividere vissuti e pensieri.

Le raccomandazioni

Il Ministero della Salute ha pensato e realizzato delle vignette contenenti alcune raccomandazioni che ci permettono di capire a cosa dobbiamo fare attenzione:

  • colmare le distanze, rimanere in contatto, inseriti in un gruppo e in relazione;
  • creare una routine e alimentarsi in modo sano, mantenendo il giusto apporto calorico;
  • rimanere attivi: fare comunque del moto.

La docente ha inoltre mostrato come anche altre organizzazioni, ad esempio l’OMS e l’UNICEF, hanno fornito delle utili indicazioni su come affrontare il periodo della pandemia e come aiutare i bambini a gestire lo stress. Questo permette di usare delle linee guida comuni e chiare, stabilite da enti internazionali.

 

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