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Fitspiration: non è tutto oro quello che luccica

La fitspiration ci vuole muscolosi, atletici e scolpiti. Questa nuova tendenza rappresenta una via verso uno stile di vita sano o verso l'insoddisfazione?

Di Alice Nannini

Pubblicato il 02 Dic. 2019

Aggiornato il 06 Dic. 2019 10:22

L’immagine corporea è un costrutto multidimensionale, caratterizzato dall’insieme di percezioni e valutazioni dell’individuo in merito al proprio aspetto fisico. Per molto tempo si è assistito alla promozione di ideali estetici irrealistici, sopratutto legati all’estrema magrezza, ma negli ultimi anni questa tendenza si sta invertendo, virando dalla thinspiration alla fitspiration. Ma questi trend sono davvero così diversi?

Alice Nannini – OPEN SCHOOL Scuola Cognitiva Firenze

 

Introduzione

L’immagine corporea è stata inizialmente definita da Schilder come l’immagine del proprio corpo nella mente, il modo in cui questa appare a se stessi (Schilder, 1935). È una rappresentazione soggettiva che possiede una componente percettiva (come la persona percepisce e valuta la forma del proprio corpo), affettiva (quali sentimenti nutre verso il proprio corpo), attitudinale (a livello cognitivo, cosa pensa e conosce del proprio corpo) e comportamentale (Slade, 1994) e che comprende la persona nella sua globalità. Tale costrutto multidimensionale risulta quindi rilevante, poiché caratterizzato dall’insieme di percezioni e valutazioni dell’individuo in merito al proprio aspetto fisico (Cash & Pruzinsky, 2002).

Alla base dell’immagine corporea occorre distinguere due elementi: “body image evaluation”, ossia la soddisfazione o insoddisfazione per il proprio aspetto riconducibile al livello di concordanza o discrepanza tra percezione del fisico e ideali estetici interiorizzati, e “body image investiment”, inteso come l’importanza psicologica attribuita al proprio aspetto. Tale investimento può avvenire secondo due modalità: la salienza motivazionale (valore dato alla cura di sè per apparire al meglio o aumentare la propria capacità di attrazione) e la salienza dell’autovalutazione (motivo per cui la persona giudica il proprio aspetto come parte integrante del senso di sé o del valore attribuito al sé) (Cash, Melnyk & Hrabosky, 2004). La costruzione dell’immagine corporea deriva da un insieme di fattori biologici, psicologici e socio-culturali e riveste un ruolo fondamentale in adolescenza, un periodo critico connotato da sfide continue da fronteggiare e cambiamenti fisici evidenti che rendono necessario ridefinire e ri-mentalizzare il corpo e la sua rappresentazione. Proprio in età adolescenziale si assiste ad un incremento dell’insoddisfazione corporea, prodotta dalla scontentezza per la forma generale del proprio corpo o la dimensione di parti di esso (Thompson, Heinberg, Altabe & Tantleff-Dunn, 1999) e che appare strettamente implicata nell’eziologia e nel mantenimento dei disturbi alimentari (Attie & Brooks-Gunn, 1989; Polivy & Herman, 2002; Stice & Shaw, 2002) e di comportamenti alimentari problematici, come la tendenza a seguire diete dimagranti (Huon, Lim, Walton, Hayne, &  Gunewardene, 2000).

Secondo il Modello Tripartito dell’Influenza, proposto da Thompson e colleghi (1999), esistono tre fattori che incidono sullo sviluppo dei problemi correlati ad una percezione negativa del proprio corpo e ai disturbi alimentari: i pari, i genitori e i mass media. L’influenza di queste variabili socioculturali è mediata da due processi: l’interiorizzazione dell’ideale di bellezza proposto dalla società e la tendenza al confronto sociale. (Thompson et al., 1999; Keery, Van Den Berg & Thompson, 2004; Nerini, Stefanile & Mercurio, 2009). Il primo si riferisce all’accettazione e incorporazione degli standard trasmessi dai media che divengono principi e norme in grado di guidare il comportamento (Cafri, Yamamiya, Brannick  & Thompson, 2005; Cash, 2005). Il secondo processo è alla base della Teoria del confronto sociale di Festinger (1954), per cui le persone tendono continuamente a valutare le proprie capacità e caratteristiche mediante il confronto con gli altri e ciò può avvenire con una modalità “downward” (verso il basso), se il paragone avviene con persone ritenute più sfortunate sotto certi aspetti, o ”upward” (verso l’alto), se si verifica con individui percepiti come socialmente migliori. Quest’ultima tipologia è quella che può produrre effetti negativi sull’umore e sull’autovalutazione (Gibbons & Gerard, 1989; Wheeler & Miyake, 1992). Inoltre, è emerso che l’internalizzazione degli ideali mediatici precede e predice il confronto sociale, che a sua volta determina sentimenti negativi e insoddisfazione corporea (Rodgers, McLean & Paxton, 2015): i media continuano a veicolare e promuovere determinati canoni estetici che sono in un primo momento interiorizzati e assorbiti e in seguito trasmessi e rinforzati dalle interazioni sociali, diventando il canale primario di auto ed etero valutazione ed esercitando pressioni sia sul livello di soddisfazione corporea che sul comportamento (Stefanile, Pisani, Matera & Guiderdoni, 2010).

In passato, e soprattutto a partire dagli anni ’90, tv, riviste e giornali hanno supportato l’ideale di magrezza (thin ideal beauty) quale simbolo di status sociale, capace di incarnare potere, determinazione, successo e avvenenza. L’epoca dei corpi “perfetti” ma irrealistici, fisici androgini, scheletrici e stereotipati. I soggetti più vulnerabili a queste influenze sono proprio i giovani (Brown & Whiterspoon,2002): alcuni studi hanno dimostrato che una breve esposizione a immagini di donne magre incrementa l’insoddisfazione corporea ed emozioni negative (Botta, 1996; Anschutz, Engels, Becker & Van Strien, 2010), mentre un’esposizione prolungata risulta direttamente correlata ad ansia, umore depresso, disturbi alimentari, bassa autostima, dipendenza da esercizio fisico (Stice & Whitenton, 2002). Le immagini mediatiche rendono normativo il thin ideal beauty e propongono continuamente corpi oggettivati sessualmente. Come specificato da Volpato (2011), la persona è ridotta a mero oggetto sessuale quando il suo valore è confinato alla capacità di attrarre sessualmente, visto come puro strumento del volere e piacere altrui; ciò può condurre all’auto-oggettivazione, per cui si interiorizza la prospettiva dell’altro (pensando e trattando se stessi come oggetto del desiderio altrui) e si giunge ad una costante sorveglianza del corpo in grado di indurre stati d’ansia e di diminuire la consapevolezza degli stati interni (Fredrickson e Roberts, 1997). Il focus è posto unicamente su attributi corporei osservabili, limitando le risorse cognitive e incidendo su interessi e prestazioni.

Con l’avvento di internet, e in seguito dei social media, l’influenza sull’immagine corporea si è ulteriormente ampliata e modificata. Viviamo costantemente connessi e l’uso dei social è ormai parte integrante della quotidianità, soprattutto per adolescenti e giovani adulti (Kuss & Griffiths, 2011), soddisfando il bisogno di appartenenza alla comunità e consentendo la costruzione di un’identità sociale (Marino et al., 2016). A differenza di altri media, tali piattaforme mostrano una natura prettamente attiva e interattiva e riflettono valori, desideri e preoccupazioni degli utenti (Fuchs, 2017). Gli aspetti positivi legati all’opportunità di possedere uno spazio online in cui scambiarsi informazioni, creare e mantenere relazioni, esprimere se stessi e accrescere le conoscenze sul mondo circostante, non devono però distogliere l’attenzione dai potenziali rischi e pericoli derivanti dall’utilizzo dei social media, in particolare dall’impatto che questi hanno sulla salute psicofisica. Diverse ricerche sperimentali si sono occupate della relazione tra uso dei social, immagine corporea e disturbi alimentari (Holland & Tiggermann, 2016), mostrando come a mediare l’associazione tra social media e insoddisfazione corporea sia il confronto basato sull’aspetto fisico (Fardouly & Vartanian, 2015; Fardouly, Pinkus & Vartanian, 2017).

Blog Pro-Ana e Thinspiration

A partire dalla fine degli anni ’90 negli Stati Uniti, e dai primi anni del 2000 in Italia, si è assistito all’emergere di forum e blog “Pro-Ana” (a favore dell’anoressia) che incitano all’estrema magrezza, al perfezionismo, al sacrificio e controllo alimentare e consentono lo scambio di informazioni e trucchi (“tips and tricks”) su come perdere peso. Nello specifico, la filosofia pro-ana è considerata un vero e proprio stile di vita per i suoi seguaci e permette la creazione di un’identità di gruppo, divenendo fonte di supporto e condivisione sociale. È stato dimostrato che la partecipazione di persone non affette da un disturbo alimentare a questi siti web è associata ad un’alta spinta alla magrezza, perfezionismo e insoddisfazione corporea (Custers & Van der Bulck, 2009), oltre che bassa autostima (Bardone-Cone & Grass, 2007); mentre in coloro che già manifestano problematiche alimentari può aggravare la sintomatologia, correlando con stress, emotività negativa, maggiore lunghezza dei ricoveri, prognosi meno favorevole, impatto negativo su insoddisfazione corporea e dieta (Gale, Channon, Larner & James, 2016; Rodgers, Lowy, Halperin & Franko, 2016).

Uno dei termini frequentemente rintracciabili visitando questi siti è “thinspo”, abbreviazione della parola inglese “thinspiration”, composto da “thin”, magro, e “inspiration”, ispirazione: nato inizialmente per superare la pressione mediatica legata ai Pro-ana (con siti chiusi e oscurati da diversi paesi europei), gli hashtag #thinspiration e #thinspo si sono presto diffusi sui social, dove si ritrovano migliaia e migliaia di immagini che celebrano la magrezza come valore assoluto ed esaltano corpi emaciati. I contenuti tipici della Thinspiration, glorificando la restrizione calorica estrema, mantengono atteggiamenti e comportamenti orientati al thin ideal beauty (Ghaznavi & Taylor, 2015; Talbot, Gavin, van Steen & Morey, 2017) e sostengono le credenze tipiche della psicopatologia dei disturbi alimentari. In seguito alla crescente preoccupazione e all’allarme dovuto a tali temi, alcuni social hanno cercato di arginare il problema: Instagram, piattaforma incentrata sull’immagine e sul photo-sharing (condivisione di foto), che spopola tra i giovani under 35, già dal 2012 ha messo al bando molteplici hashtag incriminati. Nonostante questo, le community continuano a riorganizzarsi e ad arginare i divieti, creando nuovi account e nuove etichette con varianti lessicali e proseguendo così la diffusione della filosofia Pro-Ana.

Fitspiration

Accanto al proliferare dei siti web Pro-ED (Pro-Eating Disorders, a favore dei disturbi alimentari, che oltre ai Pro-Ana includono anche i Pro-Mia, a favore della bulimia) si sono affermati i cosiddetti “Healthy living blog”, dedicati alla vita sana, che attraverso informazioni su nutrizione ed esercizio fisico si propongono di migliorare la salute delle persone. Gli argomenti trattati da questi blog, pur non riguardando in maniera palese comportamenti patologici e disfunzionali, sono risultati potenzialmente dannosi per coloro che già hanno problematiche col cibo e con l’immagine corporea (Boepple & Thompson, 2014; Lynch, 2010).

Su Internet e soprattutto sui social media è nato un nuovo trend, con contenuti simili agli Healthy living blog, che ha acquisito in breve tempo notevole popolarità: la “Fitspiration”, dalla fusione di Fit e Ispiration, letteralmente ispirazione al fitness. Ad ottobre 2017 sono state condivise ben 48 milioni di immagini su Instagram usando l’hashtag Fitspo, abbreviazione di Fitspiration. Ha cominciato a diffondersi un nuovo ideale di bellezza, come dimostrato dalle innumerevoli foto accompagnate da messaggi e didascalie che ritraggono corpi tonici, atletici, forti (Boepple, Ata, Rum & Thompson, 2016; Boepple & Thompson, 2016). Più precisamente, sotto questo termine sono racchiusi due tipi di ideali, quello atletico (fisico asciutto, bassa percentuale di grasso e aspetto tonico) e quello muscoloso (con gambe e braccia ben definite, addominali evidenti e massa muscolare predominante).

È possibile evidenziare come quest’inversione di tendenza da thin a fit, tipica degli ultimi anni, possa essere riconducibile a due aspetti socioculturali: il primo che concerne un rafforzamento nella valutazione positiva di un fisico femminile relativamente muscoloso, con corpi scolpiti considerati sempre più attraenti e desiderabili (Rodgers et al., 2018), e il secondo che riguarda un incremento delle preoccupazioni da parte della popolazione maschile per il proprio aspetto fisico e in particolare per il livello di muscolosità, osservabile negli alti tassi di utilizzo di steroidi anabolizzanti androgeni (Sagoe, Molde, Andreassen, Torsheim & Pallesen, 2014).

Il focus apertamente dichiarato sul fitness, che l’European Health & Fitness Association (EHFA) definisce come: “stato dinamico di benessere fisico, psicologico e sociale, risultante dalla pratica di un’attività motoria adeguata alle capacità, possibilità ed esigenze-preferenze di ciascun individuo che assume la responsabilità della propria salute”, non deve però trarre in inganno. Gli account Fitspiration, che imperversano sul web e propongono uno stile di vita salutare attraverso l’esercizio fisico e la corretta alimentazione, nascondono infatti numerose insidie. Boepple e Thompson (2016) hanno comparato i contenuti relativi ai siti di Thinspiration con quelli provenienti dai siti Fitspiration e hanno evidenziato che, sebbene i primi fossero maggiormente correlati alla perdita di peso e all’impulso alla magrezza, entrambi (rispettivamente 88% e 80%) presentavano messaggi colpevolizzanti sul peso o sul corpo e stigmatizzanti verso il sovrappeso, termini oggettivanti e suggerimenti per diete ipocaloriche e restrizione alimentare.

Analogamente, Alberga e colleghe (2018) hanno analizzato 360 post di Fitspiration e Thinspiration su Instagram, Tumblr e Twitter, rintracciando diverse similitudini, con immagini focalizzate per entrambi su aspetto fisico e apparenza, foto sessualmente allusive e messaggi che incoraggiavano a ridurre l’introito calorico. Sono stati anche confrontate 734 immagini, di cui 269 relative a Thinspiration, 189 a Fitspiration e 276 a Bonespiration (corpi magrissimi e ossa sporgenti) su tre piattaforme, Instagram, Twitter e We Heart It: nonostante i contenuti Fitspiration presentassero generalmente corpi più muscolosi, un sottogruppo di immagini era simile a quelle Thinspiration nell’evidenziare clavicole, costole e colonna vertebrale, enfatizzando l’ideale della magrezza (Talbot et al., 2017). Un esperimento condotto su 130 studentesse universitarie, di età compresa tra 17 e 30 anni, ha rilevato che l’esposizione a immagini Fitspiration incrementa l’insoddisfazione corporea, l’umore negativo e il bisogno di praticare esercizio fisico e mangiar sano (Tiggerman & Zaccardo, 2015).

Eppure alcuni studi hanno rimarcato delle differenze principali tra Thinspiration e Fitspiration. Harris e colleghi (2016) hanno trovato che su Twitter i messaggi Thinspo riguardavano maggiormente tematiche di perdita di peso, purging, binging, disturbi alimentari e il desiderio di possedere una certa caratteristica o tipo di corpo, mentre quelli Fitspo erano più inclini a includere alimentazione sana, esercizio fisico e forza. Inoltre, mentre i mittenti della fitspiration erano soprattutto aziende e organizzazioni, quelli thinspiration riguardavano soprattutto i contenuti di singole persone. Un’altra analisi, eseguita sempre su Twitter, ha mostrato come i contenuti Fitspiration abbiano principalmente una valenza positiva (Tiggermann, Churches, Mitchell & Brown, 2018).

Carrotte e colleghe (2017) hanno invece indagato le caratteristiche dei contenuti Fitspo su Instagram, Facebook, Twitter e Tumblr, trovando che, su 415 post esaminati ben 295 erano relativi solo a fitness ed esercizi, e in particolare le donne apparivano tipicamente magre e toniche, mentre gli uomini muscolosi. Emerge una sovra rappresentazione di un certo tipo di ideale corporeo a cui sono soggetti entrambi i sessi, che combina il fitness con magrezza o muscolosità, suggerendo come si possa essere adeguati solo in un determinato modo (Tiggermann & Zaccardo, 2016). Un’altra ricerca si è occupata di esaminare la natura di immagini e testi presenti sui post Fitspiration (Deighton-Smith & Bell, 2018): dall’analisi di contenuto su 1000 immagini di Instagram, è emerso che gli individui erano tipicamente rappresentati in modi sessualmente oggettivanti, incoraggiando così l’auto-oggettivazione; mentre dall’analisi dei testi su 400 immagini sono stati identificati alcuni temi comuni, ad esempio “fit è sexy”, “le tue scelte ti definiscono”, “piacere e perseveranza attraverso il dolore”, esaltando l’attività fisica come mezzo per raggiungere certi ideali estetici e perpetuando la cultura dell’apparenza.

Holland e Tiggermann (2017) hanno condotto un’analisi comparativa tra un campione di 101 donne che pubblicavano su Instagram immagini Fitspiration e un campione di 102 donne che condividevano immagini di viaggio. Quelle del primo gruppo riportavano punteggi significativamente più elevati in merito a impulso alla magrezza, bulimia, impulso alla muscolosità, emotività negativa ed esercizio compulsivo (quest’ultimo si riflette nel senso soggettivo di essere obbligati o spinti ad esercitarsi, priorità dell’esercizio fisico sulle altre attività e distress in caso di incapacità di allenarsi); almeno un quinto di queste donne erano a rischio di sviluppare un disturbo alimentare rispetto a chi pubblicava immagini di viaggio.

Negli uomini appare evidente che il fitness e la muscolosità siano componenti chiave nella costruzione del concetto di sé e dell’autostima. Le preoccupazioni del genere maschile sono soprattutto rivolte all’incremento di peso e di massa muscolare, evidenziando livelli più elevati di insoddisfazione corporea e una maggiore possibilità di incorrere in disturbi alimentari o dismorfia muscolare (Furnham & Calman, 1998). Palmer (2015) ha studiato gli effetti della Fitspiration sul genere maschile, rilevando che la maggioranza di essi si servivano dei contenuti offerti sui social per accrescere la propria conoscenza e migliorare la routine di allenamento e di conseguenza il proprio aspetto esteriore. Non solo, i partecipanti di sesso maschile effettuavano confronti di tipo downward e il loro scopo principale era rendere gli altri gelosi della propria forma fisica. Pur mostrandosi selettivi nella ricerca di immagini e consapevoli della manipolazione e artificiosità di alcune di esse, i contenuti a cui erano esposti mantenevano lo stereotipo di iper mascolinità esercitando pressioni sul fisico ideale da esibire.

Un altro studio (Robinson et al., 2017) ha messo in rilievo che la visione di immagini relative all’ideale atletico conduceva a maggior insoddisfazione corporea rispetto a quelle che esaltavano il thin ideal beauty, e che le immagini Fitspiration presentavano promesse ingannevoli, portando a credere che impiegando tempo e sforzi sufficienti sarebbe stato possibile sviluppare il proprio corpo. Inoltre, le immagini di fitness erano fonte di ispirazione, ma di fatto non conducevano ad un conseguente cambiamento comportamentale. In contrasto, uno studio di tipo longitudinale ha specificato che l’interiorizzazione dell’ideale del corpo atletico, così come accade per quello magro, risulta deleterio, inducendo nei soggetti forti sensi di colpa in caso di mancata sessione di allenamento, predicendo in particolare l’esercizio compulsivo, ma non l’insoddisfazione corporea o la dieta (Homan, 2010).

Alcuni autori (Vaterlaus, Patten, Roche & Young, 2015), utilizzando focus group e interviste, hanno osservato che più della metà dei 34 partecipanti (tra i 18 e 25 anni) che possedevano Instagram, Pinterest o Facebook seguivano account Fitspo per rimanere motivati. È stato però riconosciuto che quelli che condividono contenuti relativi a dieta ed attività fisica spesso esercitano una forma di “ditigal bragging” (millanteria digitale), elevando la propria autostima e senso di realizzazione e celebrando i risultati raggiunti, ma al tempo stesso inducendo negli altri sentimenti di vergogna per il proprio corpo e stile di vita. Occorre anche menzionare il contributo di Libero magazine, una rivista digitale che si occupa di promozione della salute mentale e di condivisione di storie su ansia, depressione, disturbi alimentari, che, a partire dal 2014 circa, ha lanciato su diversi social l’hashtag StopFitspiration per rendere consapevoli dei danni connessi ai messaggi Fitspiration e sostenere un approccio più positivo e più bilanciato col fitness e col proprio corpo.

Ippocrate, conosciuto come il padre della medicina, sosteneva che:

Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in difetto né in eccesso, avremmo trovato la strada per la salute.

Il trend Fitspiration è stata creato per perseguire uno stile di vita salutare, ponendo in primo piano proprio l’importanza di svolgere attività fisica e curare l’alimentazione, in antitesi alla Thinspiration. Gli utenti dei social che seguono la Fitspiration riferiscono effettivamente anche benefici: si sentono parte di una comunità, ricevono supporto sociale, hanno accesso a numerose informazioni sulla salute, si sentono più motivati e percepiscono maggior senso di controllo personale. Eppure questo fenomeno, come emerge chiaramente da molteplici ricerche, presenta aspetti problematici: privilegia ideali fisici non generalizzabili né raggiungibili da tutti, con messaggi e testi che possono generare ansia, preoccupazioni, percezioni negative sul proprio corpo, sentimenti di inadeguatezza, atteggiamenti estremi nei confronti dell’esercizio fisico e anche disordini del comportamento alimentare. L’insoddisfazione corporea esperita può a sua volta esitare in isolamento sociale, vergogna, depressione e altri tipi di distress psicologico. È uno specchio che riflette una cultura ossessionata dalla forma fisica e dall’aspetto esteriore, che in realtà promuove, almeno in parte, comportamenti disfunzionali o potenzialmente dannosi e che ci invita a riflettere sul confine spesso labile tra salute e patologia. Risulta fondamentale predisporre innanzitutto interventi psicoeducativi, per informare sulle modalità con cui certi messaggi sui social media possono incidere sull’immagine di sé, su pensieri e comportamenti delle persone. Sono sicuramente necessarie ulteriori ricerche per approfondire un tema così ampiamente diffuso e in continua espansione, per comprendere altresì la sua influenza sul benessere dei giovani e degli adulti e sulle ricadute a breve/lungo termine, determinando i fattori di rischio individuali e i differenti tipi di contenuto associati con esperienze negative o positive del movimento Fitspiration.

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