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Antivaccinismo, quanto ci facciamo influenzare dalle fake news – Psicologia Digitale

La diffusione delle fake news porta ad influenzare e dirottare le scelte di un numero elevato di persone, come avviene nel caso dell' antivaccinismo

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 07 Ott. 2019

Aggiornato il 11 Nov. 2020 14:18

Complice una linea non chiara delle istituzioni, è sempre più alto il numero di chi sostiene che i vaccini siano inutili o addirittura dannosi. A dispetto di consolidate prove scientifiche di quanto, invece, essi siano uno strumento essenziale nella lotta a diverse malattie.

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 2) Antivaccinismo, quanto ci facciamo influenzare dalle fake news

 

L’influenza delle fake news ha portato ad un interesse crescente sia in ambito accademico che divulgativo perché è ormai chiaro quanto possano influenzare e dirottare le scelte di un numero non indifferente di persone, portando a concentrarsi più che su fatti e numeri oggettivi, su ‘scelte di pancia’ e viscerali. Anche in ambito sanitario il proliferare di ‘tuttologi’ e la flessibilità delle istituzioni vanno a indebolire la linea di demarcazione tra un’opinione e un obbligo dettato dalla consapevolezza scientifica. La psicologia come spiega tutto questo? Apparentemente, trattandosi di prove empiriche e di un tema delicato come la salute ci si aspetterebbe che l’uomo agisca come agente cognitivo e in maniera analitica. Eppure non è così.

Sicurezza, medicina alternativa, diritti e teorie complottistiche: di cosa parlano i siti antivaccinisti e quali sono le loro 4 tattiche

Nel suo lavoro del 2010 Kata, studiosa che si occupa da diverso tempo di antivaccinismo e fake news, ha analizzato quali sono le tematiche ricorrenti nei siti anti-vaccinisti. Da una scrematura delle decine di siti analizzati, i temi emersi sono sicurezza, medicina alternativa, diritti dei genitori e teorie complottistiche.

I vaccini vengono ritenuti una pratica dannosa che causa altre malattie (come AIDS, autismo, cancro, diabete ecc.), pratica che andrebbe sostituita da medicina alternativa come naturopatia o agopuntura, rimedi visti come più efficaci e non pericolosi. Tra chi si oppone all’obbligo di vaccinazione c’è anche chi ritiene che nessuno può sostituirsi al genitore nella gestione dei propri figli: si entra quindi nella sfera dei diritti. Viene rivendicata l’autonomia e la responsabilità del genitore che non si sente più ricettore passivo di obblighi dettati dall’alto e di cui non conosce la reale motivazione. Si collega a quest’ultimo punto il sostenere la concretezza di teorie complottistiche circa l’insabbiamento di prove che dimostrerebbero l’inefficacia e la dolosità dei vaccini: la vaccinazione sarebbe un business promosso da case farmaceutiche e classe sanitaria.

Sempre Kata nel suo lavoro del 2012 propone un’analisi che individua 4 tattiche utilizzate nei siti antivaccinisti per sostenere le proprie tesi e screditare gli oppositori.

La prima è alterare, travisare e distorcere i fatti scientifici. Vengono criticati studi considerati viziati da conflitti di interesse per finanziamenti da case farmaceutiche, nonostante questi stessi siti siano nebulosi quando si tratta di definire cosa rende uno studio attendibile. Dare credito a diverse spiegazioni a prescindere dalle evidenze mantenendo il messaggio di fondo: i vaccini fanno male e le autorità nascondono la cosa; è questa la seconda strategia. La terza tattica consiste nella censura: i contenuti a supporto della vaccinazione vengono rimossi e ogni critica eliminata, apparentemente per mantenere un contesto di confronto sicuro, con l’effetto di mostrare e rafforzare un unico punto di vista. Infine, la quarta strategia è attaccare chi si oppone e controbatte, tanto che a volte l’intimidazione può sfociare nell’attacco personale.

Se apertamente la critica non è sulla scelta o meno di vaccinare i propri figli quanto di essere liberi di scegliere a seguito di un’informazione completa (cioè che dia luce ad entrambe le posizioni) questi siti offrono solo ed esclusivamente informazioni e teorie contro la vaccinazione. Infatti, i dati riportati sono esposti in maniera selettiva in favore delle tesi anti vacciniste e non vengono citate ricerche o fonti con studi che dimostrano il contrario. Molti siti inoltre riportano anche informazioni pratiche, ad esempio su come ottenere l’esenzione, link a organizzazioni che offrono anche supporto legale in difesa del proprio diritto di dire no ai vaccini.

Alle radici dell’antivaccinismo: tra bias, sfiducia e il modello dello jiu jitsu

Quali sono i fattori che incidono sull’atteggiamento nei confronti della vaccinazione? Secondo Browne e collaboratori (2015) lo scetticismo nei confronti dei vaccini è la risultanza di un mix di elementi culturali e psicologici. Il rifiuto è legato ad alcuni fattori: una preferenza generale per la medicina complementare e alternativa (CAM) rispetto alla medicina convenzionale sia da parte di genitori che di operatori come omeopati e naturopati; la valutazione di alternative diverse e non convenzionali e un interesse alla formazione di orientamento spirituale, mentre lo stile cognitivo e livello di istruzione non sembrano essere determinanti. La vaccinazione viene vista come un’esperienza inutile ed innaturale, associata a disagio e contaminazione con materiali estranei e patogeni. Chi è scettico lo è anche nei confronti delle autorità e del controllo che esercitano, che siano scienziati, aziende governative o farmaceutiche.

Nel processo decisionale intercorrono anche dei bias, degli errori sistematici di valutazione. Ad esempio, viene sovrastimata l’incidenza dei rischi rari e delle reazioni di disagio o stress alla vaccinazione; ancora, dato che nei paesi sviluppati molte malattie sono state debellate, viene sottostimato l’impatto che può avere il non vaccinarsi. Abbiamo poi bias riguardo le conseguenze: ritenere che una conseguenza negativa causata da una nostra azione (vaccinarsi) abbia un peso maggiore rispetto a una conseguenza negativa di una non azione (il non vaccinarsi); ancora, ritenere più accettabili rischi naturali (cioè le malattie) rispetto ai rischi prodotti dall’uomo (ad esempio, le reazioni alle vaccinazioni).

Ci sono poi degli Autori che propongono delle spiegazioni trasversali che spiegherebbero come mai sia così difficile estirpare false credenze non derivate da evidenze.

Lo studio di Hornsey e colleghi (2018) ha coinvolto 24 nazioni (Italia non inclusa) per una analisi empirica sulla base del modello elaborato con Fielding (2017), il cosiddetto modello delle ”attitude roots”, delle radici degli atteggiamenti di ostilità e negazionismo verso evidenze provate scientificamente.

Secondo Hornsey e colleghi il modello del deficit può spiegare solo in parte la resistenza ad assimilare e comprendere un messaggio che sia basato sull’evidenza. Seguendo la spiegazione del modello del deficit, basterebbe ripetere e rinforzare il messaggio affinché questo diventi acquisito e compreso. Gli Autori invece introducono il concetto di ‘radici dell’atteggiamento’ che sono le paure, le ideologie, le visioni del mondo e i bisogni identitari che sostengono e motivano specifici atteggiamenti di “superficie” come l’antivaccinismo (ma come anche lo scetticismo climatico, l’antievoluzionismo e in generale tutte le teorie cospirazionistiche non basate su evidenze). Al fine di sviluppare interventi che possano essere davvero efficaci, gli Autori utilizzano la metafora dello jiu jitsu: così come in quest’arte marziale si insegna a usare la forza dell’avversario come punto a favore, trasformando il potere dell’avversario in una risorsa, così la persuasione avviene identificando la motivazione sottostante e quindi personalizzando il messaggio in modo che si allinei con essa.

Oltre le fake news, una comunicazione più efficace

Nonostante ci sia fermento nel mondo scientifico nello smentire le informazioni false, ragionare secondo il modello del deficit non basta. Tanto sono diffuse le fake news tanto c’è chi vi si contrappone: i cosiddetti debunker (termine col quale ci si riferisce nel mondo anglosassone – un corrispettivo italiano al momento non esiste – a chi smentisce le notizie antiscientifiche attraverso prove scientifiche). Piuttosto che una mancanza di informazioni corrette e della capacità di elaborarle in modo appropriato, c’è una vera e propria una resistenza.

Gli sforzi per contrastare l’ antivaccinismo dovrebbero tener conto dei bias sistematici descritti da Browne e Hornsey. L’ antivaccinismo viene visto come una scelta antiautoritaria e non convenzionale, come affermazione di sé e della propria autonomia intellettuale. Si tratta di atteggiamenti legati a spiritualità, apertura e aderenza alle CAM.

Una strategia efficace può essere quella proposta da Hornsey e Fielding col modello dello jiu jitsu: creare messaggi persuasivi che non vadano a contrastare in modo diretto un atteggiamento basato su valori e ideologie, ma che si allineano a quelle motivazioni e le utilizzano per catturare l’attenzione e portare al cambiamento.

Al momento non vi è una linea unica su come impedire che si diffondano informazioni false e fake news. Le istituzioni non devono ignorare il fenomeno ma lavorare di più online: avvicinarsi ai pazienti, ai loro interrogativi e ai loro dubbi, in modo da aumentare la fiducia nella scienza e nel metodo scientifico.

 


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