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I disturbi dissociativi e l’amnesia dissociativa

L' amnesia dissociativa è l'incapacità di ricordare importanti informazioni autobiografiche che comunemente vengono ricordate facilmente

Di Redazione, Serena Mancioppi

Pubblicato il 22 Mag. 2019

Nel DSM 5 i disturbi dissociativi, tra cui anche l’ amnesia dissociativa, sono riportati in prossimità dei disturbi legati a traumi o a stress intensi, pur non facendone parte. Questo tuttavia sottolinea lo stretto rapporto tra queste classi diagnostiche. 

 

L’ amnesia dissociativa fa parte di un gruppo di condizioni cliniche chiamate disturbi dissociativi.

Secondo il DSM 5, i disturbi dissociativi sono caratterizzati da una discontinuità nella normale integrazione della coscienza, della memoria, dell’identità, della percezione, della rappresentazione del corpo e del comportamento. I sintomi dissociativi possono potenzialmente compromettere ogni area del funzionamento psicologico, sociale, relazionale e lavorativo di una persona.

I disturbi dissociativi comprendono:

I disturbi dissociativi si manifestano frequentemente a seguito di traumi, e molti dei sintomi, compreso l’imbarazzo, la confusione circa i sintomi o il desiderio di nasconderli, sono influenzati dalla stessa esperienza del trauma.

Amnesia dissociativa: cos’è?

La caratteristica che definisce l’ amnesia dissociativa è l’incapacità di ricordare importanti informazioni autobiografiche che dovrebbero essere ben conservate nella memoria e comunemente ricordate facilmente. L’ amnesia dissociativa differisce dall’ amnesia permanente causata da danni neurologici o tossicità che impediscono la ritenzione o il richiamo delle memorie, questo significa che l’ amnesia dissociativa è sempre potenzialmente reversibile. Nell’ amnesia dissociativa, infatti, i ricordi esistono ancora ma sono profondamente sepolti nella mente della persona e non possono essere recuperati. Tuttavia, possono riemergere da soli o dopo essere stati innescati da trigger ambientali.

Ci sono diversi modi in cui l’ amnesia dissociativa può manifestarsi:

  • L’ amnesia localizzata è l’incapacità di ricordare eventi per un tempo limitato, è la forma più comune di amnesia dissociativa e di solito si manifesta nelle ore successive all’evento stressogeno/traumatico.
  • nell’ amnesia selettiva l’individuo riesce a ricordare alcuni, ma non tutti, gli eventi di un periodo limitato nel tempo; quindi può ricordare una parte di un evento traumatico, ma non altre.
  • L’ amnesia generalizzata è rara e comporta una completa perdita di memoria della storia di una persona; gli individui con amnesia generalizzata possono dimenticare anche la propria identità.
  • Nell’ amnesia sistematizzata l’individuo perde la memoria di una specifica categoria di informazioni (ad es. tutti i ricordi relativi alla famiglia di origine o alla propria infanzia o relativi a una persona in particolare).
  • Nell’ amnesia continua, l’individuo da un certo momento in poi dimentica tutti i nuovi eventi man mano che si verificano.

L’ amnesia dissociativa non si verifica necessariamente immediatamente dopo l’inizio dell’evento stressante, può verificarsi dopo molte ore o persino giorni. A volte appaiono dei flashback dell’evento, come nel disturbo da stress post-traumatico, ma in questo caso non si sa che questo contenuto è reale.

Nella maggior parte dei casi, ci sono problemi comportamentali, affaticamento, disturbi del sonno, depressione e abuso di sostanze.

Amnesia dissociativa e fuga dissociativa: perdita dell’identità da stress

La fuga dissociativa è considerata una sottomanifestazione dell’ amnesia dissociativa, la persona si allontana da casa e dal luogo di lavoro, abbandonando la sua città e la famiglia, non è in grado di ricordare il proprio passato, e manifesta confusione circa l’identità personale. Questo può durare poche ore ma anche anni: in alcuni casi la perdità dell’identità è così grave e prolungata che la persona può assumere una nuova identità parziale o completa, con una nuova famiglia e un nuovo lavoro.

In alcuni casi la fuga dissociativa può essere la manifestazione del desiderio mascherato di “fuga” da una situazione avversa, anche se in nessun caso si tratta di una simulazione di malattia. Durante l’episodio di fuga dissociativa, il soggetto può presentare comportamenti normali e non attiranti l’attenzione.

Quando l’episodio finisce, la persona si ritrova in un luogo sconosciuto, non sapendo come ci sia arrivato. Di solito non ricorda cosa è successo durante l’episodio, sebbene inizi a recuperare la memoria degli eventi antecedenti l’episodio di fuga dissociativa. A volte il recupero della precedente identità avviene gradualmente, ma alcuni dettagli potrebbero non essere mai recuperati.

Amnesia dissociativa e Trauma

L’ amnesia dissociativa è stata associata a uno stress travolgente, che può essere il risultato di eventi traumatici (guerra, incidenti o le calamità naturali) che la persona ha vissuto o alle quali ha assistito.

La disorganizzazione dell’attaccamento è considerata l’esperienza primaria che determina la predisposizione a sintomi dissociativi: sono comuni storie traumatiche di abusi, maltrattamenti e trascuratezza. L’ amnesia dissociativa è stata osservata in tutte le fasce di età ed è più probabile che si verifichi quando le esperienze infantili avverse (ace) sono in numero maggiore, più frequenti e gravi.

La rimozione dalle circostanze traumatiche alla base dell’ amnesia dissociativa può comportare un rapido ritorno di memoria. La perdita di memoria degli individui con fuga dissociativa può essere particolarmente refrattario.

Nel DSM 5, i disturbi dissociativi sono riportati in prossimità dei disturbi legati a traumi o a stress intensi, pur non facendone parte. Questo tuttavia sottolinea lo stretto rapporto tra queste classi diagnostiche. Sia il disturbo acuto da stress che il disturbo da stress post-traumatico presentano sintomi dissociativi, tra cui amnesia, flashback e depersonalizzazione/derealizzazione.

L’essere esposti ad un’esperienza traumatica, ovvero che comporti un pericolo di vita (da definizione del DSM), attiva in noi il sistema di difesa, un sistema molto arcaico incaricato di proteggerci dalle minacce ambientali che agisce con estrema rapidità ed al di fuori della consapevolezza.

Di fronte a un pericolo si attivano in noi 4 risposte del sistema di difesa: freezing (congelamento), fight (attacco), flight (fuga), faint (svenimento/distacco). Il freezing è un’immobilità tonica che permette di non farsi vedere dal predatore mentre si valuta quale strategia (fight: attacco o flight: fuga) sia la più adatta per la situazione specifica. Quando nessuna di queste strategie sembra avere qualche possibilità di riuscita l’unica ed estrema risposta possibile è il faint, la brusca ed estrema riduzione del tono muscolare accompagnata da una disconnessione fra i centri superiori e quelli inferiori. È una simulazione di morte, ovviamente automatica e non consapevole, perché in genere i predatori preferiscono prede vive. In questa situazione, per mezzo di attivazione del sistema dorso-vagale, vi è un distacco dall’esperienza e sono possibili sintomi dissociativi.

Se, come accade negli individui con sviluppo traumatico, l’attivazione del sistema di difesa perdura a lungo, questa attivazione si trasforma da risposta evolutivamente adattativa a risposta disadattativa, perché impedisce un normale esercizio della metacognizione ed in generale delle funzioni superiori della coscienza, non permettendo l’integrazione di quella memoria traumatica che rimane, tuttavia, iscritta nel corpo (Tagliavini, 2011).

Le esperienze traumatiche disgregano le funzioni integratrici superiori. La disgregazione porta dunque al manifestarsi di fenomeni dissociativi e i sintomi dissociativi (di distacco/di compartimentazione) ne sono il risultato.

Negli ultimi anni si è a lungo discusso sul ruolo adattivo della dissociazione nel trauma. L’ipotesi più diffusa sembra essere quella che vede i sintomi dissociativi come protettivi rispetto al trauma, altri autori sostengono che la dissociazione sia disgregazione di coscienza e intersoggettività a cui segue, come fenomeno secondario e spesso fallace, la protezione dal dolore (Liotti e Farina, 2011). Inoltre la dissociazione non solo non sarebbe una protezione dal dolore, ma un’esperienza al limite dell’annichilimento, dalla quale la mente deve difendersi per non sprofondare nell’abisso.

L’amnesia dissociativa e teoria della dissociazione strutturale

I teorici della dissociazione strutturale (Van der Hart, Nijenhuis & Steele, 2006) sottolineano la presenza di differenze qualitative tra i diversi tipi di esperienze dissociative e di caratteristiche tra loro non sovrapponibili; le esperienze dissociative non sono sempre il segno di un fallimento integrativo delle funzioni mentali, mentre nei disturbi dissociativi veri e propri c’è sempre invece una divisione del sé, con diversi modi di vedere se stessi e il mondo, diversi sentimenti e comportamenti.

I tre livelli di dissociazione strutturale secondo Van der Hart e colleghi (2000) sono:

  1. Dissociazione primaria, caratterizzata dalla presenza di una personalità prevalente capace di portare avanti la vita quotidiana (ANP), mantenendo insieme i ruoli principali per la persona (es: madre, moglie, lavoratrice, figlia, amica…), e una sola parte emotiva (EP), che conserva nella forma primordiale la reazione emotiva legate al trauma, rimettendola in atto solo quando una situazione trigger lo rende necessario.
  2. Il secondo livello è la dissociazione secondaria, in cui è presente una sola personalità principale (ANP), ma diverse parti emotive (EP) ognuna delle quali conserva una diversa modalità difensiva (attacco, fuga, freezing, morte apparente) legata al trauma, e comporta invece il verificarsi di reazioni emotive e comportamentali diverse e talora contrastanti di fronte a situazioni percepite come pericolose.
  3. Infine la dissociazione strutturale terziaria è caratterizzata dalla presenza di due o più personalità che agiscono e si muovono nella vita quotidiana (ANP), non consapevoli l’una dell’altra, e più EP che reagiscono istintivamente alle situazioni trigger, interne o esterne, ognuna mettendo in atto una modalità difensiva diversa. Questo livello corrisponde alla forma più grave, il Disturbo dissociativo dell’identità (DDI).

In tutti e tre i livelli tra le ANP e le EP c’è una barriera di amnesia dissociativa, un’impossibilità cioè per la ANP di riconoscere le diverse parti emotive come proprie e una impossibilità delle parti emotive di accedere alla vita quotidiana.

Come viene diagnosticata l’amnesia dissociativa?

Se sono presenti sintomi di amnesia dissociativa, il medico inizierà una valutazione eseguendo un’accurata anamnesi e un esame fisico. Anche se non esistono test di laboratorio per la diagnosi di disturbi dissociativi specificamente, il medico può utilizzare vari test diagnostici come neuroimaging, elettroencefalogramma (EEG), o esami del sangue per escludere malattie neurologiche o effetti collaterali dei farmaci, come causa dei sintomi di amnesia dissociativa. Alcune condizioni, comprese le malattie del cervello, il trauma cranico, intossicazioni da droghe e alcol e la privazione del sonno possono portare a sintomi simili a quelli di disturbi dissociativi, tra cui l’ amnesia.

Se non viene riscontrata alcuna malattia fisica, la persona può essere indirizzata a uno psichiatra o psicoterapeuta che potrà avvalersi test psicologici per caratterizzare meglio la natura dell’esperienza dissociativa.

Trattamenti per l’ amnesia dissociativa

Il primo obiettivo del trattamento per l’ amnesia dissociativa è di alleviare i sintomi e controllare qualsiasi problema comportamentale. Il trattamento mira quindi ad aiutare la persona ad esprimere ed elaborare in modo sicuro memorie dolorose, sviluppare nuove capacità di coping che aiutino a ristabilire il funzionamento e migliorare le relazioni. Il miglior approccio terapeutico dipende dall’individuo e dalla gravità dei sintomi. Oltre alla psicoterapia individuale, i pazienti possono beneficiare d’interventi specifici come la terapia dialettico-comportamentale DBT (Linehan, 1993a, 1993b), la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR; Shapiro, 2001), la psicoterapia sensomotoria (Ogden et al., 2006), le terapie di gruppo.

Non esistono farmaci specifici per trattare i disturbi dissociativi. Tuttavia, i farmaci possono essere utili ad alleviare la concomitante sintomatologia depressiva o ansiosa e i problemi di insonnia, così come l’impulsività o l’irritabilità, al fine di raggiungere una maggiore stabilizzazione emotiva.

Mentre potrebbe non essere possibile evitare l’ amnesia dissociativa, può essere utile iniziare il trattamento sulle persone non appena iniziano ad avere sintomi. L’intervento immediato a seguito di un evento traumatico o di un’esperienza emotivamente dolorosa può aiutare a ridurre la probabilità di disturbi dissociativi.

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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