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Ossitocina: un ormone che influenza le nostre interazioni sociali

Studi recenti suggeriscono che l'ossitocina sia implicata nello sviluppo delle interazioni sociali, aumentando i comportamenti pro-sociali come altruismo, generosità ed empatia. Diverse sono le ipotesi in merito al coinvolgimento di questo ormone in quei disturbi psichici in cui tali abilità risultano deficitarie.

Di Laura Stefanoni

Pubblicato il 07 Giu. 2018

Aggiornato il 17 Set. 2018 09:36

L’ ossitocina è un ormone peptidico composto da 9 aminoacidi, prodotto dai nuclei ipotalamici, in particolare sopraottico e paraventricolare, e prodotto dalla ghiandola pituitaria posteriore (neuroipofisi).

 

È ormai da tempo assodato come questo ormone giochi un ruolo centrale durante il travaglio e il parto e successivamente nel processo di allattamento. Più recentemente è stato inoltre indicato come elemento chiave nelle interazioni sociali e nelle nostre reazioni sentimentali, da questo il soprannome di “ormone dell’amore”. L’ ossitocina difatti aumenta i comportamenti pro-sociali come altruismo, generosità ed empatia e ci porta ad essere più propensi a fidarci degli altri. Questi effetti socio-cognitivi emergono in conseguenza della soppressione dell’azione dei circuiti prefontale e cortico-limbico, con conseguente abbassamento dei freni inibitori sociali come la paura, l’ansia e lo stress.

Il ruolo dell’ossitocina nella percezione dei rapporti sociali

In merito a questo aspetto, l’ ossitocina sembra essere implicata in particolare nella percezione dei volti, delle emozioni e di altre informazioni sociali. Negli ultimi anni sono stati numerosi gli studi che hanno cercato di indagare tale fenomeno, alcuni mediante anche la somministrazione dell’ormone per via nasale. I risultati hanno dimostrato, ad esempio, che la somministrazione intranasale di ossitocina può aumentare il riconoscimento delle emozioni e l’attività cerebrale durante la percezione di un volto. L’ormone in questione, quindi, sembra giocare un ruolo significativo nell’elaborazione delle informazioni interpersonali e nel mantenimento dei legami sociali.

Secondo un nuovo studio pubblicato su Science, però, in alcune situazioni sarebbe proprio l’ ossitocina ad impedirci di comprendere a fondo le intenzioni non del tutto amichevoli del nostro interlocutore, inibendo la nostra capacità di rilevare le intenzioni nascoste nelle facce degli altri. La psicologa ricercatrice Eyal Winter e il suo team hanno chiesto a un campione di 84 individui di guardare il programma “Friend or Foe?” (amico o nemico?) e valutare, dopo dopo essere stati istruiti per farlo, chi era sincero e degno di fiducia e chi no. Prima di guardare lo spettacolo, alcuni partecipanti hanno ricevuto una dose intranasale di ossitocina, mentre altri hanno ricevuto un placebo. Nel complesso, entrambi i gruppi erano in grado di identificare i volti amichevoli e quali concorrenti sarebbero stati in grado di cooperare. Tuttavia i risultati nei due gruppi si discostavano quando si trattava di identificare i concorrenti più falsi e ingannevoli. Secondo i ricercatori, infatti, l’ ossitocina sopprimerebbe l’attenzione per gli stimoli sociali negativi, con conseguente diminuzione della capacità di identificare l’astuzia nascosta in un volto apparentemente amichevole: “Quando motivazioni miste si nascondono sotto la patina di un volto amico, l’ ossitocina può ostacolare la nostra capacità di riconoscere che qualcosa non quadra” concludono.

Ossitocina e disturbi psichici

Proprio perché l’ ossitocina gioca un ruolo di grande importanza nella regolazione delle abilità sociali, è stato naturale il chiedersi da parte della comunità scientifica quale potesse essere il ruolo di quest’ormone nello sviluppo di quelle patologie che proprie nelle abilità relazionali trovano il loro principale aspetto di deficit.

Alcuni studi hanno riportato una “disfunzione nel processo dell’ ossitocina” nei bambini con disturbi autistici. Ci sono anche prove che i geni che influenzano l’ ossitocina, ad esempio il gene del recettore dell’ ossitocina, OXTR – possano essere coinvolti nello sviluppo dei disturbi dello spettro autistico.

Studi sul rapporto tra ossitocina e schizofrenia hanno prodotto risultati contrastanti: le associazioni con geni legati all’ ossitocina non appaiono così forti come per l’autismo. Tuttavia, alcuni studi suggeriscono che l’ ossitocina potrebbe essere un trattamento utile per i pazienti affetti da schizofrenia, in alcuni trial sperimentali infatti ci sono stati effetti incoraggianti sulla gravità della schizofrenia e sulla cognizione sociale.

Poiché l’ ossitocina è coinvolta nelle risposte allo stress, è stato anche studiato il suo potenziale ruolo nei disturbi dell’umore e disturbi d’ansia. Ad esempio, ci sono prove che l’ ossitocina possa essere coinvolta nelle risposte positive alla terapia elettroconvulsiva per la depressione grave. Finora ci sono  tuttavia poche prove che l’ ossitocina possa costituire un trattamento utile per l’ansia e la depressione. Lo stesso vale per i primi studi sull’ ossitocina per il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo e il disturbo di personalità borderline.

In conclusione “l‘evidenza suggerisce un ruolo dell’ ossitocina nella fisiopatologia di alcuni disturbi psichiatrici, in particolare quelli caratterizzati da menomazioni nel funzionamento sociale” scrive Cochran, dell’University of Massachusetts Medical School. “Tuttavia, la natura preliminare dei dati attualmente disponibili preclude una chiara comprensione della natura esatta di questo ruolo”. Così, nonostante alcuni risultati promettenti, è troppo presto per concludere che l’ ossitocina possa essere un trattamento utile per l’autismo, la schizofrenia, o qualsiasi altro disturbo psichiatrico.

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Laura Stefanoni
Laura Stefanoni

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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