L’ allopregnanolone, conosciuto comunemente come “allo”, è un metabolita del progesterone, nonché neurosteroide che si lega ai recettori del neurostrasmettitore gamma-amminobutirrico (GABA) modulandone l’attività.
Agli stessi recettori si legano anche le sostanze ansiolitiche, come le benzodiazepine. Nel momento in cui una sostanza si lega ai recettori gabaergici, l’allopregnanolone solitamente ne bilancia il segnale, dando origine ad umore positivo e sensazioni di benessere.
Diversi studi hanno evidenziato bassi livelli di allopregnanolone in patologie di ansia e depressione, disturbi spesso associati ad anoressia ed obesità.
Uno studio recente (Dichtel, 2017), a differenza dei precedenti, ha indagato l’impatto dell’ allopregnanolone su donne anoressiche e obese. Le partecipanti alla ricerca erano 12 donne con anoressia nervosa, amenorrea (assenza di ciclo mestruale) e un indice di massa corporea (IBM) minore di 18,5; 12 donne normo-peso con un IBM tra 19-24 e 12 donne obese con un IBM maggiore di 25. I partecipanti né avevano ricevuto una diagnosi di depressione/ansia, né assumevano antidepressivi. L’ ansia e la depressione erano state valutate con un questionario e i livelli di allopregnanolone erano stati misurati attraverso l’analisi del sangue.
I risultati evidenziavano che sia le donne con anoressia che quelle obese presentavano livelli di allopregnanolone nel sangue minori del 50 % rispetto a quello delle donne normo-peso. Inoltre, in tutti i partecipanti, i livelli di allopregnanolone correlavano significativamente con la severità dei sintomi depressivi e ansiosi valutati attraverso il questionario.
Chi possedeva bassi livelli di allopregnanolone presentava sintomi depressivi o ansiosi più gravi. Il decremento dell’ allopregnanolone nelle donne con anoressia od obesità, dunque, potrebbe essere dovuto a un funzionamento anomalo degli enzimi responsabili della trasformazione del progesterone in allopregnalone, causando anche disturbi dell’umore.
Alla luce di ciò, le sostanze che facilitano l’efficacia di questi enzimi potrebbero essere utili nell’incrementare i livelli di allopregnanolone, ma sono necessarie altre ricerche per individuare quale sia esattamente il deficit nel metabolismo del progesterone. In questo si potrebbero sviluppare farmaci che usino l’ allopregnanolone come marcatore biologico.
La speranza è quella di approfondire i meccanismi che determinano queste patologie per pensare a nuove terapie da utilizzare in futuro. In questa prospettiva Graziano Pinna, autore dello studio sopracitato e professore associato di psichiatria presso il “Chicago College of Medicine”, ha già avviato studi preclinici sui ratti, attraverso diverse strategie farmacologiche, per individuare le sostanze che incrementano i livelli di allopregnanolone nel sangue.