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L’uso della musica rap in terapia di gruppo con adolescenti aggressivi: la Group Rap Therapy

La Group Rap Therapy utilizza la musica rap come strumento terapeutico per adolescenti a rischio e all’interno dei gruppi terapeutici penitenziari.

Di Guest

Pubblicato il 11 Lug. 2017

La Group Rap Therapy (GRT) è una pratica di intervento creata in America che utilizza la musica rap come strumento terapeutico per adolescenti residenti in contesti a rischio e caratterizzati da un elevato tasso di violenza e all’interno dei gruppi terapeutici penitenziari con giovani arrestati per aggressività.

Di Arianna Ferretti, Luca Pelusi – OPEN SCHOOL , Studi Cognitivi Modena

Introduzione: la musica rap e il mondo degli adolescenti

La terapia di gruppo con gli adolescenti continua ad essere un trattamento molto efficace che predispone i ragazzi all’acquisizione di strategie di problem-solving, alla socializzazione e all’acquisizione di nuove conoscenze in un contesto peer, quindi tra coetanei (DeCarlo,2001). La musica è stata utilizzata in svariati ambiti: per costruire le capacità di resilienza, per prevenire la delinquenza e la devianza giovanile (Dutton, 2000).

Tra tutti i generi musicali il rap è stato più volte scelto come strumento da utilizzare nei gruppi che usano la musica per interventi con adolescenti e giovani adulti. Si tratta di un genere che nasce in un clima urbano del South Bronx, un quartiere di New York intorno agli anni ’70. La popolarità di questa cultura cresce esponenzialmente e molti gruppi distinti da differenti etnie e da un livello socio-economico simile iniziano ad identificarsi con il suo messaggio di fondo, con lo stile e con l’intera cultura Hip-Hop. Inizia, così, ad essere definito come un vero è proprio movimento anticonformista capace di esprimersi attraverso uno strumento molto potente: l’arte.

La musica, il ballo, la moda, il linguaggio e le arti visive portano dentro di sé tutto il mondo valoriale, morale, espressivo, emotivo ed esperienziale appartenente al cuore di questo movimento (Rose, 1994). Il rapper e/o l’MC (Masters of Ceremonies) scandisce versi seguendo un beat, ovvero una specifica successione di note realizzata dal beatmaker attraverso vari metodi e strumentazioni che vengono suonate da un DJ.

Il rap e l’hip-hop sono diventati, pian piano, rilevanti per i terapeuti che utilizzano la musica come strumento di sostegno non solo per la crescente popolarità di questa cultura, ma anche perché il rap è definito come una forma sociale che dà voce alle diverse tipologie di alienazione culturale e politica (Rose, 1994). Alcuni studi che hanno approfondito la relazione tra musica rap e comportamento criminale hanno riscontrato che i testi rap vanno ad influenzare le emozioni ed i sentimenti delle persone senza, tuttavia, portare a condotte problematiche (Gardstrom, 1999). Hadley e Yancy sostengono che la musica rap rappresenti un importante veicolo in grado di mantenere la sanità mentale e che sia diventato un mezzo attraverso il quale i giovani abbiano la possibilità di riconoscersi, di condividere, di interpretare ed elaborare la propria vita (Handley e Yancy, 2011).

La Group Rap Therapy

La Group Rap Therapy (GRT) è una pratica di intervento creata da DeCarlo in America che utilizza la musica rap come strumento terapeutico per adolescenti residenti in contesti a rischio e caratterizzati da un elevato tasso di violenza e all’interno dei gruppi terapeutici penitenziari con giovani arrestati per aggressività (DeCarlo, 2013).

Il presupposto centrale della Group Rap Therapy è quello di usare la musica come strumento psicologico in grado di sfruttare la sua potenzialità di ridurre l’ansia e alleviare il senso di dolore e paura (Aluende e Ekewenu, 2009). Originariamente la Group Rap Therapy è stata progettata come trattamento di supporto per i carcerati giudicati colpevoli per aggressioni e omicidi con la finalità di sviluppare in loro consapevolezza e successivamente andare a lavorare sulla disfunzionalità dei pensieri connessi all’uso della violenza come unico strumento risolutore di conflitto.

Il terapeuta che conduce questi incontri necessita, pertanto, di quattro caratteristiche essenziali: affidabilità, interattività, competenze culturali e autorevolezza. E’ dunque importante creare un clima altamente interattivo in cui il terapeuta sia in grado di riconoscere il modo in cui la razza, l’etnia, il linguaggio, le credenze, i comportamenti, le emozioni ed altre variabili possano operare nella vita dei partecipanti in relazione al contesto di appartenenza. Altro elemento indispensabile è la fiducia che chi conduce il gruppo deve essere in grado di instaurare con e tra i membri del gruppo stesso. Inoltre, i partecipanti all’attività di Group Rap Therapy mostrano la necessità di percepire l’ambiente di lavoro come abbastanza sicuro così da poter esprimere liberamente le proprie paure, debolezze, preoccupazioni, speranze e sogni. E’ consigliabile un atteggiamento autorevole da parte del terapeuta anziché punitivo, rigido o eccessivamente carico di regole. Saranno la conoscenza e le abilità del terapeuta stesso che porteranno al rispetto delle regole della Group Rap Therapy e ad un clima di benessere e sicurezza, andando ad arginare reazioni eccessive, elementi di disturbo e a regolare l’ansia dei partecipanti (DeCarlo & Hockman 2003).

Il presupposto specifico di questo approccio alla terapia di gruppo è quello di portare i pazienti ad una presa di consapevolezza di quei pensieri irrazionali e disadattivi che sostengono e determinano i loro agiti aggressivi. In questo modo è possibile interrompere la catena pensiero-emozione-comportamento disfunzionale per sostituirla con una maggiormente funzionale (Meichenbaum, 1995). DeCarlo ha scoperto che attraverso l’analisi dei testi delle canzoni rap, in un contesto terapeutico, è possibile sviluppare e raffinare le skills sociali andando a lavorare su frammenti di testo che trattano temi delicati come l’abuso, la violenza sulle donne, la gestione della rabbia, il controllo degli impulsi, il ragionamento, le regole sociali e morali, la responsabilità, l’identità e l’empatia (DeCarlo & Hockman 2003).

Group Rap Therapy: la procedura

Le sedute della Group Rap Therapy hanno generalmente la durata di un’ora con cadenza bisettimanale per sei settimane consecutive.

All’inizio di ogni settimana è prevista una seduta psicoeducativa in cui i pazienti, o il terapeuta, scelgono un topic da trattare, come ad esempio l’uso e/o l’abuso di droghe, l’aggressività, l’identità, e così via. Il gruppo, pertanto, si impegna ad affrontare la tematica scelta cercando di esprimersi con spirito critico in un clima di rispetto e apertura al dialogo.

Successivamente ad ogni partecipante viene chiesto di scegliere quattro canzoni interpretate dai propri rapper preferiti senza porre alcun limite alla selezione dei brani. Viene data una carta sulla quale è riportata una tematica specifica: abuso, gestione degli impulsi, controllo della rabbia e altri temi. A questo punto ognuno di loro ascolta uno scorcio di un brano rap, ininterrottamente, insieme al terapeuta. Infine, ogni membro appartenente al gruppo viene chiamato dal terapeuta per identificare e spiegare come il tema riportato sulla carta a lui assegnata possa essere messo in relazione allo scorcio di canzone ascoltato e infine alla propria esperienza personale (DeCarlo 2013).

Illustrazione di un caso trattato con Group Rap Therapy

Ad un ragazzo, che chiameremo Mike, incarcerato per agiti aggressivi viene data una carta con il tema dell’aggressività e viene selezionata la canzone “Before I Self Destruct” di Curtis Jackson che dice:

            You see Im’m a psycho, a sicko, I’m, crazy

            I said I got my knife, boy, I’ll kill you if you make me

            They wanna see me shot up, locked up then cage me

            I come back bigger, stronger and angry.

Terapeuta: Mike, hai il tema relativo all’aggressività. Puoi dirci quali sono i tuoi pensieri riguardo alla gestione della rabbia? Riesci a metterli in relazione alla canzone che hai appena ascoltato?

Mike: Bene, il cantante dice che è molto arrabbiato. Dice che ha un coltello e che ti ucciderà se provi a fregarlo. Una persona deve essere molto arrabbiata per dire una cosa del genere. Per me, quando dice “Sono tornato più grande, forte e arrabbiato” è come se sfidasse la persona a cui si riferisce nel testo.

Terapeuta: Ok, Mike. Come pensi che l’autore di questo brano gestisca la rabbia che esprime nella canzone?

Mike: So come si sente, so quello che pensa. E’ come se ci fossero troppe cose intorno a te che tu non riesci a controllare. Anche se provi a fare la cosa giusta, sei comunque bersaglio delle persone sbagliate che ti mettono in situazioni scomode e, talvolta, ti portano a fare del male agli altri e tu lo fai sapendo di farlo per proteggere la tua famiglia. Capisci cosa intendo? [tutto il gruppo fa cenno di sì con il capo]

Terapeuta: Quindi, Mike, tu hai detto “So quello che sente”. In che modo sei in grado di gestire la tua rabbia?

Mike: Devi solo cercare di calmarti prima che qualcuno ti faccia scoppiare. E’ come se io sapessi di essere un uomo che si arrabbia facilmente, ma non sono stato in grado di capire quanta rabbia portassi dentro finché non sono stato arrestato e ho avuto tempo per pensare. So che può sembrare strano ma è stato un bene che sia finito in prigione prima di fare dei gesti estremi fino a, magari, uccidere qualcuno. Davvero, dottore, il gruppo mi sta aiutando molto perché ascoltare musica mi tranquillizza per un po’. Quando sei calmo puoi parlare di un sacco di cose.

Discussione del caso

Il caso appena descritto dimostra come, grazie alla Group Rap Therapy, il gruppo sia in grado di riconoscere ed esprimere le proprie esperienze di vita riscontrate all’interno dei lyrics delle canzoni rap utilizzate per l’attività. In questo modo viene facilitata la scoperta di fattori personali che emergono a partire dalla tematica riportata sulla carta assegnata e che vengono, infine, discussi di fronte agli altri membri. Attraverso la condivisione di vissuti simili da parte dei partecipanti al gruppo è possibile lavorare sulle skills sociali producendo, inoltre, un senso di comprensione e sfogo.

Parlando delle emozioni, dei pensieri e dei comportamenti relativi ai cantanti, i partecipanti lavorano con più semplicità sui propri schemi di pensiero che veicolano il corredo emotivo e comportamentale. Il dialogo dimostrativo tra Mike e il terapeuta porta Mike ad un insight: ascoltare musica tranquillizza per un po’.  A tal proposito la relazione tra musica ed emozione è forte e già nota da tempo: ricerche neurobiologiche mostrano il modo in cui la musica vada a provocare risposte emotive di benessere e gratificazione (Mitterschiffhaler, 2007). Secondo Schneck e Berger’s (2006) i processi cognitivi coinvolti nell’ascolto di musica attivano una condizione psicologica di calma che, conseguentemente, rende più recettivi alla Group Rap Therapy. Le canzoni molto ritmate sembrano attivare e inviare informazioni al sistema uditivo e corticale andando, così, ad interagire con il sistema nervoso autonomo, determinando una sensazione di calma e benessere. Inoltre l’attivazione dei sistemi appena citati sembra influenzare positivamente la frequenza cardiaca, la pressione del sangue, la respirazione ed il consumo di ossigeno (Bernardi et al., 2006).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Aluende, C. O., & Ekewenu, D. B. (2009). Healing Through Music and Dance in the Bible: Scope Competence and Implications for the Nigerian Music Healers. Etno-Medicine, 3(2), 159-163.
  • Bernardi, L., Porta, C., & Sleight, P. (2006). Cardiovascular, cerebrovascular and respiratory changes induced by different types of music in musicians and non-musicians: the importance of silence. Heart, 92(4), 445-452.
  • DeCarlo, A. C. (2001). Promising Practices: Rap Therapy? An innovative approach to group work with urban adolescents. Journal of Intergroup Relations, 27(1), 40-49.
  • Dutton, S. E. (2001). Urban youth development Broadway style: Using theater and group work as veichkes for positive development. Social Work with Groups, 23(4), 20-39.
  • DeCarlo, A. C. & Hockman, E. (2003). Rap Therapy: a groupwork intervention technique for urban adolescents. Social Work with Groups, 26(3), 45-59.
  • DeCarlo, A. C. (2013). The Rise and Call of Group Rap Therapy: A Critical Analysis from its Creator. Group Analysis, 46(2), 225-238.
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  • Gardstorm, S. C. (1999). Music exposure and criminal behaviour. Perceptions of juvenile offenders. Journal of Music Therapy, 36, 207-221.
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  • Meichenbaum, D. H. (1995). Cognitive-behavioral therapy in historical perspective. In Bongar, B., & Beutler, L. (eds),  Comprehensive Textbook of Psychotherapy: Theory and practice, 140-158. New York: Oxford University Press.
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  • Rose, T. (1994). Black noise: Rap music and Black culture in contemporary America. London: Wesleyan University Press.
  • Schneck, D. J., & Berger, D. S. (2006). The music effect: Music physiology and clinical applications. London: Jessica Kingsley Publishers.
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  • Vettorato, G., & Gentili, F. (2010). La devianza giovanile in Italia negli ultimi 20 anni. Educare in un mondo che cambia, Roma, SCS, 15-23.
  • Wu, S., & Wu, Z. (2009). How to Use Hip-Hop Therapy on Hight-Risk Youth. China Social Work, 22, 55-57.
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