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The Young Pope di Paolo Sorrentino: il Finale di stagione – la voce al dolore dei bambini 

Nel finale di The Young Pope viene ripercorso il processo di maturazione e di elaborazione di chi da bambino ha subito maltrattamenti o abbandoni.

Di Loredana Paradiso

Pubblicato il 05 Gen. 2017

The Young Pope: L’intera puntata è centrata sulla trasformazione di Papa XIII e contemporaneamente di coloro che come lui hanno vissuto il trauma dell’abbandono o dell’abuso permettendo di osservare come la mente di un bambino e di un adulto possa in ogni momento della vita iniziare un importante lavoro di elaborazione e trasformazione di sé.

 

Le storie di maltrattamento subite dai bambini nella serie The Young Pope

A noi importa di tutti i bambini. Tutti” questa frase che rappresenta il filo conduttore del Finale di stagione si alza come un monito a tutta l’umanità nel colloquio tra Papa Pio XIII con il Cardinale Kurtwell e Monsignor Gutierrez.

L’attenzione al rispetto, alla protezione e alla cura dei bambini è presentata attraverso le immagini di un’infanzia maltrattata, negata, offesa dagli adulti e di una felice, serena rappresentata dal piccolo Pio, dai giochi dei bambini, dalla piccola Beata Juana.

Le storie di abbandono si intrecciano a quelle di maltrattamento e abuso nei percorsi esistenziali di Papa XIII, del Cardinale Gutierrez e Kurtwell e di David Taniston, figlio rinnegato di quest’ultimo. Ma Sorrentino non si ferma nella semplice denuncia di queste ultime situazioni, permette allo spettatore di comprendere la forza e la potenza delle relazioni nel processo di resilienza come nel caso della relazione di Lenny con Suor Mary e il Cardinale Spencer o del suo contraltare, ovvero nell’assenza di sostegno, nel vuoto relazionale come nel caso di Monsignor Gutierrez o di Kurtwell imprigionati nel passato di abuso sessuale subito e nel conseguente alcolismo del primo e nella riproposizione del comportamento abusante in età adulta del secondo.

 

Il finale di The Young Pope: la maturazione di chi ha subito maltrattamenti o abbandoni nell’infanzia

L’intera puntata è centrata sulla trasformazione di Papa XIII e contemporaneamente di coloro che come lui hanno vissuto il trauma dell’abbandono o dell’abuso permettendo di osservare come la mente di un bambino e di un adulto possa in ogni momento della vita iniziare un importante lavoro di elaborazione e trasformazione di sé.

Sorrentino ci accompagna nell’analisi dei processi psicologici che vivono i suoi protagonisti permettendoci di osservare le emozioni provate dai bambini e dagli adulti, i ricordi dei giochi relazionali subiti – si pensi al Cardinale Kurtwell o al giovane David Taniston – le rappresentazioni di sé interiorizzate in seguito alle esperienze maltrattanti e la dinamica arricchente del sostegno relazionale, affettivo ed emotivo che lavora sulla formazione dell’autostima in ogni età della vita (Gutierrez), sulla consapevolezza delle proprie potenzialità, sulla definizione del proprio progetto di vita, sull’assunzione di responsabilità, sulla riparazione delle sofferenze provocate o subite.

Nel Finale di Stagione il “bambino Papa XIII diventa adulto”, dopo un importante lavoro relazionale con Suor Mary e il Cardinale Spencer di elaborazione del trauma, di comprensione delle potenzialità e definizioni del proprio progetto di vita. Questo è ben visibile quando Papa Pio XIII chiede a Suor Mary “Chi sono io?”. E lei decisa risponde: “Tu sarai, il Papa più amato dalla gente. Tu sei un Santo, un bellissimo Santo. Tu sei il dolce Gesù Cristo sceso sulla terra. Grazie. …..”.

E’ in questo momento che entrambi sono pronti a salutarsi e che Papa Pio XIII è in grado di restituire il progetto di vita che Suor Mary ha sempre portato avanti, sapendo che ognuno può realizzarsi pienamente nella propria vita.

Suor Mary chiede a Papa XIII “ Dove andrò? “ “dove avresti voluto sempre essere con i bambini. Sei un’ orfana, gli orfani vogliono stare con i bambini per sempre”….. Come sai che sono un’orfana? L’ho sempre saputo. Come l’ha saputo ? E’ difficile per un Santo rispondere alle domande degli essere umani”. E’ in questo momento che Lenny restituisce a Suor Mary l’immagine che lei ha sempre cercato di presentargli della sua storia, delle sue capacità, della sua identità. E’ il momento del riconoscimento reciproco e legittimazione come genitori e figli: “Posso tornare a chiamarti Lenny? Solo se posso chiamarti Ma. Si puoi chiamarmi Ma”. E’ qui che il Papa comprende di aver concluso la ricerca dei genitori, riconosce la sua filialità sociale nei confronti di Suor Mary legittimandola come madre. Lenny diventa pienamente consapevole di sé, della sua storia, del suo progetto grazie alle persone che l’hanno sostenuto e restituito un’immagine di sé positiva, coerente con le sue potenzialità e con il suo progetto di vita, rivisitando l’immagine di sé come orfano attraversando l’immagine “dell’amore perso e dell’amore trovato”: “Aveva ragione lo sa, un orfano maturando può trovare un’inedita forma di gioventù dentro di sé”.

La maturità esistenziale di Papa Pio XIII è visibile nella relazione con Gutierrez verso cui assume la funzione di sostegno emotivo e affettivo. Quello che Suor Mary e il Cardinale Spencer avevano svolto nei confronti di Lenny, Papa Pio XIII lo riesce a compiere nei confronti di Gutierrez, offrendogli sin dai primi momenti del suo Pontificato, una visione di sé positiva, basata sulla fiducia, sulle potenzialità di essere e fare.

Papa Pio XIII si fida di Gutierrez e per questo gli assegna un progetto che gli permetterà di attraversare la sua storia, i suoi fantasmi e di trovare la forza di affermarsi, arrivando alle prove degli abusi di Kurtweell. Fino a quando gli chiederà di diventare suo segretario personale confidandogli: “Suor Mary ha terminato il suo compito” …. “Il Papa bambino si è fatto uomo, prima gli serviva una figura materna, ora invece un collaboratore”.

Voiello con delicatezza presenta al Papa XIII, ormai consapevole del fatto che è pronto a parlare della sua storia e del suo abbandono, il tema della scelta della rinuncia alla genitorialità, accennando al tema del “ripudio di un figlio” contrapponendola alla scelta di assunzione della responsabilità genitoriale di Suor Mary visibile nelle numerose storie di adozione e affidamento. Per lui essere genitori significa scegliere ogni giorno di esserci, di stare al fianco di un figlio, mentre chi abbandona, di frequente, sceglie di continuare a farlo, sino a rinnegare un figlio. E’ a questo punto che Papa Pio XIII, ormai diventato uomo, può ritornare alla sua domanda esistenziale più profonda: “Dov’è Dio” e collegando ancora la sua storia di vita al suo progetto personale, risponde: “A Venezia”. “E dove?” “Questa è una cosa che devo ancora scoprire”.

E così, anziché andare in Guatemala, decide di andare nella città lagunare, non per seppellire le bare, ma per incontrare Dio e per scoprire se stesso. Ed ecco che la piazza è piena, l’assenza si è riempita della presenza di Dio, così come il silenzio, il vuoto che ha mosso le folle che cercano Dio. Qui Sorrentino descrive un Papa che non ha paura di rivelarsi, che si riconosce come uomo, figlio, padre e Santo. E’ un Papa che si emoziona, che si lascia trasportare e arriva a spiegare chi è Dio attraverso le parole della piccola Beata Juan: “Dio è una linea che si apre…. Dio non sente, Dio non chiede …. e allora Dio chi è?” …….. “Dio sorride”.

In questo momento Papa Pio XIII si volge alla folla gremita nella piazza e dice: “E adesso io prego tutti voi sorridete”. Poi prende il binocolo, regalatogli da Gutierrez, e guarda ad una ad una le persone ridere. Lì, tra loro, vede i suoi genitori, prima con gli occhi dell’adulto, anziani, con il volto buio, poi con quelli del bambino, giovani, come se li ricordava. Ma come anticipato da Voiello, in quel momento si voltano e vanno via, responsabili non solo dell’abbandono, ma anche del rifiuto di lui come persona. Lenny per due volte vive l’abbandono, il primo quando l’hanno lasciato in Istituto, il secondo quando l’hanno rinnegato come figlio, in quella piazza, nel momento in cui lui ha raggiunto pienamente se stesso. Il dolore è lacerante, come quello vissuto vedendo Suor Mary andare via, ma ormai è adulto: ha la forza di andare avanti e di superare e resistere a quel dolore presentandosi a sé e agli altri nella più profonda autenticità e nella consapevolezza del proprio progetto di vita.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bertetti B., ( a cura di) ( 2008), Oltre il maltrattamento. La resilienza come capacità di superare il trauma. Franco Angeli, Milano.
  • Malaguti E., (2005). Educare alla resilienza. Come affrontare crisi e difficoltà e migliorarsi.  Erikson, Trento.
  • Walsh F., a cura di (1995). Ciclo vitale e dinamiche famigliari.  Tra pratica e clinica.  Franco Angeli, Milano.
  • Walsh F. ( 2008). La resilienza famigliare.  Raffaello Cortina Editori, Milano
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