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The Young Pope di Paolo Sorrentino: una lezione di psicologia su abbandono e resilienza

The Young Pope di Paolo Sorrentino è incentrato sul trauma da abbandono del giovane Papa, abbandonato dai genitori quando era bambino.

Di Loredana Paradiso

Pubblicato il 18 Nov. 2016

E’ stata sufficiente la prima puntata dell’opera The Young Pope del regista pluripremiato agli Oscar Paolo Sorrentino, per comprendere che eravamo di fronte ad una lezione di psicologia della personalità, dello sviluppo, della famiglia e delle organizzazioni.

Ogni personaggio, ogni ambiente, ogni evento di The Young Pope descrivono l’uomo nella sua complessità, attraversando i temi più attuali dell’esistenza umana, delle relazioni socio-politiche, della famiglia, del confronto tra i popoli, le generazioni e i generi. Le mura del Vaticano rappresentano l’ambiente scelto per descrivere l’Uomo nella sua più profonda ambiguità e  contraddizione, passando dal paradosso e dal grottesco come strumento per narrare le contraddizioni e le ingiustizie. Ambizione, umiltà, lealtà, amore, odio, umanità, santità, ipocrisia e ogni altra sfumatura del comportamento umano prendono vita dalle storie dei diversi protagonisti chiamati ad esprimere le tensioni tra il sacro e il profano, l’umanità e la santità.

Come di fronte ad ogni capolavoro lo sguardo di una persona è solo un punto di vista all’interno di una rete di significati che attraversa i molteplici piani interpretativi presenti nell’opera, come quello della genitorialità e fratellanza sociale, delle diversità tra i popoli, delle diversità tra i generi.

The Young Pope si presenta anche come una sofisticata lezione di sociologia, di politiche organizzative, di filosofia e semantica ponendo al centro la storia di abbandono di Lenny Belardo (Papa Pio XIII) che rappresenta uno dei piani narrativi più interessanti della proposta cinematografica, per noi psicologi.

In The Young Pope è descritto in modo particolareggiato il significato cognitivo ed emotivo dell’abbandono sino alla delineazione della personalità di Pio XIII che si struttura infatti intorno al tema della perdita dei genitori biologici.

 

Il vissuto dell’abbandono in The Young Pope: Lenny Belardo, il Papa orfano

Pio XIII (Jude Law) in ogni occasione si presenta come un orfano: questa esperienza di vita si trasforma in un elemento della sua identità. Il cardinale Andrew Dussolier (Scott Shepherd), fratello nella vita, gli chiede:  “Chi sei tu Lenny”  e Papa Pio XIII  “Sono un orfano come te”. “E quando crescerai?”  e Lenny risponde:  “Mai, un prete non cresce mai perché non può diventare padre, sarà per sempre figlio”.

Il vissuto dell’essere un orfano arriva a ribaltare il principio del prete – padre,  lasciando la vocazione nell’esperienza della filialità, anziché nella paternità o di entrambe: la frase “un prete non cresce mai perché non può diventare padre, sarà per sempre figlio”  infatti è legata alla sovrapposizione del vissuto dell’essere orfano, con quello dell’impossibilità della paternità biologica, senza vedere la paternità sociale della vocazione che permette invece al prete di essere padre e figlio. In realtà è come se dicesse: “chi è orfano non può fare il padre, perché non ha potuto essere figlio”. E’ la filialità che ci permette di vivere la paternità intesa come progetto consapevole di assunzione della responsabilità e della cura nei confronti di un’altra persona, e se un bambino non ha fatto esperienza di una relazione di filialità questo progetto è difficile, quasi impossibile.

Sullo stesso tema Paolo Sorrentino aggiunge il concetto che un bambino abbandonato “non può fare il bambino e non può essere  un bambino”: il dolore dell’abbandono si trasforma nella ricerca di un sé che sfugge in continuazione quando non è possibile  arrivare alle risposte alle domande più profonde della vita come “chi sono io?”, “da dove vengo?”, “Perché mi hanno abbandonato?”

Nella narrazione della personalità di Pio XIII infatti queste domande si presentano come un’ossessione che, in qualche caso, ostacolano la piena realizzazione di sé.  Il peso della sofferenza offusca l’infanzia che non può essere vissuta in modo sereno  perché interrompe i processi di crescita, di maturazione che si compiono all’interno di una “relazione sufficientemente buona”  con genitori biologici o sociali.

Lenny Belardo, il giovane Papa in The Young Pope, vive l’abbandono come un dato reale e attuale: rivive continuamente con flash back improvvisi il momento in cui viene lasciato dai genitori davanti il cancello dell’orfanotrofio, dove i genitori sono ricordati con volti idealizzati che diventano un’ossessione nella vita quotidiana. Odori, sapori, rumori rievocano il passato rendendo visibile la dinamica tra la memoria traumatica e autobiografica. Le percezioni si accavallano nell’esperienza del Papa portandolo a vivere situazioni di estremo dolore visibile nel suo apice nella 7^ puntata, quando Suor Mary,  “madre sostituta” attenta al percorso di crescita del proprio figlio, comprende il travaglio esistenziale del Papa e l’influenza di questo sul Pontificato. Il profilo di Suor Mary (Diane Keaton), del Cardinale Michael Spencer (James Cromwell), e di Andrew Dussolier permettono di aprire la riflessione sul ruolo della genitorialità e fratellanza sociale  con particolare riferimento all’influenza che hanno sui processi di resilienza.

 


VIDEO: The Young Pope (2016) Trailer italiano:

Nei prossimi giorni pubblicheremo la seconda parte di questo articolo.

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