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Imparare giocando: le strategie di apprendimento basate sul gioco nel passaggio all’età scolare

E' stato dimostrato quanto il gioco favorisca nei bambini lo sviluppo cognitivo, socioemotivo, la regolazione emotiva e riduca lo stress. 

Di Chiara Arlanch

Pubblicato il 17 Ott. 2016

Aggiornato il 28 Mar. 2019 13:38

Il gioco indirizzato dall’adulto o “guided play” può essere efficace nel promuovere l’apprendimento (Skolnik Weisberg et al., 2013). Questo tipo di metodo prevede un apprendimento centrato sul bambino, che ha un ruolo centrale nella scelta delle attività; il gioco in questo caso è tuttavia introdotto e stimolato anche dall’adulto, che dà il via al processo didattico, stabilisce gli obiettivi e cerca di monitorare il procedimento, mantenendo l’ attenzione sugli scopi stabiliti.

Chiara Arlanch, OPEN SCHOOL PSICOTERAPIA COGNITIVA E RICERCA 

L’importanza del gioco nello sviluppo dei bambini

La letteratura scientifica è unanime nel considerare le attività di gioco molto importanti per lo sviluppo dei bambini: la crescita è un processo lungo e complesso ed è influenzata da fattori interni ed esterni alla persona e da molteplici figure che ruotano attorno al bambino.

Fin dai primi mesi dopo la nascita il bambino inizia a giocare, in parte spontaneamente e in parte perché molto sollecitato da ambiente e adulti. Ogni piccolo progresso che effettuerà lo aiuterà a diventare un adulto competente sotto vari punti di vista: riuscirà probabilmente a trovare e mantenere un lavoro, ad avere relazioni affettive significative, a coltivare i propri interessi e a prendersi anche cura della propria salute; molti sforzi per allenarsi ad essere dei veri e propri adulti avvengono proprio nei primi anni di vita.

Sembra dunque importante che questi piccoli primi tentativi di imparare vengano favoriti e incoraggiati, poiché tramite l’attività ludica un bambino può esplorare e scoprire la realtà e la persona che vuole diventare. La società odierna sottovaluta spesso l’importanza del ruolo del gioco per lo sviluppo dei bambini, come emerge da molteplici articoli che trattano la tematica: avere una maggiore consapevolezza del ruolo del gioco nel favorire l’apprendimento può portare miglioramenti anche all’interno di una classe. I bambini potrebbero imparare meglio, più in fretta e in modo più incisivo se utilizzano il gioco nei loro apprendimenti quotidiani, anche all’interno delle classi scolastiche, partendo dalla scuola dell’infanzia fino alle scuole elementari ed oltre. Soprattutto nelle fasce d’età dai tre ai dieci anni sembra che il gioco assuma un ruolo fondamentale nella vita del bambino, diventando spesso l’attività che più ne assorbe cuore e mente. Un maggiore utilizzo di strategie di gioco all’interno della scuola potrebbe favorire una maggiore motivazione intrinseca nel bambino, che può arrivare ad essere veramente coinvolto e interessato nell’apprendimento, non vedendolo come un dovere. In seguito verranno riportate alcune recenti ricerche sull’argomento, che affrontano tematiche relate al ruolo del gioco nell’educazione attuale.

 

Evidenze multiculturali sull’importanza del gioco per l’apprendimento

Lo studio sperimentale condotto da Lillemyr e colleghi nel 2011 indaga le correlazioni tra gioco e apprendimento, comparando studenti di scuole primarie provenienti da diversi Stati. La ricerca multiculturale ha lo scopo di analizzare somiglianze e differenze tra millesettantasei studenti di terza e quarta elementare, con età comprese tra gli otto e gli undici anni. Gli allievi coinvolti nello studio provengono da Stati Uniti, Australia e Norvegia e possono essere suddivisi in studenti con provenienza indigena (come ad esempio Indiani Navajo, Aborigeni o Samì) e studenti occidentali (anglo-americani, anglo-australiani e norvegesi); lo studio è stato condotto somministrando agli studenti dei questionari quantitativi e interviste qualitative semistrutturate per indagare interessi, motivazione e concetto di sé e attitudini alla partecipazione attiva. Dalla ricerca di Lillemyr e colleghi emerge un forte interesse per il gioco libero presente in tutte le culture coinvolte, evidenziando l’importanza rappresentata dal gioco in svariati background culturali.

Gli studenti di popolazioni non-indigene in generale hanno dimostrato un atteggiamento più positivo nei confronti di gioco e apprendimento libero; lo studio rileva tuttavia l’assenza del gioco in classe, soprattutto negli Stati Uniti e in Australia, anche se molti studenti sottolineano l’importanza che per loro avrebbe avuto il poter giocare in classe, in favore di un miglior apprendimento (Lillemyr et al., 2011). Gli autori evidenziano la rilevanza di includere il gioco e l’attività libera nell’apprendimento scolastico; cruciale è per loro promuovere una buona autostima negli allievi, come piattaforma per stimolare l’interesse nei confronti della scuola, alternando il più possibile attività di apprendimento e di gioco, anche in ambienti sociali, favorendo la partecipazione attiva e un senso di competenza sociale. Emerge come insegnanti e dirigenti purtroppo sottovalutino le evidenze della letteratura e la rilevanza che avrebbe il gioco per l’apprendimento, soprattutto in Stati Uniti e Australia (Lillemyr et al., 2011).

 

Le credenze degli insegnanti della scuola d’infanzia sul ruolo del gioco nell’apprendimento

La ricerca di Lynch (2015) ha evidenziato le percezioni di insegnanti di scuola d’infanzia riguardanti il gioco. La letteratura sottolinea l’importanza delle attività di gioco svolte alla scuola d’infanzia, poiché possono creare miglioramenti nello sviluppo cognitivo, sociale, motorio e linguistico dei bambini. L’attività ludica facilita infatti creatività, abilità di manipolazione, abilità socio-emotive, aumenta il vocabolario, la cooperazione e i comportamenti socialmente adeguati (Eberle, 2011; Lynch, 2015). Ciò nonostante è stato riportato un decremento nella frequenza delle attività di gioco messe in atto all’interno delle classi della scuola d’infanzia.

Lo studio di Lynch (2015) ha analizzato le opinioni di maestri di scuola d’infanzia tramite messaggi derivati da forum online scritti dagli insegnanti, riguardanti le attività di gioco: sono state individuate settantotto discussioni, scritte principalmente da donne, insegnanti della scuola d’infanzia, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti, con molta o poca esperienza lavorativa, assunti in scuole pubbliche. Dalla maggior parte dei messaggi emerge che gli insegnanti vorrebbero inserire maggiormente attività di gioco all’interno della classe, ma che le maestre non riescono a far giocare molto i bambini per svariate ragioni (Lynch, 2015). Le conversazioni mettono in evidenza alcune opinioni negative sull’attività di gioco, espresse da dirigenti o genitori; il gioco spesso è ritenuto un’attività che sottrae tempo all’insegnamento accademico di tipo carta e matita.

Emerge da questo studio che le maestre di scuola d’infanzia subiscono pressioni e influenze da parte delle persone che li circondano. Gli stessi insegnanti infatti, spesso di scuola elementare o scuola media, comunicano disappunto al pensare alla scuola d’infanzia improntata sull’attività ludica; spesso le maestre sentono delle lamentele, da parte di genitori preoccupati che i bambini possano arrivare impreparati alla scuola elementare. Anche i dirigenti di scuola d’infanzia mostrano spesso disapprovazione di fronte alla presenza di gioco o materiali ludici nelle classi. Frequentemente i dirigenti pur non avendo generalmente esperienza nella gestione di scuola d’infanzia invitano le maestre a limitare i giochi, a riprendere le attività carta e matita, a ridurre recite o canzoni, perché ritenute una perdita di tempo (Lynch, 2015). Dai messaggi estratti dai forum online, le maestre inserite in scuole che favoriscono l’apprendimento tramite il gioco si ritengono fortunate, perché non subiscono eccessive pressioni da colleghi e genitori dei bambini. Lo stesso sistema scolastico spesso incita gli insegnanti di scuola d’infanzia a limitare le attività ludiche e materiali di gioco, tenendo i bambini sempre impegnati nell’apprendimento: le maestre pensano spesso che chi ha il potere decisionale all’interno della società in realtà non sa molto di apprendimento e non conosce le evidenze della letteratura, che mette in luce l’importanza del gioco per l’apprendimento dei bambini (Lynch, 2015).

 

Le credenze dei genitori sul ruolo del gioco nell’apprendimento

Manz e Bracariello (2015) hanno recentemente pubblicato una ricerca correlazionale, che analizza l’associazione tra credenze dei genitori sul ruolo del gioco e il loro coinvolgimento nel processo di apprendimento dei figli.

Nello studio sono stati coinvolti duecentodue bambini piccoli tra i due e i tre anni, che appartenevano a famiglie con svantaggio socio-culturale; nel periodo in cui è stata effettuata la ricerca erano in corso delle valutazioni per verificare l’eventuale necessità di un intervento domiciliare per aiutare la famiglia (Manz & Bracariello, 2015). I genitori hanno compilato un questionario per analizzare le credenze riguardanti l’importanza dei giochi messi in atto dai loro figli per lo sviluppo linguistico e sociale e per la preparazione alla scuola; sono inoltre stati indagati i pensieri sui comportamenti messi in atto dagli stessi genitori nel giocare con i bambini. Sono inoltre state raccolte varie credenze dei genitori emerse durante dei colloqui in piccolo gruppo. Un altro questionario è stato somministrato ai genitori, per valutarne la frequenza di comportamenti messi in atto per favorire l’apprendimento dei bambini, in situazioni domestiche o di comunità. E’ stata quindi valutata la frequenza di sforzi attivi nel condividere libri, attività creative, giochi vari (Manz & Bracariello, 2015).

Dalla ricerca è emersa una correlazione positiva tra le credenze dei genitori sull’importanza del gioco e il loro coinvolgimento effettivo in attività di gioco e apprendimento. Più i genitori hanno riconosciuto l’importanza del ruolo del gioco per lo sviluppo del proprio bambino, maggiormente hanno iniziato a giocare con i bambini in modo attivo, per favorirne l’apprendimento, di nuovi vocaboli e abilità socio-emotive. Questi risultati suggeriscono come sia molto importante incoraggiare i genitori a giocare con i propri figli per favorirne lo sviluppo. Il questionario della ricerca potrebbe aiutare a mettere in luce credenze di genitori che magari non riescono a capire la rilevanza del gioco per lo sviluppo dei bambini, e che quindi potrebbero essere incoraggiati a riflettere sul ruolo del gioco (Manz & Bracariello, 2015). I risultati suggeriscono l’importanza delle credenze dei genitori, che se convinti della centralità del gioco per i propri figli, potrebbero essi stessi promuovere una maggior frequenza di attività di gioco anche attuate all’interno delle scuole; questo potrebbe avvenire solo se il genitore credesse veramente nella rilevanza del gioco per lo sviluppo del proprio bambino.

 

L’importanza del gioco guidato dall’adulto

Il gioco indirizzato dall’adulto o “guided play” può essere efficace nel promuovere l’apprendimento (Skolnik Weisberg et al., 2013). Questo tipo di metodo prevede un apprendimento centrato sul bambino, che ha un ruolo centrale nella scelta delle attività; il gioco in questo caso è tuttavia introdotto e stimolato anche dall’adulto, che dà il via al processo didattico, stabilisce gli obiettivi e cerca di monitorare il procedimento, mantenendo l’ attenzione sugli scopi stabiliti.

L’ adulto può fare domande aperte, esplorare i materiali, commentare le riflessioni o giocare assieme al bambino: questo tipo di apprendimento si distingue dal gioco libero (in cui il bambino sceglie scopi e attività autonomamente), ma anche dall’insegnamento diretto dall’adulto (che spiega in modo dominante di fronte ad un allievo che ascolta passivamente). In generale, come confermano molti studi, tra cui quello di Skolnik Weisberg e colleghi (2013), sembra che approcci caratterizzati dalla guida dell’adulto diano strategie di apprendimento più efficaci, ed esiti scolastici più positivi rispetto ad altri metodi, soprattutto in età prescolare. Il bambino infatti ha un ruolo attivo e sente di avere il controllo del processo, è più creativo e flessibile nell’apprendere, è coinvolto ed impegnato.

Al contrario con apprendimenti più direttivi l’allievo tende ad essere passivo, a distrarsi più facilmente e a non approfondire, dando per scontato che gli elementi rilevanti saranno messi in luce dall’adulto; anche approcci che prevedono attività libere a volte risultano meno efficaci, poiché l’allievo tende a perdere di vista gli scopi didattici. Utilizzare un metodo che preveda l’affiancamento di un adulto che non sia troppo direttivo può infatti far sentire al bambino che gli apprendimenti dipendono dai propri sforzi, garantendo un senso di autoefficacia e di soddisfazione per il lavoro svolto, un apprendimento intrinseco, rivolto all’esplorazione delle tematiche e non solo al raggiungimento dei risultati scolastici. Strategie di apprendimento che utilizzino il gioco indirizzato dall’adulto presentano anche effetti durevoli in compiti di matematica e lettura anche in età scolare, una maggior motivazione scolastica e miglioramenti in funzioni esecutive, problem-solving e memoria di lavoro (Diamond et al., 2007; Skolnik Weisberg et al., 2013).

La ricerca di Han e colleghi (Han et al., 2010; Skolnik Weisberg et al., 2013) mostra come il gioco indirizzato dall’adulto dia risultati migliori nell’apprendimento di vocaboli di bambini appartenenti a popolazioni a rischio: seguendo questo tipo di approccio gli allievi sembravano riuscire a estrarre le informazioni rilevanti e a focalizzarsi sui temi d’interesse in modo più autonomo e propositivo. Secondo Skolnik Weisberg e colleghi (2013) infatti un metodo basato sul “guided play” promuove un miglior sviluppo socioemotivo, una miglior regolazione emotiva, una maggior autoefficacia, minor stress e minori problemi comportamentali dall’età prescolare fino alle scuole medie superiori. La letteratura è chiara nell’indicare l’importanza di usare diverse strategie, che prevedano lezioni più strutturate ma anche attività di gioco, soprattutto se indirizzato dall’adulto, e che diano una maggior preparazione all’ingresso scolastico e miglioramenti a lungo termine (Skolnik Weiberg et al., 2013).

 

Esperienze di gioco alla scuola dell’infanzia che favoriscono l’apprendimento della lingua straniera

Lo studio di Mourão del 2014 sottolinea come il ruolo del gioco sull’apprendimento del linguaggio sia da prendere con serietà nella scuola d’infanzia. Secondo l’autrice è essenziale un bilanciamento tra gioco guidato dall’adulto e attività di gioco iniziato dal bambino. I programmi educativi adottati nella scuola dell’infanzia sembrano combinare attività guidate dall’adulto e altre direzionate dal bambino. Nello studio osservativo di Mourão si analizza l’importanza di questi due tipi di gioco applicati all’interno delle classi prescolari nell’insegnamento dell’inglese in Portogallo, Italia, Spagna e Cipro.

Mourão evidenzia la rilevanza di aree di apprendimento e gioco strutturate all’interno della classe, fornite di numerosi e variegati materiali, che i bambini possano utilizzare ed esplorare, per giocare attorno a diversi contenuti o temi in autonomia o in piccoli gruppi. Queste zone strutturate prevedono che i materiali siano situati in una parte della classe, sempre disponibili per i bambini; essi potranno essere utilizzati dalla maestra in attività più mirate, ma anche manipolati in assenza dell’adulto, all’interno del gioco libero dei bambini (Mourão, 2015).

L’autrice propone inoltre l’utilizzo nelle classi di una “spirale di gioco” in cui sia prevista un’alternanza operativa: per favorire l’apprendimento si consiglia di iniziare con un’attività strutturata dall’adulto, in cui abbia inizio l’esposizione dei bambini ai nuovi termini e concetti, seguita dal gioco libero, in cui i bambini possano sperimentare, fare errori, compiere scelte, anche servendosi dei materiali delle zone strutturate appositamente.

In seguito un’altra attività guidata dall’adulto rinforzerà le conoscenze acquisite, dando nuovi stimoli, che verranno nuovamente consolidati in altri momenti di gioco libero in autonomia o piccoli gruppi (Mourão, 2015). L’insegnante dovrebbe avere funzione di mediatore dell’apprendimento, utilizzando diverse strategie per guidare i bambini all’interno del gioco (ad esempio spiegare un tipo di gioco, chiedere conferme, rispondere a domande spontanee, aiutare i bambini a scegliere un leader). Le osservazioni preliminari dello studio mostrano un’interazione attiva dei bambini, che correggono spesso o aiutano gli altri bambini, interagiscono con i vari tipi di materiali o attività (come libri, disegni, canzoni, storie, carte, pupazzi, recitazione), mostrando un elevato grado di motivazione al gioco e all’apprendimento, facendo propri i tipi di giochi e utilizzandoli in altri contesti o nel gioco libero con maggiore creatività. L’utilizzo di queste aree strutturate di apprendimento all’interno della classe sembra favorire la motivazione dei bambini; è consigliabile un lavoro di squadra tra i vari tipi di insegnanti, che dovrebbero creare la zona adatta insieme e con strategie condivise, lavorando insieme sulla creazione di materiali vari e stimolanti, anche in lingua straniera (Mourão, 2015).

 

Creare migliori opportunità di apprendimento in infanzia

Ciolan (2013) ha pubblicato delle direttive che potrebbero favorire l’apprendimento, emerse nella Quinta Conferenza Internazionale EDU-WORLD, avvenuta nel 2012 con lo scopo di affrontare problematiche mondiali odierne riguardanti l’educazione. Una delle più recenti sfide è data proprio dal rapporto tra pedagogia e gioco. Sono sollevati continuamente dibattiti sull’importanza del gioco per l’apprendimento, poiché spesso gioco e lavoro sono visti come opposti, ma con il passare del tempo si sta creando una pedagogia del gioco, un approccio legittimo da usare nella prima infanzia per favorire l’apprendimento tramite il gioco (Ciolan, 2013).

Nelle scuole è spesso presente un contrasto tra la pedagogia classica e una pedagogia più ludica, che integri il gioco come strumento di apprendimento: genitori, educatori e dirigenti hanno diverse credenze sul ruolo del gioco, e a volte un atteggiamento che favorisce il più possibile l’utilizzo del gioco anche nelle classi stenta a prendere piede.

Dalla quinta Conferenza Internazionale EDU-WORLD sono emerse anche delle direttive pratiche che potrebbero aiutare a dare un’educazione articolata e accurata ai bambini: tra i vari consigli, c’è quello di individualizzare le attività per ciascun bambino se possibile, organizzare l’ambiente in aree di stimolazione e focalizzarsi sul gioco come attività di base (Ciolan, 2013). Per favorire il migliore sviluppo possibile, in termini cognitivi, sociali, emotivi, fisici e motori, si esorta a favorire il più possibile la cooperazione con i genitori, con diverse istituzioni nella comunità. Molto importante sembra anche l’integrazione di programmi di educazione precoce risultato della più recente ricerca scientifica, promuovendo l’equità sociale e tenendo conto dei cambiamenti generazionali e di nuove forme digitali della realtà (Ciolan, 2013).

Educatori e docenti dovrebbero capire che le vite dei bambini sono cambiate e aggiornare le proprie stimolazioni, rendendo l’apprendimento più interessante. I bambini che sono cresciuti in questo ambiente digitale vorrebbero partecipare, avere voce nella propria educazione, per quanto riguarda ciò che vorrebbero imparare, quando vorrebbero imparare, dove e come. E’ quindi presente un nuovo motivo per riconsiderare il ruolo del gioco, che ormai può essere inteso come attività di apprendimento di per sé. Rivisitare la relazione tra apprendimento e gioco nella formazione iniziale dei bambini potrebbe aggiungere un ingrediente essenziale e talvolta perso: la motivazione (Ciolan, 2013). Sullo (2007, p 154) ha sottolineato una nuova riflessione: [blockquote style=”1″]La motivazione è la più importante questione odierna in materia di istruzione. Anche se gli insegnanti sono sottopagati e la dimensione delle classi è in aumento, una stanza piena di studenti altamente motivati sarebbe l’ideale: dobbiamo solo capire come aumentare la motivazione degli studenti. Standard più elevati e un curriculum progettato nei particolari hanno un valore limitato, se gli studenti non sono impegnati e motivati a imparare[/blockquote] (Sullo, 2007, cit. da Ciolan, 2013).

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