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ACT Monografia #3 – Fuso e De-fuso?

ACT: Non è tanto ciò che pensiamo a crearci problemi e sofferenza ma il modo con cui noi ci mettiamo in relazione con ciò che pensiamo.

Di Andrea Bassanini

Pubblicato il 07 Gen. 2013

ACT – Acceptance and Commitment Therapy

Fuso e De-fuso?  

PARTE 3 di 7

LEGGI: INTRODUZIONEPARTE 2

 

ACT Monografia #3 – Fuso e De-fuso?. - Immagine: © shockfactor - Fotolia.comNon è tanto ciò che pensiamo a crearci problemi e sofferenza ma il modo con cui noi ci mettiamo in relazione con ciò che pensiamo.

LEGGI LA MONOGRAFIA ACT

In questa puntata della mia monografia per State of Mind sull’ACT vorrei concentrarmi su un secondo processo, incluso nel macro-processo processi di mindfulness e accettazione: La Fusione Cognitiva. 

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Che cos’è la Fusione Cognitiva?

Si riferisce alla tendenza degli esseri umani di essere catturati, “imbrigliati” dai CONTENUTI dei propri pensieri. Il principio che giustifica la disfunzionalità di tale “aggancio ai pensieri” è riassunto nella seguente frase: Non è tanto ciò che pensiamo a crearci problemi e sofferenza ma il modo con cui noi ci mettiamo in relazione con ciò che pensiamo.

Quando siamo “fusi” con i nostri pensieri, soprattutto quelli disfunzionali, dimentichiamo che stiamo interagendo con un pensiero e non con un evento reale, un po’ come se i nostri pensieri e le nostre valutazioni sulla realtà vivessero al posto nostro.

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Se io mi definisco come una “persona inadeguata nelle relazioni sociali” tale insieme di pensieri influenzeranno le mie azioni e, nei casi estremi, mi faranno vivere tutte le esperienze relazionali con questa lente, che rappresenta sì il mio modo di vivere le esperienze, ma canalizza e semplifica eccessivamente le informazioni legate a come sono “io in relazione con gli altri”. Potrei quindi, sminuire le situazioni relazionali in cui non sono stato inadeguato, oppure le valutazioni che gli altri fanno di me, in cui sostengono che “non è vero che sei inadeguato” etc…

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Che effetto ha quindi la fusione cognitiva nella nostra esperienza di tutti i giorni?

Le valutazioni che riguardano la vita di tutti i giorni possono addirittura arrivare a sostituire la nostra esperienza della vita stessa. Spesso non si riesce più a distinguere tra il mondo costruito e valutato (attraverso il linguaggio) da quello di cui si ha conoscenza diretta attraverso l’esperienza sensoriale.

Il focus dell’intervento è, quindi, sui processi cognitivi, e non sui contenuti specifici dei pensieri. In questa ottica, i pensieri si sostituiscono alla nostra esperienza presente e sensoriale in un processo di vera e propria “alterazione” dell’esperienza nel presente. 

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Nell’ACT, sono previste diverse forme di fusione cognitiva:

1) Fusione giudizio – evento;

2) Fusione dannosità immaginata di un evento – evento dannoso;

3) Fusione con le attribuzioni causali arbitrarie che l’individuo costruisce rispetto alla propria storia di vita;

4) Fusione con il passato o con il futuro concettualizzato (di cui parleremo in modo più approfondito in seguito nella monografia).

La controparte virtuosa della fusione cognitiva, nell’ACT è la Defusione.

Che cos’è la Defusione?

La Relational Frame Theory (di cui abbiamo accennato nell’introduzione della monografia) postula che non sia di primaria importanza intervenire in modo diretto sui contenuti dei pensieri disfunzionali, bensì su come l’individuo si relaziona con i propri pensieri. In questo modo, ci si concentra sull’atteggiamento nei confronti dei propri pensieri e non sui pensieri in sé.  Ad esempio, fare pensieri disfunzionali di tipo depressivo o di tipo ansioso non fa molta differenza dal punto di vista dell’ACT: è l’influenza che hanno sulla vita dell’individuo (dettata dall’atteggiamento che l’individuo stesso ha nei confronti dei propri pensieri depressivi/ansiosi) a definirne l’impatto sulla sofferenza individuale. 

Brevemente, l’ACT intende promuovere due capacità psicologiche: 

1) Imparare a notare i propri pensieri, immagini o ricordi, riconoscendoli per ciò che sono, ovvero “prodotti della mente” e non realtà assolute;

Ruminazione - Immagine: Fotolia.com
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2) Guardare la propria esperienza da una posizione privilegiata, dall’alto, decentrata, promuovendo la consapevolezza della propria esperienza mentale.

Allenando tali abilità, e a mettersi nella posizione consapevole dell’osservatore, è possibile aumentare i gradi di libertà psicologica dell’individuo. Osservando i propri pensieri, immagini o ricordi è possibile SCEGLIERE di “fondersi” con essi (se ciò è utile e funzionale) oppure di “abbassare il volume” di tali prodotti della nostra mente, facendosene quindi influenzare meno.

Un’ulteriore abilità che l’ACT tenta di promuove nell’individuo è quella di rinunciare a controllo dei propri pensieri e lasciarli andare, lasciargli spazio, passarci attraverso e grazie a questo diminuire l’influenza e la potenza di tali pensieri.

LEGGI ANCHE: MONOGRAFIA ACT – ACCEPTANCE AND COMMITMENT THERAPY – MINDFULNESS – PSICOTERAPIA COGNITIVA

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Andrea Bassanini
Andrea Bassanini

Psicologo - Spec. in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale

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