REPORTAGE DAL CONGRESSO: “La terapia metacognitiva per la depressione: un nuovo trattamento per la ruminazione” Roma, 2-3 Giugno 2012. Il Workshop è stato organizzato dall’Istituto Beck di Roma
Uno dei primi esempi clinici portati dal Dott. Papageorgiou al Workshop sulla Terapia Metacognitiva sono di quelli che rimangono in testa per molto tempo:
“Se due studenti vengono bocciati ad un esame ed uno prova solo tristezza mentre l’altro avrà un episodio depressivo è per come hanno reagito al primo pensiero negativo”.
Silenzio in sala, il disorientamento ha invaso la mia mente e i dubbi si sono moltiplicati per dieci, tutta la mia formazione incentrata sull’importanza dell’intervento sulle credenze che regolano le emozioni in fumo. Dal cosa pensiamo al come pensiamo, un cambiamento di prospettiva non da poco. Poi però è successo qualcosa; è successo che procedendo nella spiegazione del modello il disorientamento ha lasciato il posto alla scoperta/riscoperta di contenuti estremamente chiari ed utili da integrare all’interno del proprio modello clinico con lo scopo di aumentare i propri strumenti nell’analisi degli stili di pensiero.
Questa è una delle sensazioni che ho provato nel fine settimana sulla terapia metacognitiva (MCT) per la depressione condotta dal Dott. Papageorgiou in cui è stato presentato il modello per la ruminazione. Un modello che all’apparenza si pone in parallelo alla visione classica della terapia cognitiva standard spostando il focus su come noi rispondiamo al pensiero negativo iniziale, per dirla con Wells:
“Le persone restano intrappolate nel disturbo emotivo poiché le loro metacognizioni causano un particolare pattern di risposta a esperienze interne che mantengono l’emozione negativa e rafforzano le credenze/idee negative” (Wells,2009, p.1).
Questo pattern di risposta è chiamato Sindrome Cognitivo-Attentiva (CAS) ed è composto da credenze metacognitive positive e negative che mantengono la tristezza ed i pensieri negativi. Nella depressione questo pattern consiste nella ruminazione, rimuginio, monitoraggio della minaccia e strategie di coping disadattive. Tutti questi aspetti fanno parte del focus del trattamento che ha come scopo non la modifica del pensiero negativo, viene infatti più volte ripetuto come anche i soggetti non clinici abbiano questi pensieri, ma della risposta a questi pensieri:
“l’obiettivo finale è consolidare e rafforzare processi metacognitivi alternativi da utilizzare per controllare le risposte ai futuri stimoli scatenanti depressogeni”.
Il modello metacognitivo della depressione parte dall’identificazione del trigger, un pensiero negativo: “Sono un fallimento” magari in seguito alla bocciatura in un esame. Quel pensiero negativo attiva credenze metacognitive positive sulla ruminazione come “pensare al fallimento mi aiuterà ad uscire da questa situazione”. A questo può far seguito una ruminazione del tipo: “perché capita sempre a me?”, “rimarrò così per sempre”, ”non riuscirò mai a fare nulla nella vita”, determinando un aumento della tristezza e portando all’attivazione di credenze metacognitive negative “non riesco a controllare la ruminazione”. A questo stile di pensiero potranno seguire quindi reazioni comportamentali quali “ho deciso di rimanere a casa”, il peggioramento dell’umore “mi sono sempre sentito più depresso mentre ruminavo”, e il mantenimento di pensieri quali “sono uno che non vale” che di fatto mantengono e rinforzano il problema depressivo.
La struttura dell’intervento avrà come punto iniziale la concettualizzazione del caso, inserire cioè l’episodio ruminativo all’interno dello schema e aiutare il paziente a familiarizzare con esso anche attraverso l’uso di metafore che hanno la funzione di aumentare la meta-consapevolezza sulla ruminazione. A questo punto entrano in gioco le due tecniche principali della terapia metacognitiva, l’una propedeutica per l’altra.
Il Training Attentivo (ATT) viene usato per sviluppare la consapevolezza ed il controllo sul pensiero ruminativo e consiste nel prestare un’attenzione flessibile su una varietà di stimoli uditivi. Il razionale di questa tecnica è quello di mantenere la consapevolezza dei pensieri senza lasciare che l’attenzione sia connessa alla ruminazione.
Una volta fatto esperienza dell’ATT il terapeuta introduce la Detached Mindfulness (DM) con lo scopo di rispondere ai trigger della ruminazione. Questa tecnica propone al paziente il core della Terapia Metacognitiva, e qui forse c’è la maggior differenza rispetto alla CBT standard andando invece nella direzione dei modelli della terza ondata, in cui lo scopo non è modificare i pensieri ma lasciare che ci siano osservandoli da spettatore passivo. Solo dopo l’intervento verterà sulla modificazione delle credenze negative e positive che sostengono la ruminazione. Di fatto viene attuato un disputing metacognitivo chiedendo al soggetto domande tipo: “Se la ruminazione ti aiuta come mai sei ancora depresso?”.
La sensazione alla fine del workshop è stata di aver appreso uno strumento estremamente utile da integrare all’interno di un modello clinico che possa così dare il giusto spazio sia all’analisi delle credenze sia a come esse vengono gestite dal soggetto.
BIBLIOGRAFIA:
- Wells, A. (2009). Metacognitive therapy for Anxiety and Depression. London, UK: Guilford Press. Ed. it. a cura di: Gabriele Melli: Terapia Metacognitiva dei Disturbi d’Ansia e della Depressione. Eclipsi Editore LEGGI LA RECENSIONE
Altre letture consigliate:
- Papageorgiou, C. & Wells, A. (2008) Ruminazione depressiva: Teoria e Trattamento. Ed. Erickson.