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Il comportamento prosociale: come può cambiare in seguito a un trauma cranico

Un team di neuroscienziati ha cercato di spiegare perché, in seguito a trauma cranico, siano state rilevate importanti differenze nel comportamento prosociale nei veterani di guerra che presentano diverse lesioni cerebrali.

Di Giorgia Di Franco

Pubblicato il 09 Apr. 2018

E’ possibile che due veterani di guerra, entrambi con trauma cranico causato da uno sparo, attuino un comportamento prosociale completamente differente tra loro: uno tende a donare il proprio denaro alle entità sociali in cui crede, e l’altro punisce le istituzioni che non lo rappresentano?

 

La risposta a queste differenze comportamentali si basa su aree cerebrali, che dopo essere state danneggiate durante la guerra del Vietnam non funzionano più come dovrebbero. Per chiarire questi meccanismi, un team di neuroscienziati guidati da Oliveira-Souza, autori di una ricerca pubblicata su Brain, hanno studiato il comportamento altruistico – azioni a beneficio degli altri – nei veterani del Vietnam.

Gli effetti del trauma cranico a livello comportamentale

Sappiamo che il trauma cranico può cambiare diversi domini di comportamento, alterando il comportamento sociale o la memoria, ad esempio, a seconda di quali aree del cervello sono state danneggiate. Tuttavia, mappare la relazione tra aree del cervello e comportamento può essere difficile, specialmente per comportamenti complessi come l’ altruismo. I veterani di guerra costituiscono un’opportunità unica per rivelare una relazione causale tra il modo in cui specifiche aree del cervello sono coinvolte nel comportamento prosociale.

Questo studio, che appartiene al filone di un’iniziativa di ricerca avviata durante gli anni ‘80 mirata a studiare le i cambiamenti del cervello nei veterani di guerra, comprendeva 94 veterani di guerra con trauma cranico con penetrazione e 28 del gruppo di controllo coinvolti comunque nei servizi di guerra in Vietnam ma senza lesioni cerebrali.

Tutti i partecipanti venivano sottoposti a un esame del cervello tramite tomografia computerizzata (TC), un metodo non invasivo che consente di indagare i danni cerebrali.

Oltre all’analisi computerizzata, i veterani venivano coinvolti in un compito di decisione altruistica al fine di individuare le loro capacità di ragionamento morale. In questo test, a ciascun partecipante veniva richiesto di donare o punire 30 organizzazioni di beneficenza coinvolte in importanti questioni sociali, come l’aborto e il controllo delle armi.

Ogni decisione (donare o punire) costava $ 1, mentre evitarli comportava risparmiare. Nel compito di decisione, le donazioni e le punizioni sono in genere decisioni altruistiche: comportano l’elargizione dei propri fondi per avvantaggiare terze parti.

Questo test è diverso dagli altri perché ci consente di approfondire le loro intenzioni morali, dal momento che donano o puniscono ciò che ritengono giusto o sbagliato – spiega Ricardo de Oliveira-Souza, neurologo del D’Or-Institute for Reasearch and Education.

Il comportamento prosociale nel cervello

Collegando le prestazioni dei partecipanti al test alle loro lesioni cerebrali, gli scienziati hanno scoperto che i veterani che hanno punito di più hanno mostrato lesioni bilaterali nella corteccia prefrontale dorsomediale. D’altra parte, una minore punizione era associata a lesioni nella corteccia sinistra temporo-insulare e destra perisilviana. Tuttavia, le decisioni di donare a una determinata organizzazione sono state associate a lesioni in altre aree del cervello.

L’aumento delle donazioni era legato a lesioni bilaterali nella corteccia parietale dorsomediale, mentre la diminuzione delle donazioni è stata osservata nei veterani che avevano sofferto danni nelle parti posteriori dell’emisfero destro, tra cui il solco temporale superiore e il giro medio-temporale.

Le nostre scoperte rivelano che abbiamo due distinti circuiti cerebrali che entrano in azione in una situazione morale: uno di loro punisce, l’altro dona – sottolinea Oliveira-Souza.

Precedenti studi hanno evidenziato l’importanza di queste aree cerebrali per determinare il senso di moralità e giustizia nei confronti degli individui o dei gruppi sociali. Secondo gli autori, il presente studio rafforza l’idea che le decisioni altruistiche e il comportamento prosociale emergano da complessi processi cognitivi che entrano in azione durante una decisione morale, ad esempio se si è a favore o contro i diritti civili.

Speriamo che imparando di più sui meccanismi cerebrali del comportamento altruistico e del relativo comportamento prosociale possiamo promuovere i comportamenti sociali positivi che le famiglie desiderano, in particolare nei pazienti in riabilitazione per diverse forme di disturbi neurodegenerativi o lesioni cerebrali – dice Jordan Grafman, Brain Injury Research Program, Shirley Ryan AbilityLab, Chicago, USA.

In futuro, gli autori si aspettano di valutare soggetti giovani e le donne con il compito di decisione altruistica, al fine di indagare la possibile presenza di differenze nei circuiti cerebrali della moralità legati al sesso e all’età.

 

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