Il decision-making come life skill dell’OMS
Tra le competenze definite secondo il modello dell’OMS come “cognitive” è inclusa l’abilità di decision-making, interdipendente con altre delle life skills, tra cui il problem-solving.
Il decision-making in tale framework è definito come “il risultato di processi mentali (cognitivi ed emotivi) che portano a una decisione, valutando le diverse opzioni e le conseguenze delle scelte possibili” (Mancinelli, 2020).
Secondo l’OMS risulta essere dunque una delle life skills trasversali e fondamentali da allenare nei ragazzi in età evolutiva e nei giovani adulti per affrontare la complessità dei compiti di sviluppo legati a queste fasi di vita.
In termini psicologici, in letteratura storicamente ritroviamo modelli “normativi” che tentano di spiegare il decision-making facendo riferimento alla razionalità limitata e al concetto di utilità attesa. D’altro canto, i modelli descrittivi del decision-making evidenziano che nel caso di decisioni in condizioni incerte possono incorrere errori nella razionalità, caratterizzati da bias cognitivi e strategie euristiche (Kahneman e Tversky, 1981).
Diverse modalità di affrontare il decision-making
Di fronte a una scelta da compiere, vi sarebbero diverse modalità di affrontare il tema della presa di decisione: le decisioni possono essere prese d’impulso, oppure si può verificare la procrastinazione delle decisioni, così come vi può essere l’atteggiamento di delega della decisione ad altri (evitamento del processo decisionale; OMS, 1994; Marmocchi et al., 2004).
D’altro canto, si può attuare un processo di valutazione dei pro e dei contro finalizzato all’attuazione della decisione. In tal senso, la procedura di valutazione di pro e contro consente di valutare le possibili conseguenze della scelta in termini di costi e benefici.
Come descritto da Mancinelli (2020) questa modalità di scelta richiama i modelli di origine cognitivista che concettualizzano il momento della scelta come un processo costituito da diverse fasi essenziali: identificazione del problema che porta l’individuo a dover prendere una decisione (consapevolezza), definizione delle componenti di questo problema, raccolta delle informazioni necessarie, elaborazione delle alternative possibili, individuazione dei criteri di valutazione delle alternative, valutazione delle alternative, scelta dell’alternativa migliore in rapporto alla possibilità di realizzare l’obiettivo, attuazione della presa di decisione.
La scelta dovrebbe quindi ricadere sull’opzione che massimizza i vantaggi e minimizza gli svantaggi in un’ottica di utilità attesa. Chiaramente questa valutazione è anche soggettiva, e per affrontare in modo costruttivo il processo della presa di decisione è importante avere una buona consapevolezza di sé, dei propri valori, dei propri obiettivi e priorità in una certa fase di vita.
Va sottolineato che le decisioni possono essere influenzate da molteplici fattori psicologici, tra cui la propensione al rischio, la tolleranza dell’incertezza, la percezione della propria capacità di coping e autoefficacia nell’affrontare le conseguenze di una certa decisione; possono altresì essere influenzate da aspetti emotivi, dal livello di stress cui si è sottoposti, da stereotipi e pregiudizi, da altri aspetti legati a processi di pensiero euristici, veloci e superficiali.
Quando il decision-making è gruppale
Nel momento in cui parliamo di abilità di presa di decisione in contesto gruppale, il processo di presa di decisione si verifica in gruppo e molteplici fattori possono influenzare il processo stesso e l’esito della decisione.
Entrano in gioco i processi di influenza sociale, definita come “processo in cui il destinatario (o bersaglio) modifica il proprio comportamento, le proprie idee e opinioni in conseguenza del comportamento, delle idee o dei sentimenti espressi da altri (fonte o agente di influenza)” (Mucchi Faina, 1996). Spesso in situazioni collettive gli individui tendono a conformarsi alla maggioranza del gruppo e ad abbandonare le proprie opinioni e credenze individuali. Arriva a formarsi una norma sociale di gruppo: modo largamente accettato di pensare, sentire e comportarsi che il gruppo considera “giusto e appropriato”. Con il termine “groupthink” (Janis, 1982) si indica un processo decisionale e un sistema di pensiero esibito dai membri di un gruppo per minimizzare i conflitti e raggiungere il consenso senza un’attenta analisi e una valutazione delle opzioni in gioco. Si tratta di una dinamica di gruppo che può comportare l’adesione dei gruppi a decisioni irrazionali e la qualità del processo decisionale è scarsa.
Un altro rischio osservabile nei processi di decision-making gruppale è la polarizzazione (Moscovici e Zavalloni, 1969): in questo caso una maggioranza è schierata su una particolare posizione, e l’effetto di polarizzazione del gruppo, consiste nell’estremizzarsi di una posizione iniziale del gruppo in seguito all’interazione intercorsa tra i suoi membri. L’estremizzazione delle decisioni di gruppo a seguito di polarizzazione si può osservare sia con decisioni troppo rischiose sia troppo conservative (Stoner, 1961).
Alcuni accorgimenti specifici e alcune metodologie di decision-making gruppale strutturate possono essere appresi e implementati dai gruppi per ridurre i rischi di processi decisionali scarsi e deficitari che esitano di conseguenza in scelte inefficaci.