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Il tratto dipendente nel Disturbo di Personalità Borderline e nel Disturbo di Personalità Dipendente

Nel disturbo dipendente di personalità e nel disturbo borderline si ha il timore dell'abbandono: nel primo provoca sottomissione, nel secondo vuoto e rabbia

Di Nicoletta Carta

Pubblicato il 26 Lug. 2017

Aggiornato il 05 Set. 2019 12:45

Molteplici e vari sono gli aspetti e gli argomenti legati alla dipendenza: quello di seguito descritto è un tentativo di differenziale del tratto dipendente in due disturbi di personalità, il disturbo dipendente di personalità (DDP) e il disturbo borderline di personalità (DBP).

Nicoletta Carta – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi Milano

 

Il tratto dipendente nel disturbo borderline di personalità

Nel guardare il disturbo borderline di personalità, considereremo come “tratto dipendente” il primo criterio del DSM-V il quale definisce che gli individui con questa diagnosi compiono sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono (DSM-V). E continua:

La percezione del rifiuto e della separazione imminenti, o la perdita di qualche strutturazione esterna, possono portare ad alterazioni profonde dell’immagine di sé, dell’umore, della cognitività e del comportamento. Questi individui sono molto sensibili alle circostanze ambientali. Provano intensi timori di abbandono e rabbia inappropriata anche quando si trovano ad affrontare separazioni reali limitate nel tempo o quando intervengono cambiamenti inevitabili di progetti. Possono credere che questo abbandono implichi che essi sono “cattivi”. Questi timori abbandonici sono associati all’intolleranza a restare soli e alla necessità di avere persone con loro (DSM-V).

Il valore clinico di questo primo criterio, trova le sue radici nella concezione di Masterson e Rinsley (1975), di Gunderson e Singer (1975) e di Adler e Buie (1979), ed è in linea con il pensiero e la ricerca di coloro che ritengono che la problematica dell’attaccamento sia centrale nella costruzione del disturbo borderline di personalità (Bateman, Fonagy, 2004). Come si evince dalle voci bibliografiche riportate, questo criterio si rifà a quella corrente di pensiero psicoanalitico, che ha privilegiato il ruolo della relazione problematica del soggetto borderline con l’oggetto, nell’ottica di un intrinseco valore della relazione e del tentativo di una sua salvaguardia dall’aggressività, suscitata dalla frustrazione o da qualsiasi altra causa.

Inoltre Masterson nell’evidenziare le paure abbandoniche dei pazienti con disturbo borderline di personalità ha individuato le origini di esse in esperienze traumatiche di separazione nell’infanzia. Secondo Young è all’interno del modulo del bambino abbandonato che si ritroverebbe il nucleo di un sé vulnerabile: l’attivazione di schemi di deprivazione emozionale, abbandono e difettività, propri del sé indegno, determinano sentimenti sproporzionati di vulnerabilità (G. Dimaggio, A. Semerari, 2003).

I cicli interpersonali che caratterizzano il disturbo borderline di personalità sono quello invalidante, quello di allarme ed il protettivo-validante; sono cicli molto complessi, che entrano nella relazione col terapeuta e spesso l’obiettivo terapeutico con un paziente borderline, è quello di riuscire a tenerlo per il maggior tempo possibile nel ciclo protettivo-validante (G. Dimaggio, A. Semerari, 2003).

Il tratto dipendente nel disturbo dipendente di personalità

Passando ad uno sguardo sul disturbo dipendente di personalità, praticamente tutti i criteri richiamano un’idea di dipendenza. In particolare, per la differenziale col disturbo borderline di personalità, prenderemo in considerazione il quinto, il settimo e l’ottavo criterio. Secondo il criterio 5 del DSM: “il soggetto con disturbo dipendente di personalità può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli”.

La necessità pervasiva ed eccessiva, delle persone con disturbo dipendente di personalità, di essere accuditi, determina un comportamento sottomesso e dipendente, con timore della separazione. Inoltre la percezione di sé come incapace di funzionare adeguatamente senza l’aiuto degli altri, porta ad un comportamento dipendente e sottomesso che è finalizzato a suscitare protezione. La necessità di queste persone di conservare un legame importante spesso le trattiene in relazioni sbilanciate o distorte, in cui pur di ottenere accudimento sono pronte a sottomettersi a ciò che gli altri vogliono. Inoltre, il soggetto dipendentequando termina una relazione intima, cerca con urgenza un’altra relazione come fonte di accudimento e di supporto” (criterio 7 del DSM V): il rapporto interrotto può essere ad esempio una rottura con un amante o la morte di un caregiver.

Inoltre, la loro convinzione di essere incapaci di funzionare in assenza di una relazione intima li motiva ad attaccarsi rapidamente e indiscriminatamente a un’altra persona. Infine “si preoccupa in modo irrealistico di essere lasciato/a a prendersi cura di sé” (criterio 8 del DSM V). Gli individui con questo disturbo sono spesso preoccupati di essere lasciati soli e si vedono così totalmente dipendenti dal consiglio e dall’aiuto di un’altra persona importante che temono che questa li abbandoni anche quando non ci sono motivi per giustificare tale paura.

Sembrerebbe, secondo alcuni studi condotti sulle interazioni parentali tra madre/padre e bambino, che comportamenti di dipendenza in età adulta sono associati ad uno stile genitoriale che determina e mantiene le rappresentazioni di sé come vulnerabile e inefficace. Costruendo ed interiorizzando tali rappresentazioni di sé, i bambini sperimentano relazioni genitoriali ambivalenti ed intermittenti nella capacità di fornire aiuto e accudimento. Questo atteggiamento induce il bambino a mettere in atto strategie per assicurarsi la vicinanza della figura di riferimento, sviluppando dinamiche di dipendenza, e a temere l’abbandono in qualsiasi momento.

Rispetto ai cicli disfunzionali dei pazienti con disturbo dipendente di personalità, allo scopo di mantenere la presenza e la vicinanza della figura di riferimento, aderiscono costantemente alle aspettative e ai desideri dell’altro. In questa situazione, l’altro si sentirà spinto verso modalità controllanti la relazione, godrà del piacere legato al potere di decidere e di accentrare l’attenzione sui propri bisogni e desideri. Questo atteggiamento mantiene e favorisce nel disturbo dipendente di personalità il comportamento oblativo, almeno finché non percepisce il senso di coercizione.

Il tratto dipendente nei disturbi borderline e dipendente di personalità: somiglianze e differenze

Volendo quindi definire le caratteristiche del tratto dipendente nei due disturbi, è evidente che sia il disturbo dipendente di personalità sia il disturbo borderline sono caratterizzati dal timore di essere abbandonati; tuttavia, l’individuo con disturbo borderline di personalità reagisce all’abbandono con sentimenti di vuoto emotivo, rabbia e richieste, mentre l’individuo con disturbo dipendente di personalità reagisce aumentando le concessioni e la sottomissione, e ricerca urgentemente una relazione sostitutiva per ottenere accudimento e supporto.

Per quanto riguarda i cicli interpersonali (G. Dimaggio, A. Semerari, 2003) e il funzionamento mentale sotteso, i due disturbi di personalità presentano molte similitudini. E’ possibile osservare alcune caratteristiche per fare una buona diagnosi differenziale, anche se bisogna premettere che è frequente osservare una comorbilità tra i due disturbi. Una rassegna di Morey (1988) riporta una sovrapposizione del 50,8% dei casi. Tali differenze consistono in una serie di singole caratteristiche del funzionamento mentale del modo in cui si compongono nel determinare un “equilibrio disfunzionale”: uno dei problemi concerne la rappresentazione del sé. La connotazione di inadeguato e debole assume tinte molto forti rispetto al sé indegno e vulnerabile del disturbo borderline di personalità, esprimendo il bisogno della relazione per sentire la propria competenza ed autoefficacia, piuttosto che il bisogno di potere e di invulnerabilità.

Una differenza importante tra i due quadri psicopatologici è la maggiore stabilità delle relazioni interpersonali riscontrabili nei soggetti con disturbo dipendente di personalità, laddove le rapide, frequenti ed intense oscillazioni dell’umore e le altrettanto rapide oscillazioni delle rappresentazioni di sé e dell’altro rendono molto più caotiche ed instabili le relazioni interpersonali nel disturbo borderline di personalità. La socievolezza del disturbo dipendente di personalità appare molto più congrua ed aderente al contesto rispetto alla disregolata ricerca delle relazioni propria del borderline.

Un altro elemento di differenziale riguarda il sistema di regolazione delle scelte caratterizzato da ipertrofia nell’uso del contesto interpersonale nel disturbo dipendente di personalità e caoticità nelle regolazioni del disturbo borderline di personalità, che oscilla da espressioni antisociali ad altre narcisistiche ed altre ancora dipendenti.

Per quanto riguarda lo stato interno del terapeuta che lavora con questo tipo di pazienti, non è difficile notare come tali entità nosografiche evochino stati specifici, dipendenti più dalla patologia che dalle caratteristiche personali del terapeuta. I pazienti dipendenti quasi mai evocano le ferite e le reazioni irritate dei cicli invalidanti o di stati di allarmata urgenza così frequenti nel trattamento dei pazienti Bordeline (G. Dimaggio, A. Semerari, 2003).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bateman, A., Fonagy, P. (2004), “Il trattamento basato sulla mentalizzazione”. Tr. It. Raffaello Cortina, Milano 2006.
  • Dimaggio G., Semerari A. (2003), “I disturbi di personalità. Modelli e trattamento”. Editori Laterza, Roma 2003.
  • Gunderson, G. G., (2010) “La personalità borderline”, Raffaello Cortina, Milano
  • Gunderson, J.G., Ronningstam, E. (2001), “Differentiating narcissistic and antisocial personality disorders”. In Journal of Personality Disorders, 15, 2, pp. 103-109.
  • Gunderson, J. G., Singer, M. T. (1975), “Defining borderline patients: an overview”. In American Journal of Psychiatry, 132, pp. 1-10.
  • Maffei, C. (2008), “Borderline: struttura, categoria, dimensione”, Raffello Cortina, Milano
  • Masterson, J. F., Rinsley, D. B. (1975) “The borderline syndrome: the role of the mother in the genesis and psychic structure of the borderline personality”. In Internaztional Journal of Psychoanalysis , 56, 2, pp. 163-177.
  • http://www.terzocentro.it/disturbi-personalita/disturbo-dipendente-di-personalita/
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