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Il Millon Clinical Multiaxial Inventory (MCMI) – Introduzione alla Psicologia

Il Millon Clinical Multiaxial Inventory è un test che indaga i profili di personalità e le patologie psichiatriche e si basa sulla teoria del DSM. 

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 21 Apr. 2016

Millon Clinical Multiaxial Inventory: Il test Millon indaga i profili di personalità e le diverse patologie psichiatriche tramite una serie di scale costruite su una specifica teoria, chiaramente quella designata da Millon stesso, che è direttamente legata al DSM.

INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA RUBRICA DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA IN COLLABORAZIONE CON LA SIGMUND FREUD UNIVERSITY DI MILANO

 

Il Millon Clinical Multiaxial Inventory: introduzione

Dopo aver parlato dell’MMPI, è necessario porre particolare attenzione a un altro test molto noto in ambito psicopatologico: il Millon Clinical Multiaxial Inventory (MCMI). Il test Millon indaga i profili di personalità e le diverse patologie psichiatriche tramite una serie di scale costruite su una specifica teoria, chiaramente quella designata da Millon stesso, che è direttamente legata al DSM. L’MCMI in Italia è ancora poco diffuso, ma in alcuni paesi d’Europa e negli Stati Uniti è largamente utilizzato.

La forza di questo test è data dal riuscire a restituire diagnosi relative ai disturbi di personalità molto accurate e altamente diagnostiche, poiché intimamente collegate ai criteri presenti nel DSM. Inoltre, l’MCMI presenta al suo interno scale di controllo, esattamente come l’MMPI, che permettono di rilevare la validità del protocollo e i punteggi ottenuti si riferiscono a misure standard, uguali per tutti.

Il Millon Clinical Multiaxial Inventory: storia

Nel 1969, Theodore Millon, psicologo statunitense, scrisse un libro intitolato Moderna Psicopatologia che riscosse molto successo in ambito clinico e accademico al punto da essere considerato l’incipit per la produzione del suo primo test di personalità che si ebbe nel 1977. La prima versione del test Millon Clinical Multiaxial Inventory.
Prima di entrare nei meandri del test è necessario fare riferimento alla teoria che è alla base della costruzione dello stesso. Si tratta di una delle teorie della personalità definite più complete e corpose. Non a caso, Millon entrò a far parte della task force del DSM proprio per occuparsi dei disturbi di personalità.

Il Millon Clinical Multiaxial Inventory: la teoria della personalità

Secondo Millon un modello scientifico della personalità deve essere costituito da quattro elementi:
1. una teoria coerente organizzata secondo schemi esplicativi, esattamente come avviene per la biologia evolutiva;
2. una nosografia, o classificazioni, basata sulla teoria del DSM;
3. deve essere costituito da strumenti di valutazione del modello empiricamente fondati (test),
4. deve dare la possibilità di costruire interventi concreti a partire dai dati acquisiti dal test.

Millon, partendo da questi assunti teorici sviluppa una complessa teoria della personalità che pone le sue basi nell’ottica evoluzionista, applicandola allo studio della psicologia e della psicopatologia. In questo modo, implementò una teoria in cui operava una netta distinzione tra stili di personalità, ciò che si verifica all’interno di ogni soggetto, disturbi sintomatici derivati da come il soggetto interagisce con l’ambiente, e reazioni di aggiustamento, risposte patologiche derivanti dall’interazione interno ed esterno. In un certo qual modo, prese spunto dalla teoria trifasica della personalità di Freud per implementarla in maniera empirica ed evoluzionista.

Le tre variabili di Millon, dunque, si dispongono lungo un continuum di gravità che oscilla tra individuo e ambiente, e a seconda di come oscilla porta al manifestarsi di disturbi patologici oppure no.
Sono quattro i domini o sfere in cui si manifestano i diversi principi evolutivi: esistenza, adattamento, replicazione e astrazione.
Il primo riguarda il normale divenire delle cose che a livello umano si traduce nel polo piacere-dolore. Il secondo si riferisce al mantenimento dell’omeostasi all’interno dell’ecosistema che si palesa come polo attivo-passivo, il terzo fa riferimento alla fase riproduttiva e di selezione della specie e il quarto riguarda competenze inerenti alla sfera della presa di decisione e pianificazione. Insieme, il terzo e il quarto diventano il polo io-altro. In sostanza, le personalità normali e patologiche, si organizzano, secondo Millon, rispetto alle tre polarità appena descritte, ognuna dotata di due estremi. Quindi, partendo da questo assunto teorico affermò che una determinata personalità si manifesta nel momento in cui si verifica un certo grado di equilibrio o disequilibrio fra i due estremi di un determinato polo.

La prima polarità, piacere-dolore, si riferisce alla ricerca di nuovi stimoli e al perseguimento della soddisfazione come nelle personalità narcisistiche, istrioniche o antisociali, da un lato mentre dall’altro all’evitamento del pericolo come obiettivo principale, tipico delle personalità ossessive ed evitanti. La seconda polarità, attivo-passivo, invece è più legata all’ambiente esterno biologico, come per le personalità passivo, stazionario, radicato, essenzialmente arrendevole e dipendente. La terza polarità riguarda personalità che esaltano le proprie idee in maniera assertiva e direttiva, o dipendono dagli altri per soddisfare i propri bisogni e pertanto investono molto negli altri. Quest’ultima, si divide ulteriormente in altre 4 modalità di funzionamento interpersonali: distaccata, dipendente, indipendente e ambivalente.

La combinazione fra modalità di adattamento all’ambiente esterno e le relazioni interpersonali interne generano 11 prototipi di personalità: schizoide, evitante, depressiva, dipendente, istrionica, narcisistica, antisociale, sadica, ossessivo-compulsiva, negativistica e masochistica, con 3 varianti severe che si manifestano nella sfera sociale e sono caratterizzate dalla presenza di episodi psicotici reversibili: personalità schizotipica, borderline e paranoidea.

Le diverse strutture di personalità si scompensano all’aumentare della psicopatologia fino a diventare schizofrenia, alterazione della personalità schizotipica, o ciclofrenia o disturbo bipolare dell’umore, ovvero scompenso delle personalità borderline o cicloidi, e parafrenia o sindromi allucinatorie paranoidi, scompenso delle personalità paranoidee.

Si tratta di una classificazione dei disturbi di personalità che presenta una forte corrispondenza con le categorie diagnostiche presenti nel DSM ma, a differenza di questo, Millon considera normalità e patologia come concetti dimensionali.

Da qui nasce l’esigenza di valutare la presenza o l’assenza di tratti di personalità patologici in ciascun individuo. Millon, a tal proposito decise di valutare la personalità attraverso un test, il Millon Clinical Multiaxial Inventory.
La classificazione della personalità di Millon ha subito molte evoluzioni nel tempo, che andavano di pari passo alle variazioni presentate nel DSM.

 

Il Millon Clinical Multiaxial Inventory

La prima versione del Millon Clinical Multiaxial Inventory deriva da un’intervista strutturata messa a punto da Millon per valutare la presenza di disturbi psichici ed è stata pubblicata nel 1977.
A questa prima versione ne sono seguite altre due: il MCMI-II nel 1987 e il MCMI-III pubblicato in USA nel 1994.
Nel tempo e col proseguire delle revisioni apportate al test si ottennero migliori indici di validità e attendibilità oltre a perfezionare le scale di correzioni e l’attribuzione di punteggio.
Chiaramente, ogni nuova versione del test seguiva le modifiche apportate nel DSM, infatti con la publicazione del DSM-III-R, si ebbe il MCMI-II. Esso era costituito da 13 scale di personalità e 9 scale cliniche. La scala antisociale-aggressivo fu divisa in scala masochista e autolesionista.

 

Il Millon Clinical Multiaxial Intentory-III (MCMI-III)

Successivamente, nel 1994 con l’avvento del DSM IV si ottenne una nuova versione del test: l’MCMI-III. In questa, si ebbero 14 scale di personalità, 10 scale cliniche, e 5 scale di correzione. L’MCMI-III era composto da 175 item cui seguivano delle risposte dicotomiche dal formato vero-falso. Questo test si può utilizzare in diversi contesti clinici con soggetti maggiorenni aventi almeno otto anni di scolarità.

Di seguito sono indicate le 28 scale costituenti il MCMI-III:

 stili di personalità moderatamente gravi sindromi cliniche
1 Schizoide A Ansia
2 Evitante H Somatoforme
2B Depressivo N Bipolare: mania
3 Dipendente D Distimia
4 Istrionica B Dipendenza da alcol
5 Narcisista T Dipendenza da droga
6 Antisociale R Disturbo post traumatico da stress
6B Aggressiva (sadica) sindromi gravi
7 Compulsiva SS Disturbo del pensiero
8 Passiva-aggressiva (negativistica) CC Depressione maggiore
8B Masochista PP Disturbo delirante
patologie di personalità gravi indici di correzione
S Schizotipica X Indice di Rivelazione
C Borderline Y Indice di Desiderabilità
P Paranoide Z Indice di Autosvalutazione
V Indice di Validità

Indice di Validità

Le undici scale (dalla 1 alla 8B) inquadrano i diversi disturbi di personalità secondo la nomenclatura presente nel DSM-IV (APA, 1994). Le tre scale S, C e P misurano stili di personalità gravi e particolarmente disadattivi. Le scale dalla A alla R riguardano l’Asse I o la sfera dei disturbi d’ansia, e alla fine si trovano le scale SS, CC e PP che indicano la presenza di sindromi cliniche particolarmente invalidanti o gravi.
Le scale X, Y, Z e V costituiscono gli indici di correzione o di aggiustamento, in grado di rilevare l’atteggiamento del soggetto/paziente al test, e indicano se il test può essere considerato valido oppure no.

 

L’attribuzione dei punteggi nell’MCMI III

I punteggi ottenuti sono trasformati in punti standard o base rate. Inoltre, per ogni scala un punteggio pari a 60 indica il valore medio atteso e per ottenere un corretto inquadramento diagnostico bisogna raggiungere un punteggio maggiore o uguale a 74, che indica la presenza di un tratto patologico o maggiore di 84, che indica l’intensità della presenza di patologia.
Del Millon Clinical Multiaxial Inventory-III (MCMI-III), è stata prodotta una versione per adolescenti, il Millon Adolescent Clinical Inventory (MACI), composta da 160 item. Questo test è formato dalle seguenti scale: 12 di personalità, 8 gravi manifestazioni patologiche, 7 sindromi cliniche, 3 indici con cui modificare i dati, 1 scala di validità e 36 scale di personalità secondo il modello di Grossman. Attualmente, in Italia non esiste ancora la traduzione di questo test.

 

Il Millon Clinical Multiaxial Inventory-IV (MCMI-IV)

Il MCMI-IV è stato pubblicato unitamente all’uscita del DSM 5, quindi nel 2015. Esso è formato da 195 item vero-falso e 30 scale suddivise in 25 scale cliniche e 5 scale di validità. Si ottengono 15 scale di personalità, ulteriormente divise in 12 personalità cliniche, 3 scale di gravi disturbi di personalità e 10 scale cliniche di Asse I, di cui 7 sindromi cliniche e 3 sindromi cliniche gravi. A ogni scala di personalità seguono 3 sottoscale derivanti dal modello di personalità messo a punto da Grossman, per un totale di 45 sottoscale, che indagano ulteriormente il disturbo in questione. Neanche questa versione è stata ancora tarata e validata in italiano.

 

Validità e affidabilità

I molti studi pubblicati sul Millon evidenziano un buon potere predittivo del test e, al contempo, un’ottima sensibilità, soprattutto per quanto riguarda la sfera dei disturbi di personalità.
Numerosi, inoltre, sono i libri nati per interpretare al meglio i dati clinici ricavabili da questo test che permettono di tradurre con un linguaggio più attuale una serie di scale che presentano delle caratteristiche ormai inglobate in disturbi di personalità più ampi.

E’ presente, inoltre, un software che permette di analizzare le risposte in maniera veloce e ottimale, restituendo grafici di funzionamento equiparati ai profili interpretativi.
Purtroppo, in Italia, alcuni degli strumenti più recenti legati al test tardano ad arrivare, ma noi restiamo in attesa.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • APA (1994). DSM-IV diagnostic and statistical manual of mental disorders (4th ed.). Washington, D.C.
  • Lis, A. e Zennaro, A. (1997). Metodologia della ricerca in psicologia clinica,La Nuova Italia Scientifica, Roma.
  • Millon, T. (1969). Modern psychopathology: a biosocial approach to maladaptive learning and functioning. Saunders, Philadelphia.
  • Millon, T. (1981). Disorders of personality: DSM-III, Axis II. Wiley, New York.
  • Millon, T., Green C. e Meagher R. (1982). Millon Behavioral Health Inventory manual (3rd ed.). National Computer Systems, Minneapolis, MN.
  • Millon, T. (1983). Modern psychopathology. Waveland, Prospect Heights, IL.
  • Millon, T. (1987). Manual for the MCMI-II (2nd ed.). National Computer SystemsMinneapolis, MN.
  • Millon, T. (1990). Toward a new personology. Wiley, New York.
  • Millon T. (1993). Millon Adolescent Clinical Inventory manual. National Computer Systems, Minneapolis, MN.
  • Millon, T. (1994). MIPS: Millon Index of Personality Styles manual. Psychological Corporation, San Antonio, TX.
  • Millon T. (1997). Millon Clinical Multiaxial Inventory-III manual (2nd ed.). National Computer Systems, Minneapolis, MN.
  • Millon T. e Davis R.D. (1994). Millon’s evolutionary model of normal and abnormal personality: theory and measures. In S. Strack e M. Lorr (a cura di), Differentiating normal and abnormal personality. Springer, New York.
  • Westen, D., Shedler, J. e Lingiardi, V. (2003). La valutazione della personalità con la SWAP-200. Cortina, Milano.
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