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Inside Out & la valenza positiva della tristezza

Non un elogio, ma un’apologia della tristezza che esamina in profondità il suo significato più autentico, ossia l’elaborazione di un evento spiacevole.

Di Manuela Ramundo

Pubblicato il 28 Set. 2015

Aggiornato il 11 Mag. 2017 13:22

Non un elogio, ma un’apologia della tristezza che esamina in profondità il suo significato più autentico, ossia l’elaborazione di un evento spiacevole. Se riconosciuta ed accolta, infatti, da segnale critico e negativo questa emozione può rivelare anche la sua azione riparatoria e innovatrice trasformandosi in un potenziale stimolo al cambiamento.

Innumerevoli sono le recensioni sul nuovo capolavoro targato Pixar, ognuna delle quali volta a valorizzare un aspetto peculiare della vicenda narrata dalla pellicola.

La storia della protagonista, l’adolescente Riley che si trova ad affrontare un trasferimento indesiderato in un’altra città a causa del lavoro del padre, diventa il paradigma del funzionamento dei nostri moti interiori e della loro modalità di condizionare i nostri comportamenti.

Su State of Mind avevamo parlato della valenza psicoeducativa di Inside Out, successivamente di come il film utilizzi la teoria cognitiva della mente per spiegare le funzioni delle emozioni mentre la scorsa settimana ci siamo concentrati sull’importanza della memoria e dei ricordi in Inside Out (NdR).

Tutte le emozioni (Gioia, Tristezza, Paura, Disgusto e Rabbia), personificate da cinque coloratissimi personaggi che governano la console emotiva di Riley, vengono rappresentate con pari dignità, tutte con una specifica e fondamentale funzione.

Ciò che a parer mio è più apprezzabile di questo lavoro di animazione è però il coraggio con il quale è stata nobilitata la funzione della tristezza. In due momenti precisi l’intervento di Tristezza, tanto osteggiato dalle altre emozioni protagoniste, è l’unico in grado di ristabilire un equilibrio all’interno della situazione determinando un momento decisivo di svolta. Ciò è evidente sia nel momento in cui riesce a validare il vissuto di tristezza dell’amico immaginario Bing Bong accogliendolo senza resistenze e riuscendo così a consolarlo, sia quando riesce, con un crescendo di intensità, a stimolare la reazione di pianto della ragazzina tra le braccia dei genitori, aiutandola così ad esprimere finalmente i suoi sentimenti e i suoi pensieri di preoccupazione. La sua azione catartica è davvero commovente e sorprendente.

 

INTRODUZIONE DELL’EMOZIONE DELLA TRISTEZZA:

  Non un elogio, ma un’apologia della tristezza che esamina in profondità il suo significato più autentico, ossia l’elaborazione di un evento spiacevole. Se riconosciuta ed accolta, infatti, da segnale critico e negativo questa emozione può rivelare anche la sua azione riparatoria e innovatrice trasformandosi in un potenziale stimolo al cambiamento.

Così, dopo qualche fatica, succede a Riley di riuscire, con l’appoggio e il sostegno della famiglia, ad accettare una nuova situazione e ad adattarsi alla nuova vita a San Francisco costruendosi una nuova rete di amicizie e continuando a coltivare i suoi interessi e le sue passioni.

Un film diretto forse più agli adulti che ai bambini per il livello di complessità della rappresentazione dei processi emotivi e cognitivi.

Un edificante monito a desistere dal tentativo di negare le emozioni “negative” necessarie, e talvolta propedeutiche, allo sviluppo di nuovi vissuti e prospettive positive visibili al di là dell’ostacolo.

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Manuela Ramundo
Manuela Ramundo

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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