Quest’anno la Pixar Animation Studios porta al cinema un vero e proprio laboratorio di psicoeducazione sulle emozioni, per insegnare simpaticamente a tutti come esse guidano i nostri agiti quotidiani.
Presa positivamente dalla Walt Disney Pictures, che ne promuove la distribuzione, l’idea prende certamente le mosse dal crescente bisogno di formare i bambini, oltre che alle materie della scuola, anche a quelle della vita, sperando in una crescita interiore che possa favorire uno sviluppo più sano. Non sono pochi nel mondo infatti gli istituti che hanno già preso seriamente la cosa, inserendo laboratori psicoeducativi all’interno dei propri programmi, numerose anche le ricerche a sostegno degli effetti positivi che una tale prospettiva possa apportare, e dunque benvenuto a questo simpatico lavoro che vedremo prossimamente nei cinema italiani.
Protagoniste sono le cinque emozioni primarie: gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto. Esse sono personificate da simpatici personaggi che vivono ovviamente nel cervello della giovane Riley (la protagonista reale) e delle persone che interagiscono con lei, e ne guidano le interazioni sociali. In questi apparentemente semplicissimi elementi si rintraccia già un atto psicoeducativo certamente non da poco.
È infatti riconosciuto che alla base di molti disturbi ansiosi c’è spesso un basso livello di metacognizione, e dunque un mancato riconoscimento del legame tra emozioni e azioni, o meglio tra emozioni e loro correlato fisiologico. Ecco perché non è certamente da poco portare al cinema, in un formato così appetibile, divertente e facilmente comprensibile, un film che ne insegni le basi. Così, allo stesso modo come farebbe un laboratorio sulle emozioni, il nuovo film della Pixar insegna molto più di quanto sembra, perché quello che porteranno a casa gli spettatori, non sarà solo una bella morale, ma un vero e proprio effetto terapeutico.
Punti di forza del film a mio avviso sono certamente i personaggi che rappresentano le emozioni. Fatti di tratti semplici ma che rappresentano perfettamente, nella loro fisionomia, gli stati d’animo di cui sono protagonisti. Essi esaltano ironicamente e a ritmo calzante le cinque emozioni, permettendo all’osservatore di riconoscerle facilmente ogni qualvolta esse si presentano; anche questo è un aiuto certamente basilare, nell’ottica psicoeducativa di cui parlavamo. Dunque davvero complimenti agli ideatori di questo interessantissimo lavoro, che potrà essere utilizzato certamente anche in contesti educativi, laddove esistano progetti scolastici o extrascolastici a riguardo.
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