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Lo Stress Riduce l’efficacia del Trattamento del Tumore alla Prostata

Stress: riduce significativamente l'efficacia dei farmaci contro il cancro alla prostata e accelera lo sviluppo della malattia.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 12 Feb. 2013

Aggiornato il 18 Mar. 2013 15:58

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Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Lo stress e l’ansia non sono solo un effetto collaterale emotivo della diagnosi, ma costituiscono anche un fattore in grado di ridurre significativamente l’efficacia dei farmaci contro il cancro alla prostata e di accelerare lo sviluppo della malattia.

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Una nuova ricerca condotta da ricercatori della Wake Forest Baptist Medical Center dimostra che lo stress e l’ansianon sono solo un effetto collaterale emotivo della diagnosi, ma costituiscono anche un fattore in grado di ridurre significativamente l’efficacia dei farmaci contro il cancro alla prostata e di accelerare lo sviluppo della malattia. 

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In un primo studio sono stati utilizzati topi cui sono state impiantate cellule umane “malate” e trattate con un farmaco attualmente in sperimentazione clinica per il trattamento del cancro della prostata. Quando gli animali erano tenuti in una condizione di calma e assenza di stress, il farmaco è risultato efficace nell’inibizione  della crescita tumorale. Viceversa, nella conduzione in cui i topi venivano sottoposti a elevati livelli di stress, il farmaco non è stato in grado di bloccare lo sviluppo tumorale e di debellare le cellule malate.

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In un secondo studio, alcuni topi geneticamente modificati per sviluppare il cancro alla prostata sono stati ripetutamente sottoposti a stress: questi animali hanno sviluppato tumori di dimensioni maggiori, e nel momento della terapia il farmaco antitumorale bicalutamide (attualmente in uso) non ha prodotto alcun effetto rispetto al gruppo di topi non stressati.

Sembrerebbero in gioco processi biologici attraverso cui l’epifrenina innesca una reazione a catena che inibisce la morte cellulare delle cellule malate. Quindi in presenza di stress e ansia, ovviamente conseguente a tali diagnosi, si può innescare un circolo vizioso tra emotività negativa e progressione della patologia.

Tuttavia, nel momento in cui si somministrano ai topi farmaci beta-bloccanti  (che inibiscono la reazione a cascata  elicitata dall’epifrenina che impedisce la morte cellulare delle cellule tumorali) anche livelli elevati di stress non hanno favorito l’avanzamento del tumore. I ricercatori hanno intenzione di verificare la generalizzabilità di tali risultati su un campione umano.

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Pertanto identificare i pazienti particolarmente colpiti da stress e ansia può essere utile per evitare che tali variabili psicofisiologiche costituiscano un ostacolo all’efficacia terapeutica, intervenendo sia a livello farmacologico (introduzione di betabloccanti) che psicoterapico per la gestione dell’ansia e dello stress. 

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