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Quello che tu non vedi (2020) – Cinema & Psicoterapia

Il film 'Quello che tu non vedi' parla di Adam, un ragazzo pieno di vita e di progetti, affetto da schizofrenia, e ci fa riflettere su malattia e pregiudizi

Di Antonio Scarinci

Pubblicato il 04 Mag. 2021

Il messaggio del film Quello che tu non vedi è chiaro: occorre addentrarsi nelle pieghe buie del proprio animo e riconoscerle, senza aver paura di affrontarle apertamente.

 

Info

Quello che tu non vedi (2020). Regia di Thor Freudenthal. Interpreti Charlie Plummer e Taylor Russell. Tratto dall’omonimo romanzo di Julia Walton.

Trama

Adam è in apparenza un’adolescente come altri, frequenta la scuola, ha qualche amico, è appassionato di cucina. Spera di farne un lavoro ma i suoi sogni cadono quando viene espulso dalla scuola. E’ affetto da  schizofrenia. Il suo mondo è popolato da voci e da vari personaggi. Per ottenere il diploma che gli consentirà di frequentare un corso per chef viene iscritto dalla madre in una scuola cattolica. Cerca di adattarsi mantenendo segreta la sua malattia per non essere stigmatizzato e in questo suo sforzo lo aiuta Maya, una ragazza brillante e sincera di cui presto s’innamora. Sarà lei con la compartecipazione della madre del ragazzo e del suo patrigno a permettergli di credere ancora nei suoi sogni e a fargli capire che non è la sua condizione a definirlo.

Motivi d’interesse

“Tu non sei la tua malattia” è questa defusione che consentirà ad Adam di uscire dall’abisso della malattia. Gli aspetti più oscuri sono presenti nella narrazione e la sensazione che le cose, nella realtà, potrebbero assumere uno sviluppo più drammatico è sempre presente nel film. Il messaggio è, però, chiaro: occorre addentrarsi nelle pieghe buie del proprio animo e riconoscerle, senza aver paura di affrontarle apertamente.

Troppo spesso i pregiudizi ostacolano una recovery che dia una vita degna di essere vissuta a persone affette da severe mental illness. L’approccio a questi disturbi deve essere rispettoso dei bisogni dei pazienti favorendo un potenziamento della resilienza in ambito sociale ed esistenziale.

I trattamenti devono avere livelli d’integrazione che permettano non solo la riduzione dei sintomi, ma contribuiscano al processo di riabilitazione esistenziale e di partecipazione sociale.

L’idea di recovery è diventata negli ultimi anni centrale nelle politiche che riguardano la salute mentale. Il Piano d’azione per la salute mentale 2013-2020 della World Health Organization ha dichiarato: “Le normative per i servizi comunitari della salute mentale hanno bisogno d’includere un approccio basato sulla recovery che ponga l’enfasi sul sostegno agli individui con disturbi mentali e disabilità psicosociali nella realizzazione delle proprie aspirazioni e obiettivi”.

I modelli d’intervento per ridare speranza, opportunità, controllo e connessione devono essere caratterizzati dall’integrazione di procedure e tecniche basate su solide evidenze scientifiche: Individual Placement and Support e Housing First; psicoeducazione; skills training; psicoterapia; attività di riabilitazione; cognitive remediation; farmacoterapia, ecc.

È quindi necessario che tutti gli attori coinvolti si adoperino perché si attui una visione innovativa e lungimirante che riprenda la tradizione italiana della psichiatria di comunità e la spinga verso un’evoluzione che sia rispettosa della dignità umana e del ruolo rivestito da ogni individuo nella comunità indipendentemente dalla presenza o meno di una disabilità.

Indicazioni utili

Il film può essere utile per un programma di psicoeducazione rivolto a pazienti e familiari.

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Antonio Scarinci
Antonio Scarinci

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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