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No, l’EMDR non è la terapia più efficace per la cura del trauma

Secondo le nuove linee guida APA 2025, l’EMDR non è più la terapia di prima scelta per il PTSD: ecco quali trattamenti risultano più efficaci

Di Valentina Davi

Pubblicato il 26 Set. 2025

Nuove evidenze scientifiche ridimensionano l’efficacia dell’EMDR

Non secondo le nuove linee guida della American Psychological Association, basate sui più recenti studi di efficacia, che retrocedono  l’EMDR a trattamento di seconda scelta

Qual è la terapia più efficace per trattare il Disturbo Post Traumatico da Stress? Fino a qualche mese fa la risposta sarebbe stata abbastanza scontata: l’EMDR (Eye Movement Desensitizion and Reprocessing). In passato l’EMDR è stata riconosciuta da diverse autorevoli linee guida e organizzazioni internazionali (NICE, ISTSS, ONU…) come il trattamento più efficace per la cura del Disturbo da Stress Post Traumatico, meglio conosciuto con l’acronimo PTSD. Complice anche la crescente attenzione del pubblico nei confronti del trauma, questa tecnica ha raggiunto negli ultimi anni una relativa notorietà sui media generalisti e nelle conversazioni di tutti i giorni, promossa anche da noti influencer come Chiara Ferragni. 

Insomma, l’EMDR ha fatto facilmente breccia nell’immaginario collettivo con la sua ritualità fatta di gesti dal sapore quasi esoterico: le dita del terapeuta che danzano davanti agli occhi del paziente, il battito ritmico e alternato delle mani che tamburellano sulle ginocchia, l’eco di suoni che si spostano da un orecchio all’altro… 

Questa tecnica infatti sfrutta i movimenti oculari e la stimolazione bilaterale per facilitare la rielaborazione delle memorie traumatiche. In che modo? Non si sa. Ad oggi ancora non si sa perché funziona, ma si sa che in una certa misura funziona, e per quasi 20 anni l’EMDR, forte della letteratura scientifica a supporto della sua efficacia, si è imposta nel panorama terapeutico come trattamento elettivo per la cura di traumi.

Questo fino a pochi mesi fa.

A otto anni dall’ultimo aggiornamento, nel febbraio 2025 l’American Psychological Association (APA), la più grande e antica associazione professionale e scientifica di psicologi negli Stati Uniti, nonché una delle più influenti a livello mondiale, ha pubblicato delle nuove linee guida per  il trattamento del PTSD negli adulti. Una rigorosa revisione delle più recenti evidenze scientifiche ha portato infatti alla conclusione che sì, l’EMDR è efficace nel trattamento del PTSD, ma altri interventi psicoterapeutici si sono dimostrati più efficaci. 

Cosa si intende per trauma e cos’è il Disturbo Post Traumatico da Stress

Il PTSD è un disturbo che può insorgere in chi ha vissuto un trauma, inteso come evento che porta alla morte o minaccia l’integrità fisica propria o di un proprio caro (es. guerra, una violenza sessuale, un grave incidente, una rapina). Ricordi spiacevoli dell’evento traumatico tormentano la mente della vittima e non la abbandonano nemmeno di notte, quando si ripresentano sotto forma di incubi ricorrenti. Durante il giorno la persona traumatizzata può sperimentare reazioni dissociative (per es. flashback), in cui sente o agisce come se l’evento traumatico si stesse ripresentando, oppure una marcata attivazione fisiologica, entrando in uno stato di allerta di fronte a stimoli che rimandano all’evento

Sebbene non tutte le persone che subiscono un trauma sviluppino un PTSD, si stima che questo disturbo interessi circa il 5,6% della popolazione mondiale: una sfida significativa per la salute mentale, che è stata raccolta da diversi approcci terapeutici, tra cui appunto l’EMDR

Le principali terapie raccomandate per il PTSD nelle nuove linee guida

Con l’aggiornamento delle raccomandazioni della American Psychological Association di febbraio 2025, gli interventi di prima scelta (first-line) per la cura del PTSD, che hanno ottenuto la raccomandazione più forte avendo mostrato solide prove a favore della loro efficacia, appartengono tutti all’area cognitiva:

  • Terapia di Esposizione Prolungata (PE): caratterizzata da esposizioni ripetute e graduali al ricordo traumatico, con lo scopo di ridurre l’ansia e l’evitamento associati.
  • Terapia di Elaborazione Cognitiva (CPT): focalizzata sull’identificazione e modifica di pensieri distorti riguardo all’evento traumatico e le sue conseguenze.
  • Terapia Cognitivo-Comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT): un approccio che combina esposizione, tecniche cognitive e formazione sulle abilità di coping specifiche.

L’EMDR, invece, pur mantenendo prove moderate di efficacia, è stata classificata come terapia di seconda scelta (second line) accanto ad altri interventi sempre dell’area cognitiva, come la Terapia Cognitiva (CT) e la Terapia di Esposizione Narrativa (NET). Questa decisione deriva da studi comparativi che hanno evidenziato una minore consistenza nei risultati degli studi sull’EMDR rispetto alle terapie classificate come prima scelta.

Non è detto che l’EMDR in futuro non riuscirà a rientrare nell’Olimpo delle terapie più efficaci per il PTSD, tutto dipenderà dalla qualità dei risultati dei nuovi studi che verranno condotti. Nel frattempo, i terapeuti EMDR scioccati dalle conclusioni delle nuove linee APA, potranno elaborare efficacemente il trauma con l’aiuto della psicoterapia… rigorosamente di stampo cognitivo. 

Riferimenti Bibliografici
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