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Nuove tecnologie nel trattamento dell’autismo: la terapia assistita da robot (RAAT) – Psicologia Digitale

Agli interventi di matrice cognitivo comportamentale già validati per i bambini con autismo, si aggiunge ora anche la terapia assistita da robot (RAAT)

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 04 Mar. 2022

I più recenti sviluppi tecnologici nel campo dell’intelligenza artificiale hanno fornito nuovi metodi per il trattamento dell’autismo.

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 27) Nuove tecnologie nel trattamento dell’autismo: la terapia assistita da robot (RAAT)

 

 Nei disturbi dello spettro autistico abbiamo una significativa compromissione del neurosviluppo che porta a interessi ristretti e ripetitivi, interazioni e comunicazione (verbale e non) inadeguate (APA, 2013). Le prime manifestazioni del disturbo insorgono entro i 3 anni e possono variare notevolmente da soggetto a soggetto; quello che accomuna i bambini con disturbi dello spettro autistico è il dover fronteggiare delle sfide notevoli: infatti sviluppare le abilità sociali, comunicative e comportamentali, rappresenta un compito non facile per il quale necessitano di supporto specializzato.

Sono stati sviluppati e validati diversi interventi per i bambini con disturbi dello spettro autistico, principalmente di matrice cognitivo comportamentale. A questi si vanno ad aggiungere quelli supportati dalle tecnologie, in particolare la terapia assistita da robot per l’autismo (RAAT), che abbraccia ed integra molte discipline tra cui, ma non solo, psicologia dello sviluppo, informatica, robotica, ingegneria.

Aree di sviluppo e RAAT

La terapia per l’autismo assistita da robot ha come obiettivi terapeutici ed educativi il miglioramento ed il potenziamento dello sviluppo sociale ed emotivo, cognitivo, motorio e sensoriale. Ognuna di queste aree richiede un approccio e tipologie di dispositivi specifici, per questo sono stati realizzati modelli di intervento distinti a seconda degli scopi della determinata competenza su cui lavorare.

Quando parliamo di sviluppo sociale facciamo riferimento a tutte quelle situazioni in cui il bambino sperimenta la – e si sperimenta in – relazione ad altri. Durante queste interazioni ha modo anche di esplorare la gamma delle emozioni, esprimendole adeguatamente al contesto ed alla circostanza. I robot possono supportare nel riconoscimento e nel rispecchiamento delle emozioni, per esempio migliorando la capacità di espressione facciale. I robot aiutano ad incentivare la condivisione e la comunicazione, portando alla costruzione di abilità sociali sperimentate prima in situazioni specifiche che possono poi essere generalizzabili; si lavora anche al miglioramento delle interazioni verbali e non verbali come il contatto visivo e i gesti (ad esempio, indicare, etichettare o toccare).

Altri comportamenti che vengono sollecitati nei bambini durante le interazioni con i robot sono l’attenzione congiunta, l’imitazione, le interazioni spontanee, quelle triadiche e diadiche, il turn-taking e i comportamenti di richiesta. Grazie alla messa in scena di giochi interattivi i bambini non vengono appesantiti da setting troppo artificiali e allo stesso tempo si esercitano nelle abilità sociali; utilizzare giochi interattivi stimola anche la motivazione che incentiva ancora di più i piccoli alla partecipazione attiva e al coinvolgimento.
Anche lo sviluppo motorio e sensoriale può beneficiare di tecniche di terapia assistita da robot. Infatti, esercizi mirati in cui il bimbo è affiancato da un robot possono aiutarlo ad interagire più efficacemente con l’ambiente circostante e raffinare la percezione visiva, tattile, spaziale e corporea, per esempio con esercizi di scrittura dedicati a migliorare la motricità fine delle mani e delle dita.

Le diverse tipologie di robot

Le tipologie di robot utilizzate nella RAAT variano molto a seconda degli obiettivi terapeutici e delle tecnologie impiegate. Attualmente possiamo raggrupparle in cinque categorie che Alabdulkareem e colleghi (2022) raggruppano in base alle loro caratteristiche strutturali: robot umanoidi, simili ad animali, a giocattoli, a macchine o indossabili.

Nella prima tipologia, in cui rientrano ad esempio modelli come NAO o Kaspar (Mengoni et al, 2017; Rakhymbayeva et al., 2021), i robot hanno sembianze umane con testa, mani, gambe, occhi, naso, bocca. L’obiettivo è quello di replicare il più possibile le fattezze umane e creare così interazioni il più possibile simili a quelle con umani. Stessa cosa per quelli che somigliano ad animali, molto spesso a cani come nel modello KiliRo (Bharatharaj et al., 2017), in cui vengono coperte parti metalliche con piume o lana per rendere la somiglianza agli animali anche tattile.
I robot simili a giocattoli invece mirano ad avere in maniera più esplicita le sembianze di un peluche, di un pupazzo o di una macchinina, come Probo o Cozmo (Anamaria et al.,2013; Ghiglino et al., 2021). Questa tipologia è disponibile in diverse forme, dimensioni e materiali e risulta piacevole ai bimbi che si prestano volentieri ad interagire con loro. Lo scorso anno è stato invece pubblicato uno studio (Chen et al.,2021) sul primo prototipo di robot indossabile che permette agli operatori di monitorare le interazioni con una prospettiva in prima persona: questo li aiuta a vedere la situazione dalla prospettiva del bambino e a comprendere maggiormente quali sono le sue difficoltà.

Direzioni future nella terapia assistita da robot

Anche se le ricerche al momento disponibili ci offrono spunti positivi oltre che interessanti, ci sono sicuramente aspetti da indagare ulteriormente ed alcune possibili limitazioni. Oltre a dubbi che concernono privacy ed etica (è considerabile un inganno proporre interazioni artificiali a soggetti che potrebbero non comprendere del tutto o in parte che si tratta di artifici?), aspetti pratici come costi e formazione dovranno essere oggetto di riflessione.

I costi di una terapia assistita da robot non sono certo trascurabili anche se, va ricordato, si tratta per lo più di costi iniziali di progettazione e realizzazione da sostenere una sola volta. Vanno considerati costi anche la formazione ad hoc che è richiesta ai terapeuti, formazione che attualmente è lasciata alla decisione del singolo dato che non sono ancora presenti percorsi standardizzati. Questo punto si collega alla necessità che ci siano competenze multidisciplinari e che si parlino professionisti di diversa estrazione: ingegneri, informatici, psicologi. La collaborazione tra professionisti di diverse discipline per progettare e costruire dispositivi sempre più efficienti porterà ad un numero maggiore di contributi in questa area di ricerca con conseguenti ricadute positive sulle terapie.

Rimangono importanti i punti a favore della terapia assistita da robot. Essendo trattamenti informatizzati è possibile tracciare e monitorare i progressi e gli step del trattamento che quindi può essere altamente personalizzato e adattato alle specifiche esigenze del singolo bambino. I disturbi dello spettro autistico si caratterizzano per la grande variabilità che c’è tra un soggetto e l’altro e la possibilità di avere strumenti condivisi ma personalizzabili è sicuramente di grande vantaggio per i clinici.

La RAAT migliora l’efficacia e l’efficienza dei trattamenti cognitivo-comportamentali (Alabdulkareem et al., 2022). La terapia assistita da robot è un campo di ricerca ed applicazione promettente, un’altra delle sfide che tecnologia e clinica affrontano insieme allo scopo di supportare i pazienti.

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