expand_lessAPRI WIDGET

Il piacere digitale (2020) di Michele Spaccarotella – Recensione

Il piacere digitale descrive con spirito critico come le nostre abitudini sono cambiate con la tecnologia, ma evidenzia anche le potenzialità

Di Omar Bellanova

Pubblicato il 13 Apr. 2021

La bellezza del libro Il piacere digitale è data dalla sua interattività. Michele Spaccarotella ha disseminato per ogni argomento degli esercizi che guidano verso esperienze in grado di stimolare importati riflessioni e prese di consapevolezza personale sul rapporto che stiamo sviluppando con il digitale.

 

Ricordo la prima volta che ebbi tra le mani uno Sharp J-SH04, un telefono cellulare con la fotocamera, correva l’anno 2000. La sensazione che due funzioni tecnologiche potessero fondersi in un solo strumento sapeva quasi di magico. Erano gli anni in cui subivo il fascino indiscutibile dell’innovazione tecnologica. Ricordo vivamente il rumore del modem a 56k che comunicava con la rete telefonica. Quella strana melodia con cui, a led lampeggianti, chiedevo il permesso di entrare in quello spazio da esplorare noto come internet. Ero lì, fremente che attendevo di essere condotto in ogni possibile capo del mondo per poter sbirciare infinite novità, culture e bizzarrie senza muovere un passo dal confort di casa. La sensazione di essere potenzialmente connesso con chiunque e poter scambiare e apprendere una sconfinata infinità di novità era intrisa di euforia e frenesia. Ricordo ancora che c’era un sito in grado di predire con poche domande il giorno della morte di chiunque (di cui oggi posso testimoniarne con gioia l’imprecisione), oppure la webcam con cui osservavo le condizioni delle spiagge di Malibù in tempo reale immaginandomi lì con una tavola da surf, e ancora le primissime riviste di racconti on line che prendevano forma arricchendosi di storie e contenuti. Non sapevo dove mi avrebbe condotto questa avventura mentre mi facevo una scorpacciata di byte, ma nel mio sistema esplorativo c’erano più lampadine accese che sul modem e il mondo appariva sempre più grande, diversificato e ricco di nuovi sapori.

Oggi, percorrendo le strade della città, assisto a piccole scene che rappresentano una parte consistente dell’evoluzione e della diffusione del digitale: una donna che si spalma in posa accattivante su un muretto mentre il fidanzato si contorce cercando l’angolatura migliore per ritrarla con un monumento di sfondo; una giovane adolescente dall’abitacolo di un auto con la madre riprende sorridente entrambe in un momento “interessantissimo” di traffico cittadino probabilmente per dare vita a una stories di Instagram destinata a dissiparsi in 24 ore; la vettura che mi segue, quasi mi tampona perché il suo autista sta controllando qualcosa sullo schermo del suo smartphone che probabilmente non può attendere. Il tutto avendo guidato meno di cento metri. Insomma, in tutta sincerità, personalmente non me l’aspettavo proprio cosi. La mia abitudine di pormi delle domande me ne sta sventolando una davanti agli occhi in questo preciso momento: che cosa ci è successo?

Parcheggio e, facendo uno slalom sul marciapiede, tra il passo confuso e disorientato delle persone portate a spasso da un telefono che assorbe in toto la loro attenzione, entro in una libreria.

Il Piacere Digitale di Michele Spaccarotella è ben in vista ad attendermi tra i ripiani della sezione di psicologia per darmi una mano nella ricerca di risposte.

Aprendo le pagine per andare all’indice non posso fare a meno di soffermarmi sul profumo della carta stampata e penso “questa caratteristica un tablet non l’avrà mai”.

Trovo subito interessante la divisione con cui l’autore organizza gli argomenti del libro: corpi, relazioni, applicazioni e il piacere fuori controllo. Questa organizzazione in macro temi permette da subito di inquadrare l’universo delle interazioni umane con il mondo digitale in un modo comprensibile e puntuale. Una foto in bianco e nero su come le nostre vite sono cambiate in rapporto all’evoluzione digitale degli ultimi vent’anni frutto di un lavoro puntuale e attento. Questa inquadratura è quella di un osservatore privilegiato: dalla poltrona del terapeuta. Una posizione che permette una visione della vita umana da una prospettiva intima e profonda, dove pregi e debolezze della nostra esistenza fanno capolino spogliandosi dei filtri che normalmente li offuscano. Michele Spaccarotella è lì con la penna in mano e taccuino sul bracciolo pronto a non farsene sfuggire neanche uno. Raccoglie osservazioni che non hanno a che fare unicamente con la dimensione del piacere, ma con la nostra essenza umana che si esprime e si racconta attraverso la nostra esperienza con il digitale oggi. Pregi e debolezze sono minuziosamente appuntati attraverso recenti dati clinici e di letteratura sull’argomento e il tutto viene descritto andando a soddisfare curiosità e rigore scientifico, fornendo anche dati e statistiche su i vari fenomeni descritti.

Come ogni bellissimo inizio pieno di entusiasmo e sorpresa oggi osserviamo il lato oscuro di quella rivoluzione sociale che vede come protagonista “l’Homo Digitans” in tutte le sue caratteristiche osservabili. Lo osserviamo curvo sullo schermo di uno smartphone o di un PC, un po’ più disinteressato dal mondo analogico e costantemente assorbito dalla vita on-line rischiando di perdere di vista ciò che è realmente importante, la vera dimensione del piano interpersonale. Una figura che viene assorbita da un mondo che sembra offrire facili risposte alla propria esistenza, restando sulla superficie di uno schermo dove l’ipotesi peggiore rischia di essere proprio quella dello specchiarsi su di essa senza conoscersi realmente.

Michele Spaccarotella descrive come le nostre abitudini sono cambiate e se ne siano aggiunte di nuove. Lo fa con spirito critico, ma non con quello di chi emette una sentenza di condanna, anzi, non tralascia di evidenziare le potenzialità di questa opportunità evolutiva disseminando i giusti avvertimenti e stimolando riflessioni importanti che riguardano tutti.

Lo comprendiamo subito dalla prima parte del libro quando viene descritto un fenomeno che non risparmia quasi nessuno di noi: il selfie. Una pratica tecnologica diffusissima, in grado di illuderci a tal punto tanto da farci provare la sensazione di poter manipolare la nostra rappresentaIone del Sé. Uno strumento ambivalente che ci fa provare la brezza del potere di piacere esponendoci a critiche incontrollabili e aumentando esponenzialmente in noi il nostro senso di fragilità. Siamo esposti a un rapporto con l’altro che non è facilmente confrontabile attraverso la realtà materiale. È un altro fluido, volatile e inafferrabile a cui basta un like per farci oscillare tra il sentirci apprezzati e il sentirci criticati o rifiutati. Affrontiamo questa insicurezza cercando di rendere questa nostra immagine digitale sempre più desiderabile. Possiamo farlo senza limiti, modificandola per apparire sempre meglio, perdendo di vista però quanto ogni filtro che utilizziamo ci allontana da un confronto sincero e clemente con la realtà. La soluzione? Semplice, aumentiamo l’investimento là dove è facile sentirsi migliori ovvero nella rete, magari con l’ausilio di un nuovo filtro, divenendo sempre più prigionieri di un Sé ideale che racconta sempre meno di noi.

La dimensione del Selfie non è certo l’unico fenomeno ad essere raccontato con il puntuale occhio clinico dell’autore. “Lo smartphone sembra essere divenuto un oggetto transizionale digitale” afferma Spaccarotella nel descrivere il panorama delle nuove “patologie da iperconnesione”: nomofobia, f.o.m.o (fear of missing out) e il vamping sono tra queste. Tutto il libro è un aggiornamento continuo di una terminologia che descrive come la nostra essenza umana abbia cercato spazio nel mondo digitale e on-line, attraverso termini che descrivono le nostre difficoltà umane: ghosting, caspering, benching sono solo alcune delle definizioni con cui è possibile raccontare la nostra crescente difficoltà nel vivere relazioni in modo sano, appagante e profondo.

La bellezza di questo libro è data dalla sua interattività. Nonostante le sue parole siano impresse nella cellulosa, Michele Spaccarotella ha disseminato abilmente per ogni argomento degli esercizi che guidano verso esperienze in grado di stimolare importati riflessioni e prese di consapevolezza personale sul rapporto che stiamo sviluppando con il digitale.

Le schede inserite nel libro, sono occasioni che l’autore ci dà per considerare e riflettere riguardo ad aspetti della realtà che rischiamo di perdere o sminuire, smettendo di sottoporli alla nostra mente analogica, affidandoli sempre più a funzioni digitali esterne a noi, spinti da una ricerca di piacere a appagamento che forse ancora non abbiamo compreso del tutto.

Rinunciamo alla nostra attenzione, riduciamo l’uso della memoria e alla nostra capacità di problem solving per utilizzarli come moneta di scambio al fine di acquistare riconoscimento, senso di potere per la nostra comunicazione, riducendo e semplificando la percezione del tempo e degli spazi. Ora chi è del mestiere sa molto bene quanto spesso il paziente in un momento di fragilità sia disposto ad accogliere a braccia aperte una soluzione facile in grado di abbassargli ansia e senso di frustrazione. Sappiamo anche quanto questa rassicurazione immediata, semplice e momentanea possa indirizzare una persona verso una direzione fragile e precaria, riducendo la sua esplorazione e la sua agency. Proprio attraverso le schede “in treatment” presenti nei vari capitoli ci si affaccia nella stanza della terapia, dove è possibile assistere a scorci di vissuti clinici dove l’autore descrive storie e modi in cui il digitale accoglie le nostre fragilità divenendo uno strumento che, dopo aver offerto facili soluzioni, spesso si scopre esser divenuto parte integrante delle pareti che tengono chiuso il paziente in una stanza di malessere.

Come Susanna che riesce a dare vita alla sua fantasia di essere guardata e ammirata senza esporsi a un diretto pericolo. Oppure Luca che assorbito dal porno, ha perso la strada del piacere nella relazione con la propria compagna.

Sapete cos’è “il numero di Dunbar”? Vi sorprenderebbe sapere quanta differenza vi sia tra il numero di persone con cui si possono mantenere relazioni sociali stabili e il numero di contatti che abbiamo sui social.

Spaccarotella parte dal concetto di “amore liquido” descritto dal sociologo Bauman (2003) per raccontare come i rapporti umani stiano inevitabilmente cambiando allo scopo di adattarsi a una nuova realtà. Il caso di Lorenzo descrive molto bene come la fragilità e l’incertezza relazionale trovino facile e illusorio conforto nella facilità di reperire dal web relazioni facili. “Una pesca a strascico” in grado di regalare piccole dosi dell’emozione umana della conoscenza e della conquista, senza però risparmiarsi di indebolire la nostra capacità di creare legami appaganti e duraturi.

La relazione è un posto complicato da sempre, nel quale ci muoviamo spesso accompagnati da un senso di equilibrio precario. Costantemente mettiamo in pratica dei tentativi di equilibrio; occorre molta pratica per imparare a farlo. Utilizziamo molti strumenti per riuscirci, alcuni interni a noi, altri esterni. Questi ultimi rischiano di essere insidiosi perché pre-costituiti da facili soluzioni che non dicono realmente molto di ciò che siamo. Vivere le nostre relazioni esclusivamente sui social ci espone esattamente a questo, a precarietà e conoscenza superficiale di noi stessi e degli altri.

Byte e neuroni hanno creato connessioni invisibili e indissolubili con cui dobbiamo necessariamente imparare a convivere. Nessuno ci aveva preparato a tutto questo, ma è necessario prenderne consapevolezza e spirito critico per evitare che le nostre fragilità subiscano un duro colpo da parte di questa dimensione così potente, fluida e condizionante che è divenuta un amplificatore della nostra esistenza.

Se non ne siete convinti provate a passare una settimana senza Smartphone facendo caso a come vi possiate sentire.

Insomma prenderne coscienza è non solo opportuno, ma una reale necessità e l’opera di Michele Spaccarotella è indubbiamente uno strumento analogico dettagliato e ben strutturato a tale scopo.

 

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Omar Bellanova
Omar Bellanova

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Spaccarotella M. (2020) - Il piacere digitale – Giunti Psychometrics
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Comunicazione: le implicazioni dei cellulari sull'efficacia comunicativa
Sempre più vicini e più distanti

I dispositivi mobili sembra siano in grado di agevolare la comunicazione a distanza, inibendo però l’efficacia di una conversazione faccia a faccia.

ARTICOLI CORRELATI
Slacktivism: di cosa si tratta? Quando l’attivismo online può diventare dannoso

Sostenere cause sociali tramite l’attivismo online può fornire un aiuto prezioso, ma attenzione allo slacktivism, una forma superficiale e disinteressata di supporto

Lo psicologo negli e-sports

Gli e-sports, progettati con l'obiettivo di competitività, hanno suscitato l'interesse della psicologia per i fattori psicologici coinvolti

WordPress Ads
cancel