Favoritismo genitoriale: una diversa modalità di essere genitori e di trattare i figli
Il favoritismo genitoriale può essere definito come un trattamento preferenziale, reale o percepito, esercitato da parte dei genitori nei confronti di un figlio, a spese però degli altri bambini (Jensen & Jorgensen-Wells, 2025; Salmon et al., 2012). Si parla, infatti, di trattamento differenziale dei genitori (parental differential treatment, PDT), quando la preferenza verso un figlio in particolare porta il genitore a mostrare più o meno calore o ostilità (ad esempio, abbracciando più volte un figlio rispetto al fratello) (Kowal et al., 2006). I bambini che vengono trattati meglio dai genitori rispetto agli altri all’interno della stessa famiglia tendono a mostrare una migliore salute mentale (Ponappa et al., 2017), meno comportamenti problematici (Rolan & Marceau, 2018), una migliore capacità di autoregolazione (Meunier et al., 2013), relazioni interpersonali più sane (Jensen & McHale, 2017) e a collezionare più successi scolastici (Barrett Singer & Weinstein, 2000). Al contrario, un trattamento negativo da parte dei genitori nei confronti di un figlio determina una maggiore probabilità che questi vada incontro allo sviluppo di problemi comportamentali esternalizzanti e internalizzanti (Oliver & Pike, 2018) e quindi alla compromissione del benessere e della salute mentale (Shanahan et al., 2008). Tali esiti sono stati riscontrati sia nei bambini sia nei giovani adulti (Jensen et al., 2013): ad esempio, la percezione soggettiva di essere trattati in modo peggiore dai genitori, di avere un rapporto conflittuale con essi e di essere per loro fonte di delusione, sono associate allo sviluppo di sintomi depressivi nei figli adulti (Suitor et al., 2015). Queste differenze di trattamento genitoriale anche in età adulta impattano sulla qualità delle relazioni tra fratelli, caratterizzate da maggiori scontri e minore vicinanza affettiva (Suitor et al., 2014). Dunque, le conseguenze positive e negative del trattamento differenziale genitoriale non hanno niente a che fare con una buona o cattiva genitorialità, ma riguardano l’essere genitori e il rapportarsi ai propri figli in maniera diversa (Rolan & Marceau, 2018).
Quali caratteristiche dei figli sono connesse al favoritismo genitoriale?
Sebbene la letteratura abbia chiarito quali sono le conseguenze del favoritismo genitoriale, non è altrettanto chiaro cosa rende un bambino il “preferito” del genitore, ovvero quali sono le caratteristiche che lo rendono il destinatario di un trattamento privilegiato, a differenza dei suoi fratelli. Per questo motivo, la recente meta-analisi di Jensen & Jorgensen-Wells (2025) analizza numerosi studi al fine di indagare quale tra figli, appartenenti alla stessa famiglia, abbia più probabilità di ricevere un trattamento preferenziale da parte dei genitori. Inoltre, gli autori hanno adottato il modello degli effetti del bambino (Bell, 1968), secondo cui le caratteristiche individuali dei bambini possono incoraggiare determinati tipi di genitorialità (Paschall & Mastergeorge, 2016), andando oltre il concetto secondo cui soltanto la genitorialità influenza lo sviluppo e il comportamento del bambino. In linea con ciò, gli autori hanno deciso di verificare se le caratteristiche dei figli fossero davvero collegate al favoritismo parentale. Sono stati valutati l’ordine di nascita, il genere assegnato alla nascita, il temperamento e la personalità come possibili predittori del trattamento preferenziale, nonché l’età dei figli, il genere dei genitori, chi riferisce il trattamento differenziale (il figlio o il genitore), gli ambiti della genitorialità (ad esempio, interazioni positive come affetto e vicinanza, interazioni negative come conflitto e freddezza, risorse come privilegi, supporto per i compiti e tempo dedicato, controllo come concessione di autonomia e iperprotezione). In generale, gli autori hanno definito il trattamento di favore come quello destinato a un figlio che è il preferito in generale, ha maggiori interazioni positive e meno interazioni negative con i genitori, gode di più risorse ed è meno controllato rispetto ai fratelli.
I risultati della meta-analisi: il ruolo del genere, ordine di nascita e personalità dei figli
La meta-analisi di Jensen & Jorgensen-Wells (2025) ha esaminato un campione complessivo di 19.469 partecipanti per identificare le caratteristiche che rendono un figlio più incline a ricevere un trattamento preferenziale da parte dei genitori. I risultati hanno rivelato che il favoritismo genitoriale non è distribuito in modo casuale tra i figli, ma segue pattern prevedibili basati su alcune caratteristiche chiave.
Uno dei risultati più rilevanti riguarda il genere: i dati mostrano che i genitori tendono a favorire le figlie rispetto ai figli. Questo effetto è stato riscontrato soprattutto nelle valutazioni dei genitori stessi, mentre i figli non hanno percepito differenze significative nel trattamento ricevuto in base al genere.
Un altro fattore chiave è l’ordine di nascita. I primogeniti ricevono generalmente maggiore autonomia e controllo ridotto rispetto ai fratelli minori, il che potrebbe riflettere una maggiore fiducia genitoriale nelle loro capacità di autoregolazione. Tuttavia, in termini di affetto e risorse materiali, non sono emerse differenze significative tra primogeniti e fratelli minori.
Per quanto riguarda la personalità, i figli con tratti di coscienziosità e amicalità (agreeableness) ricevono un trattamento più favorevole rispetto ai fratelli meno coscienziosi e meno amichevoli. In particolare, i figli più coscienziosi tendono ad avere meno conflitti con i genitori, suggerendo che la loro capacità di autoregolazione e responsabilità possa contribuire a relazioni familiari più armoniose.
Infine, temperamento e altri tratti di personalità (apertura all’esperienza, estroversione e nevroticismo) non sono risultati significativamente associati al favoritismo genitoriale, suggerendo che la percezione di essere il “preferito” dipenda più da fattori comportamentali e relazionali che da caratteristiche di personalità.
Limiti e conclusioni
Sebbene la meta-analisi di Jensen & Jorgensen-Wells (2025) abbia fornito una comprensione approfondita delle dinamiche del favoritismo genitoriale, vi sono alcune limitazioni da considerare. In primo luogo, la maggior parte dei dati proviene da contesti occidentali, limitando la generalizzabilità dei risultati a culture diverse, in cui il ruolo di genere e la struttura familiare potrebbero influenzare il favoritismo genitoriale in modo differente.
Un’altra limitazione riguarda il metodo di raccolta dati: molte informazioni derivano da auto-report dei figli o dei genitori, il che potrebbe introdurre bias percettivi.
Inoltre, il favoritismo genitoriale è stato analizzato principalmente in termini di trattamento differenziale all’interno della famiglia, ma resta da approfondire il ruolo di fattori esterni, come lo stato socioeconomico, il numero di figli, o la qualità della relazione tra genitori e figli nel lungo periodo.