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L’importanza di saper chiedere scusa ai propri figli

Chiedere scusa ai figli aiuta a costruire relazioni più autentiche, insegnando responsabilità e favorendo la comprensione reciproca tra genitori e figli

Di Anna Boccaccio

Pubblicato il 10 Lug. 2025

Chiedere scusa in famiglia: un’opportunità di crescita per genitori e figli

Anche i genitori commettono errori. Per questo, la relazione genitori-figli può rivelarsi una fonte di opportunità per i genitori per chiedere scusa e per i figli per imparare a farlo. Perché chiedere scusa può rappresentare un comportamento importante da apprendere e insegnare? E quali fattori possono favorire o ostacolare le scuse dei genitori?

Chiedere scusa ai propri figli: perché è importante per un genitore

Urlare ai nostri figli, arrivare in ritardo a un saggio di danza o a un’esibizione, rompere accidentalmente un giocattolo, dimenticare una promessa fatta … possono rappresentare circostanze in cui un genitore può chiedere scusa

Le scuse non sono solo un atto linguistico, ma fanno parte di un più ampio repertorio di comportamenti riparatori e prosociali, messi in atto quando abbiamo involontariamente trasgredito ad alcune regole, causando danno o disagio ad altri (Tangney et al., 2007). Secondo la psicologa J. Sasson Edgette (2024), gerarchia, età, titolo o posizione professionale sono fattori ininfluenti rispetto all’ammissione di responsabilità delle proprie azioni da parte di un genitore: le scuse sono concessioni di errore con pari opportunità.

Le scuse dei genitori offrono a bambini e adolescenti importanti occasioni di validazione, in cui i figli possono sentire compresi pensieri, emozioni, azioni e punti di vista propri, senza rischiare che questi vengano negati, sminuiti o banalizzati dall’adulto. Il genitore che ammette un errore ed esprime rimorso comunica che l’esperienza e i sentimenti del figlio, causati dalla trasgressione genitoriale, sono legittimi e giustificati (Lazare, 2004). Al contrario, scuse inefficaci o assenti possono rappresentare una forma di invalidazione da parte del genitore, in cui si sta comunicando al figlio che la sua capacità di lettura di situazioni, emozioni ed esperienze è imprecisa o sbagliata. L’incapacità dei genitori di chiedere scusa può generare meccanismi di invalidazione cronica nei figli (Adams-Clark et al., 2022). 

La ricerca psicologica suggerisce che un ambiente familiare cronicamente invalidante, caratterizzato appunto dal comunicare ripetutamente che le proprie esperienze e i propri sentimenti sono sbagliati e imprecisi, minimizzare le difficoltà, scoraggiare l’espressione di emozioni negative, espone i bambini a successive difficoltà nella regolazione delle emozioni (Linehan, 1993; Fruzzetti et al., 2005; McCallum & Goodman, 2019; Musser et al., 2018).

Le scuse genitoriali costituiscono, inoltre, un’opportunità di apprendimento per i figli: se formulate correttamente, senza addurre giustificazioni o senza incolpare gli altri, possono mostrare ai bambini come essere riflessivi e assumersi le proprie responsabilità. Dire “Sono arrivata in ritardo al tuo saggio di danza perché non ho previsto il traffico” e non “perché c’era traffico”, oppure “Ho urlato perché ero stressata per la riunione di stamattina” e non “perché mi hai fatto perdere la pazienza”, possono rappresentare modalità per scusarsi, aiutando al contempo i bambini a comprendere le situazioni e identificare le emozioni provate (Miller, 2018). 

Cosa favorisce la capacità di un genitore di chiedere scusa

La propensione alle scuse è legata a uno stile di attaccamento sicuro negli adulti e a un’elevata empatia (Ashy et al., 2010). Al contrario, una mancanza di empatia può inibire la capacità di perdonare e presumibilmente la tendenza a chiedere scusa  (Worthington, 1998).

Anche i costrutti di vergogna e senso di colpa sembrano essere collegati alla capacità di scusarsi. Entrambe sono considerate emozioni morali, ma la colpa deriva generalmente da trasgressioni che rimangono private, mentre la vergogna è generata dall’esposizione pubblica delle proprie azioni (Cohen et al., 2011). La vergogna, inoltre, è associata a una valutazione negativa di se stessi; al contrario, la colpa emerge dalla valutazione delle proprie azioni o comportamenti (Tangney & Dearing, 2002). Leith e Baumeister (1998) hanno scoperto che la propensione alla vergogna è correlata a un maggiore disagio personale, mentre la propensione alla colpa è correlata maggiormente con gli aspetti cognitivi dell’empatia. Sperimentare bassi livelli di vergogna e alti livelli di senso di colpa può incentivare la ricerca di scuse (Fisher & Exline, 2006; Howell et al., 2012).

La vergogna spesso si manifesta con comportamenti di ritiro sociale, ma può anche prevedere risposte esternalizzate, come aggressività o rabbia (Tangney & Dearing, 2002). Per gli individui inclini alla vergogna, è possibile che la capacità di empatia sia sopraffatta dall’esperienza della vergogna, il che porterebbe a comportamenti autoprotettivi come aggressività e ritiro, nel tentativo di evitare l’esperienza negativa della vergogna. I genitori che mostrano reazioni di vergogna disregolate o estreme possono tendere a ritirarsi, trascurando così i bisogni di un bambino, oppure possono esternalizzare la vergogna mostrando tendenze aggressive verso un bambino, o entrambe le cose. Tuttavia, i genitori che sono in grado di regolare quelle emozioni possono essere più in grado di mantenere l’orientamento empatico verso il loro bambino e perseguire interazioni che migliorano le relazioni, come scusarsi (Ruckstaetter et al., 2017).

Riferimenti Bibliografici
  • Adams-Clark, A.A., Lee, A.H., Everett, Y. et al.  (2022). Direct and indirect associations among mothers’ invalidating childhood environment, emotion regulation difficulties, and parental apology. bord personal disord emot dysregul 9, 21. 
  • Ashy, M., Mercurio, A., & Malley-Morrison, K. (2010). Apology, forgiveness, and reconciliation: An ecological world view framework. Individual Differences Research, 8, 17–26
  • Cohen, T., Wolf, S., Panter, A., & Insko, C. (2011). Introducing the GASP scale: A new measure of guilt and shame proneness. Journal of Personality and Social Psychology, 100, 947–966. 
  • Fisher, M., & Exline, J. (2006). Self-forgiveness versus excusing: The roles of remorse, effort, and acceptance of responsibility. Self and Identity, 5, 127–146. 
  • Fruzzetti AE, Shenk C, Hoffman PD. (2005). Family interaction and the development of borderline personality disorder: A transactional model. Dev Psychopathol.;17(4):1007–30. 
  • Howell, A., Turowski, J., & Buro, K. (2012). Guilt, empathy, and apology. Personality and Individual Differences, 53, 917–922. 
  • Leith, K., & Baumeister, R. (1998). Empathy, shame, guilt, and narratives of interpersonal conflicts: Guilt-prone people are better at perspective taking. Journal of Personality, 66, 1–37
  • Linehan MM. (1993). Cognitive-behavioral treatment of borderline personality disorder. New York: Guilford Press.
  • McCallum M, Goodman SH. (2019). A multimethod, multi-informant investigation of maternal validation and invalidation of female adolescents who engage in self-inflicted injury. J Consult Clin Psychol.;87(6):563. 
  • Miller, G. (2018). Should parents apologize to their kids? And if so, what’s the best way to do it? The Washington Post
  • Musser N, Zalewski M, Stepp S, Lewis J. (2018). A systematic review of negative parenting practices predicting borderline personality disorder: Are we measuring biosocial theory’s ‘invalidating environment’? Clin Psychol Rev.;1(65):1–6. 
  • Ruckstaetter, Jeremy & Sells, James & Newmeyer, Mark & Zink, Daniel. (2017). Parental Apologies, Empathy, Shame, Guilt, and Attachment: A Path Analysis. Journal of Counseling & Development. 95.
  • Sasson Edgette, J. (2024). Why Is It So Hard for Parents to Apologize to Their Kids? Retrieved from Psychology Today
  • Tangney, J., & Dearing, R. (2002). Shame and guilt.  New York, NY: Guilford Press.
  • Tangney JP, Stuewig J, & Mashek DJ (2007). Moral Emotions and Moral Behavior. Annual Review of Psychology, 58(1), 345–372. 10.
  • Worthington, E. (1998). An empathy–humility–commitment model of forgiveness applied within family dyads. Journal of Family Therapy, 20, 59–76. 
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