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La genitorialità “anima gemella” può ritorcersi contro i genitori?

Oggi emergono nuovi stili genitoriali come la genitorialità anima gemella. Ma quali sono i benefici e i rischi di un coinvolgimento così profondo?

Di Anna Boccaccio

Pubblicato il 22 Apr. 2025

Ad ogni genitore il suo “stile”

A partire dagli anni ‘80, abbiamo assistito all’ascesa di nuovi stili di genitorialità (Vigdal & Brønnick, 2022). Guardatevi intorno: dalla genitorialità elicottero, in cui i genitori si librano al di sopra dei figli, iperprotettivi e ipercontrollanti, alla genitorialità intensiva, dove eccesso di cure e attenzioni minano la vita personale e professionale dei genitori, dalla genitorialità da “pietra miliare” (inchstone parenting), che festeggia ogni minimo successo dei più piccoli – dalla prima pappa alla prima volta che tolgono le scarpe da soli – a quella da “coltivazione concertata” (concerted cultivation), basata su frenetici programmi di attività ricreative, tutto per far emergere talenti e capacità nascoste dei figli (Bologna, 2024; West Virginia University, 2019; Lareau, 2011). 

Si tratta di un insieme di comportamenti e atteggiamenti adottati nell’educazione dei figli, che generano specifici climi emotivi nel nucleo familiare e che enfatizzano il coinvolgimento dei genitori in ogni aspetto della vita dei loro figli.

Genitorialità anima gemella: i benefici

Un’ulteriore tendenza, diffusa tra i genitori della Generazione Z e Millennials, è rappresentata dalla genitorialità anima gemella, un approccio in cui il genitore assume più ruoli per coltivare un legame emotivo profondo con il proprio figlio. Nella genitorialità anima gemella, infatti, il genitore può agire come un amico, offrendo compagnia e fiducia; un ascoltatore sensibile, comprendendo le emozioni del figlio senza giudicare; un sostenitore, offrendo incoraggiamento e motivazione; e perfino un diagnostico, identificando e affrontando bisogni evolutivi, problemi di salute fisica e mentale che potrebbero ostacolare il pieno sviluppo del potenziale dei figli (Coleman, 2024). 

I benefici per i figli possono essere molteplici: migliore sicurezza emotiva, più elevata autostima, resilienza e motivazione nelle attività svolte. I genitori possono sviluppare una maggiore comprensione delle esigenze e delle emozioni del loro bambino, supportandolo così in modo efficace. I diversi ruoli svolti dal genitore, inoltre, creano un’atmosfera in cui i bambini possono sentirsi apprezzati, compresi e supportati. 

La popolarità di questo stile genitoriale può essere attribuita al suo allineamento con alcuni principi chiave dell’educazione (Malhotra, 2024):

  • Empatia e ascolto attivo: essere emotivamente disponibili e convalidare i sentimenti del bambino.
  • Rinforzo positivo: celebrare i risultati e rafforzare l’autostima.
  • Supporto olistico: riguarda il benessere fisico, mentale ed emotivo dei figli.
  • Comunicazione senza pregiudizi: garantire un dialogo aperto per creare fiducia.
  • Risoluzione collaborativa dei problemi: lavorare con il bambino per superare le sfide. 

Genitorialità anima gemella: quali rischi?

E se un genitore non riuscisse a saturare i diversi ruoli di un’anima gemella? In un articolo del Washington Post, lo psicologo e autore statunitense Joshua Coleman evidenzia il possibile vissuto di alienazione, disprezzo e senso di colpa nei genitori che falliscono nel rispondere alle aspettative tipiche di un’anima gemella. A causa dell’elevato e costante coinvolgimento emotivo legato a questo stile di parenting, i genitori possono sperimentare frustrazione e burnout, mentre i figli rischiano di vedere ostacolata la propria indipendenza, affidandosi eccessivamente al bisogno di approvazione dei genitori (Vasudeva in Malhotra, 2024). Un delicato equilibrio appare essenziale. Se il supporto emotivo è cruciale, essere eccessivamente indulgenti o privi di autorità può attivare sfide legate alla disciplina, al rispetto dei confini e alla responsabilità. Troppa indulgenza può anche causare confusione nei ruoli, dove il bambino vede il genitore più come pari che come figura autorevole.

J. Coleman ci ricorda che anche la più attenta e coscienziosa delle educazioni non può sempre proteggere un bambino (e un futuro adulto) dalla sofferenza legata a una malattia mentale, a una dipendenza, alla perdita del lavoro o a un fallimento accademico. I nostri figli sono anche il frutto dell’epoca in cui vivono, insomma. Due recenti saggi di Twenge (2023) e Haidt (2024) mostrano che i nati nella Generazione Z sembrano più a rischio di ansia, depressione, ideazione e comportamenti suicidari. Eppure i sondaggi rivelano che, negli ultimi 40 anni, i genitori trascorrono più tempo con la loro prole, si informano di più e sono complessivamente più consapevoli dei processi educativi.

Qualunque tipo di genitorialità si scelga, la ricerca di connessione emotiva coi propri figli dovrebbe essere bilanciata da autorevolezza e coerenza, necessarie a promuovere la disciplina e una sana indipendenza nei bambini (Chandhok in Malhotra, 2024).

L’educazione dell’anima gemella dovrebbe insomma integrare, non sostituire, i principi genitoriali tradizionali di disciplina, responsabilità e indipendenza.

Riferimenti Bibliografici
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