La riforma del settore Out-of-Home-Food
Nell’aprile 2022, nel Regno Unito il governo britannico ha introdotto una nuova normativa che ha previsto l’implementazione dell’etichettatura obbligatoria delle calorie sui prodotti del settore degli alimenti fuori casa (Out of Home Food Sector, OHFS), nello specifico su tutti i menu delle grandi aziende (aventi almeno 250 dipendenti) e delle piattaforme online di consegna di cibo. L’obiettivo della nuova regolamentazione è contrastare l’obesità e portare le persone a compiere scelte alimentari più salutari (Department of Health and Social Care, 2021, 2022).
In generale, il settore dell’Out of Home Food comprende i punti vendita di cibi e bevande che possono essere acquistati e consumati fuori casa. Ad esempio, i più comuni sono bar, ristoranti, fast-food, cibo da asporto nei supermercati e centri commerciali, ma anche street-food, punti vendita nelle stazioni dei trasporti pubblici o nei luoghi di intrattenimento (es. cinema). Gli alimenti out-of-home possono essere, quindi, consumati fisicamente sia all’interno sia all’esterno dei locali, ma non solo (World Health Organization, 2021). Durante e in seguito alla pandemia di COVID-19, i servizi digitali per la consegna di cibo a domicilio (es. Deliveroo, Just Eat, Uber Eats, Glovo) hanno avuto un rapido successo ed espansione a livello mondiale (Curry, 2024). Nel Regno Unito, queste piattaforme di food delivery sono utilizzate più frequentemente dai giovani adulti (Keeble et al., 2020; Kunst, 2019), i quali si ritrovano a ordinare cibo meno sano, più calorico e in porzioni più grandi rispetto a quello cucinato a casa (stessa cosa vale per il cibo consumato nei locali fisici o ordinato come takeaway; Jaworowska et al., 2014; Muc et al., 2019; WHO, 2021). I servizi di consegna a domicilio garantiscono una disponibilità di cibo quasi a tutte le ore del giorno e con un semplice click, incoraggiando sempre più comportamenti sedentari nei clienti. Sebbene molte persone credano che il cibo fuori casa sia solo uno sfizio da togliersi una volta ogni tanto, i dati dimostrano che sia diventato ormai parte della nostra quotidianità: sembra che il 25% delle calorie giornaliere provenga da alimenti consumati fuori casa, di cui la maggior parte derivante dai prodotti delle grandi catene (WHO, 2021).
Opinioni negative ed esperienze delle persone con disturbi alimentari
L’introduzione della nuova norma ha suscitato le critiche di BEAT, la principale organizzazione benefica britannica che si occupa di disturbi del comportamento alimentare (DCA), in quanto comporterebbe l’esacerbazione dei sintomi nelle persone con disturbi alimentari, un aumento della vulnerabilità di sviluppare un disturbo alimentare nelle persone a rischio e un aumento dello stigma del peso (Beat Eating Disorders, 2020). Secondo quanto emerso da una recente revisione (Brealey et al., 2024), un’analisi dei commenti in risposta ai post su Twitter del UK Department of Health and Social Care ha sottolineato come il 71% degli utenti intervistati sia contrario alla normativa sull’etichettatura delle calorie (Polden et al., 2023). I partecipanti aventi diagnosi di disturbi alimentari hanno riferito come l’indicazione delle calorie nei menu possa portare ad un iper-focalizzazione sulle calorie da ingerire, finendo per limitare la libertà di scelta dei pasti (ovvero le pietanze vengono scelte in base al loro valore energetico piuttosto che in base a ciò che si desidera effettivamente mangiare e al senso di fame), per ridurre la frequenza delle uscite in compagnia presso locali come ristoranti o pizzerie, per aumentare i livelli di ansia, colpa e vergogna nei confronti del cibo assunto o da assumere, nonché ostacolare il processo di guarigione in coloro che soffrono di disturbi alimentari. Poiché la fissazione per il conteggio delle calorie è ed è stato un elemento centrale dello sviluppo della psicopatologia di molti individui, alcuni partecipanti agli studi hanno espresso la propria rabbia riguardo la normalizzazione del conteggio calorico promosso dalle istituzioni sanitarie; inoltre, alcuni hanno riportato che la percezione soggettiva di maggior controllo sulle calorie rischia di esacerbare comportamenti alimentari disfunzionali (Duffy et al., 2023; Frances et al., 2024). In conclusione, sebbene le evidenze scientifiche siano al momento ancora esigue, il 55% dei partecipanti con disturbi alimentari attuali ha affermato in un sondaggio che l’etichettatura delle calorie presente sui menu può peggiorare i sintomi dei propri disturbi (Putra et al., 2023) e il 91% dei partecipanti (che hanno avuto in passato o hanno attualmente un disturbo alimentare) ha dichiarato in un ulteriore sondaggio di essersi imbattuti in difficoltà significative a causa delle calorie nei menu (Frances et al., 2024).
Supporto alla politica di etichettatura calorica
Alcuni studi scientifici suggeriscono che l’etichettatura calorica obbligatoria nel settore alimentare possa avere anche effetti positivi sul comportamento dei consumatori. In particolare, una ricerca condotta in Inghilterra ha evidenziato un ampio supporto pubblico, con il 79% della popolazione favorevole alla presenza dell’etichettatura delle calorie sui menu nel settore out of home (OHFS), come strumento per promuovere scelte alimentari più sane (Polden et al., 2023). Questo approccio mira a fornire ai consumatori le informazioni necessarie per fare scelte consapevoli, e alcune ricerche indicano che l’etichettatura calorica potrebbe portare a una riduzione del consumo calorico per porzione. In effetti, uno studio meta-analitico ha riscontrato una diminuzione significativa delle calorie per piatto, pari a circa 15 kcal, grazie all’introduzione delle etichette caloriche (Robinson et al., 2021). In alcuni casi, la disponibilità di queste informazioni ha anche spinto le aziende a riformulare i propri prodotti, diminuendo ulteriormente il contenuto calorico, sebbene l’impatto su una riduzione a lungo termine del peso corporeo sia stato limitato (Raffoul et al., 2022). Questi risultati suggeriscono che, per una parte della popolazione, l’etichettatura calorica possa essere un utile strumento educativo nella lotta contro l’obesità.
Critiche e soluzioni proposte dalla ricerca
Nonostante i benefici riscontrati, l’etichettatura calorica obbligatoria ha suscitato preoccupazioni, in particolare riguardo alle persone con disturbi alimentari. Alcuni esperti suggeriscono che le politiche dovrebbero essere modificate per evitare danni collaterali a queste persone, ad esempio, introducendo una maggiore flessibilità nelle opzioni di menu, come la possibilità di scegliere tra menù con e senza calorie, in modo che le persone con disturbi alimentari possano evitare il rischio di esposizione (Whiteside, 2022). Nonostante queste difficoltà, le persone con disturbi alimentari sono spesso consapevoli della necessità di politiche per combattere l’obesità, ma chiedono che queste non peggiorino il loro stato di salute mentale. Pertanto, è essenziale che le politiche pubbliche adottino misure di tutela adeguate, come la fornitura obbligatoria di menù privi di calorie su richiesta o attraverso strumenti digitali come i codici QR, per ridurre lo stigma e promuovere una vera inclusione (Lillico et al., 2015). La ricerca suggerisce che l’approccio migliore potrebbe essere quello di combinare le informazioni sulle calorie con opzioni più inclusive, in modo da non danneggiare la salute mentale delle persone vulnerabili.