Social media e nascita di contenuti pro-ED e pro-recovery
Articolo in collaborazione con Clinica Disturbi Alimentari
In risposta alla proliferazione di contenuti e community online che incoraggiano i disturbi alimentari (cosiddetti pro-ED, ad esempio pro-Ana o pro-Mia), i cui effetti deleteri sono stati indagati da una vasta porzione di letteratura scientifica (Hoffmann, 2018; Yom-Tov et al., 2016; Yeshua-Katz & Martins, 2013), stiamo recentemente assistendo alla diffusione delle community pro-guarigione (pro-recovery).
Impatto delle community pro-ED
I social media hanno reso più facile la diffusione di messaggi che promuovono i disturbi alimentari, e la ricerca sostiene l’esistenza di un collegamento tra la visualizzazione di contenuti pro-ED online e i comportamenti rischiosi offline (Branley & Covey, 2017a;b). Si tratta di contenuti che descrivono i disturbi alimentari come una scelta di vita, anziché come un disturbo mentale. Un esempio è il popolare hashtag “thinspiration“, utilizzato per diffondere messaggi di perdita di peso, esercizio fisico esagerato e comportamenti alimentari restrittivi con immagini di corpi in evidente sottopeso o estremamente sottili, immagini di ossa sporgenti, stomaci estremamente piatti o ancora di trasformazioni prima e dopo la perdita di peso (Cilardo, 2020). Immagini ambiziose per gli utenti che cercano di raggiungere lo stesso livello di magrezza, ma dannose in quanto associate a maggior insoddisfazione corporea, più elevata probabilità di comportamenti alimentari disordinati e peggiore qualità di vita (Branley & Covey, 2017a).
La risposta della rete è stata la rimozione da parte di social media come TikTok e Instagram di hashtag e contenuti pro-ED dalle loro piattaforme, tuttavia non è infrequente imbattersi in apparenti errori di ortografia negli hashtag che rimandano a contenuti palesemente pro-ED. Alcuni esempi, per così dire, classici? #edsheeran #eatingdis0rder ecc.
Insidie delle community pro-recovery
Di converso, gli spazi virtuali che enfatizzano il recupero dai disturbi alimentari possono offrire esperienze che aiutino a sentirsi parte di una comunità, trovare ispirazione e motivazione per intraprendere un percorso di cambiamento e cercare supporto (Branley & Covey, 2017a). Tuttavia, anche gli spazi pro-guarigione possono nascondere delle insidie: cultura della dieta, immagini trigger, costanti confronti e iper-focalizzazione sull’aspetto fisico rendono contenuti pro-ED e pro-recovery molto più somiglianti di quanto possiamo sospettare. Alcune ricerche indicano che i contenuti “anti-pro-Ana” su TikTok potrebbero finire per essere dannosi quanto i contenuti “pro-Ana”, con i creatori che confrontano i loro livelli di “malattia” o addirittura elaborano tutorial per altri utenti che intendono impegnarsi in comportamenti alimentari disordinati (Logrieco et al., 2021).
Come le community pro-recovery immaginano la guarigione dai disturbi alimentari
Uno studio esplorativo statunitense (Greene et al., 2023) ha analizzato 241 video popolari su TikTok e favorevoli alla guarigione per valutare come vengono presentati e immaginati in tali community i disturbi alimentari e i relativi processi di recupero.
I video sono stati scelti identificando gli hashtag specifici per diagnosi, utili a indirizzare i contenuti nelle community pro-recovery di cinque disturbi alimentari più frequentemente rappresentati: #anarecovery per anoressia nervosa, #arfidrecovery per disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, #bedrecovery per disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating), #miarecovery per bulimia nervosa e #orthorexiarecovery per ortoressia nervosa.
L’analisi dei video ha condotto all’individuazione di 5 temi principali:
- Centralità del cibo nei disturbi alimentari e nella guarigione. Il cibo è al centro di discussioni riguardanti le esperienze dei creatori con i disturbi alimentari. In particolare nell’hashtag #arfidrecovery, il cibo veniva visualizzato, filmato, discusso, presentato all’interno di una intera giornata di alimentazione (ad es. “cosa mangio in un giorno”). In 50 video venivano visualizzati i cosiddetti “cibi della paura”, ovvero alimenti che hanno rappresentato o rappresentano per i creators delle sfide. Alcuni video, in particolare nell’hashtag #arfidrecovery, mostravano individui intenti a mangiare un cibo della paura davanti alla telecamera, spesso raffigurando una lotta significativa con se stessi e strategie per sconfiggere la paura.
- Come si presentano e come si percepiscono i disturbi alimentari. In 134 video erano messe in scena esperienze vissute mentre gli individui erano in preda al loro disturbo alimentare; altri contenuti erano di tipo esplicativo, ovvero dedicati alla correzione di idee errate sui disturbi alimentari o all’aumento di consapevolezza su come si presentano tali condizioni e sulla relativa gravità. I video #anarecovery avevano una probabilità maggiore di utilizzare stili comunicativi come umorismo nero e umorismo da forca – prendere in giro una situazione pericolosa per la vita – (Herrick et al., 2021), per spiegare agli utenti cosa significasse avere un disturbo alimentare.
- Il recupero come processo. Oltre l’80% dei video narrava l’esperienza di recupero dei creators dai disturbi alimentari. In 74 video si offrivano rappresentazioni di se stessi nel presente e nel passato (“io allora” e “io adesso”), trasmettendo messaggi di speranza e di possibilità di guarigione. Il 43% dei video mostrava al pubblico quanto il processo di recupero stesse andando bene, mentre il 41% presentava la guarigione come una lotta in modo trasversale in tutti gli hashtag diagnostici.
- Ricevere e dare aiuto. Era il tema presente nel 50% dei post, in cui si presentavano i modi in cui chiedere aiuto professionale – in contesti di degenza o attraverso operatori sanitari – e si offrivano suggerimenti per il recupero (ad es. strategie di coping per affrontare i cibi della paura, come seguire un piano alimentare ed evitare le abbuffate). Molti video #anarecovery hanno mostrano attraverso storytime l’esperienza quotidiana nelle strutture di degenza per disturbi alimentari, accompagnando il pubblico in un tour guidato o ritraendo giornate tipo.
- Cultura della dieta nel processo di recupero. Presente nel 45% circa dei video pro-recovery, per un verso era concentrata nella critica agli standard problematici di magrezza connessi allo sviluppo di disturbi alimentari (in particolare #orthorexiarecovery). Si affrontava anche lo stigma del peso, sottolineando che “magro non è uguale a sano”. Altri contenuti promuovevano la cultura della dieta in un’ottica di perdita di peso, come nella chirurgia bariatrica (#bedrecovery).
Lo studio evidenzia come le etichette diagnostiche degli hashtag sembrano influenzare il modo in cui i creatori di contenuti online presentano le loro esperienze di disturbo alimentare, attraverso modalità e contenuti che possono essere integrati nella percezione di un individuo della propria malattia. I video, infatti, suggeriscono alcune delle possibili visioni su come possono apparire al vasto pubblico sia i disturbi alimentari che il loro processo di recupero.