Cosa si intende per “telepsicologia” e “psicoterapia online”?
Con il termine telepsicologia si intende “la fornitura di servizi psicologici attraverso mezzi di telecomunicazione” (Joint Task Force for the Development of Telepsychology Guidelines for Psychologists, 2013). Questo può avvenire in tempo reale o in maniera asincrona, ad esempio via telefono, e-mail, videoconferenza e chat. Il servizio può essere svolto esclusivamente da remoto o alternando incontri in presenza con modalità da remoto. Un costrutto più ampio – che include i termini telepsicologia, e-therapy, online counseling – è quello di psicoterapia online, cioè prestazioni psicoterapeutiche offerte da remoto.
I dati scientifici sulla psicoterapia online
Lo studio di Stoll et al. (2020) – ricercatori dell’Institute of Biomedical Ethics and History of Medicine di Zurigo – qui riportato ha coinvolto 249 pubblicazioni con l’obiettivo di riassumere i principali argomenti etici a favore o contro l’utilizzo della psicoterapia online.
Lo scopo non è quello di schierarsi da una parte o dall’altra, ma di presentare dei dati chiari e affidabili, affinché possano essere spunto per nuove riflessioni nel dibattito etico e possano promuovere lo sviluppo di linee guida per la pratica della psicoterapia online, nonché indirizzare i pazienti a scegliere in modo consapevole e informato una terapia online o in presenza.
Gli argomenti etici a sfavore della psicoterapia online
In questo primo articolo andremo a discutere gli argomenti etici contro la psicoterapia online, per poi approfondire quelli a favore in un secondo articolo.
Tra i problemi di natura tecnica troviamo quelli legati alla privacy, alla riservatezza e alla sicurezza, per cui fare uso di siti web o strumenti tecnologici di comunicazione hackerabili e soggetti a guasti potrebbe mettere a rischio la terapia e i dati del paziente, senza che il terapeuta ne abbia il controllo (Heinlen et al., 2003).
Difatti, i terapeuti necessitano sia di competenze e formazione tecnologiche adeguate (e anche i pazienti) che di competenze cliniche specifiche del setting online, che possono differire da quelle del setting tradizionale (Johnson, 2014). Differendo dalla terapia in presenza per aspetti tecnici e legali, la psicoterapia online richiede una versione specifica di consenso informato da far firmare al paziente (Maheu et al., 2013). Dunque, la psicoterapia online comporta un aumento di responsabilità per i terapeuti che la praticano (Holmes, 2008).
L’incompletezza di linee guida per la pratica della psicoterapia online, l’assenza di una regolamentazione internazionale che regoli l’abilitazione, nonché la pratica terapeutica oltre i confini nazionali in caso di pazienti stranieri, sollevano molte perplessità (Finfgeld, 1999). Le linee guida sono necessarie anche per gestire alcuni problemi che possono riguardare il pagamento e il rimborso della terapia online, ad esempio in caso di interruzioni della seduta a causa di guasti tecnici e problemi di rete (Martin, 2013).
Inoltre, l’incapacità o il disagio del paziente derivante dall’uso della tecnologia, nonché guasti tecnici e problemi di rete (Regueiro et al., 2016), possono ostacolare la terapia e generare frustrazione.
L’uso della tecnologia per la supervisione online non sempre garantisce la riservatezza di pazienti e tirocinanti, comporta la perdita di alcuni segnali non verbali e crea maggiori difficoltà per intervenire efficacemente in caso di crisi dei pazienti (Gore & Leuwerke, 2008).
Tra i problemi riguardanti la relazione terapeutica vi è una comunicazione tra paziente e terapeuta carente di alcuni aspetti non verbali, che può rendere emotivamente più distaccato l’ambiente terapeutico, soprattutto quando ad esempio le interazioni si svolgono in forma scritta; ciò può compromettere la valutazione psicodiagnostica, mancare di spontaneità ed essere di ostacolo all’espressione di empatia ed emozioni (Satalkar et al., 2015). La non completezza degli aspetti non verbali in un setting online può mettere più a rischio di interpretare in maniera etnocentrica e culturalmente insensibile alcune espressioni del paziente di diverso background etnico-culturale rispetto al terapeuta.
Infatti, ci si chiede anche se la tecnologia nelle sue svariate forme permetta al terapeuta e al paziente di instaurare un’alleanza terapeutica e di godere dei benefici terapeutici (Richards & Viganó, 2013). Ad esempio, data la facilità di abbandonare la seduta disconnettendosi e interrompendo le chiamate, l’aderenza alla terapia online può esserne negativamente impattata (Sampson, 1997).
La psicoterapia online può non essere adatta a pazienti con gravi disturbi mentali. In situazioni di emergenza, in cui il paziente vive una crisi che minaccia la propria o altrui incolumità, potrebbe essere difficile per il terapeuta intervenire tempestivamente ed efficacemente non trovandosi nello stesso luogo (Brenes et al., 2011).
La psicoterapia online può rendere difficile far rispettare i confini professionali: potrebbe portare il paziente ad aspettarsi che il terapeuta sia sempre disponibile e il terapeuta a rispondere sempre fuori dall’orario lavorativo, ad interagire in modo colloquiale (Drum & Littleton, 2014), e a ricercare informazioni personali reciproche su internet e social media, andando incontro ad una self-disclosure problematica (Deen et al., 2013). Anche lo stesso paziente potrebbe sperimentare un senso di invasione nell’effettuare le sedute da casa, ove anche è necessario che abbia la possibilità di effettuare le sedute in un ambiente consono, senza correre il rischio di essere ascoltato da terzi presenti nello stesso luogo.
Non tutti i pazienti hanno il medesimo accesso ai dispositivi tecnologici e alla rete, considerando capacità individuali e differenze socioeconomiche (Mallen et al., 2005). Ma non solo, la terapia online stessa, dato l’impiego di nuova tecnologia, può essere più costosa per i terapeuti e conseguentemente per i pazienti, soprattutto nei paesi a basso reddito (Lovejoy et al., 2009).
Terapeuti e pazienti possono subire inganni o frodi in quanto online può essere difficile verificare la loro identità, ed è più probabile che i terapeuti mettano in atto dei comportamenti non etici o abusivi. Ad esempio, un minore potrebbe iniziare una terapia senza che il terapeuta abbia prima ricevuto il consenso dai genitori (Harris & Birnbaum, 2015), mentre un individuo potrebbe esercitare abusivamente la professione definendosi come “terapeuta”, lucrando così sul paziente (Fitzgerald et al., 2010).
Tra le questioni riguardanti la terapia online troviamo il fatto che, date le lacune nella ricerca riguardanti l’efficacia e i risultati a lungo termine rispetto alla terapia in presenza, molti terapeuti sono dubbiosi o contrari alla psicoterapia online; si chiedono se essa sia paragonabile e possa sostituire il trattamento tradizionale e sono preoccupati che l’immagine della professione psicologica possa essere danneggiata (Chakrabarti, 2015).
Inoltre, date le modalità di interazione a distanza, la terapia online potrebbe non essere adatta a tutti gli approcci e le modalità terapeutiche (Gore & Leuwerke, 2008).
Infine, la terapia online potrebbe favorire la dipendenza da internet, l’isolamento sociale e l’accesso ad informazioni ostacolanti il trattamento (Barak, 1999).