Che cosa è la triangolazione?
La triangolazione è un fenomeno psicologico che può verificarsi in molti tipi di relazione, dalle relazioni familiari, alle relazioni amicali, romantiche, lavorative e persino nelle relazioni terapeutiche.
Si parla di triangolazione quando una terza persona interviene oppure viene coinvolta in una relazione diadica, spesso quando si trova in una situazione instabile di stress e conflitto, che va a modificare le dinamiche della diade. Il concetto di triangolazione viene sviluppato e approfondito dal filone di studi della terapia sistemico-familiare, che definisce triangolazione una specifica dinamica relazionale in cui le interazioni e la comunicazione tra due persone non avvengono direttamente ma vengono mediate da una terza persona (Bowen, 1985). Spesso la triangolazione è una dinamica relazionale che si attiva per gestire tensioni e conflitti all’interno di un rapporto diadico.
La triangolazione in alcune situazioni e secondo certe modalità non è necessariamente patologica e disfunzionale, ad esempio, in alcune fasi di vita in cui un adulto (figura di riferimento) interviene per aiutare nella regolazione di un conflitto tra due bambini aiutandoli a gestire un momento di stress e conflittualità. Anche in alcune situazioni, quando si verifica conflitto e instabilità in una relazione tra due parti, una terza parte può avere una sua utilità portando nuove prospettive e supporto nella mediazione dei punti di disaccordo.
Tuttavia, l’attuazione frequente e pervasiva di dinamiche di triangolazione in determinate situazioni può portare con sé conseguenze negative per la diade, per l’andamento della relazione e per la terza persona che viene triangolata.
Anzitutto pensando proprio al terzo che viene triangolato, vi sono situazioni in cui la triangolazione suscita intenso stress ed emozioni negative nella persona che si trova nel mezzo (ad esempio ansia, rabbia, senso di colpa, impotenza). Pensando alla coppia originaria, uno dei membri della diade può sentirsi escluso, ignorato e in una posizione di debolezza. Inoltre, la triangolazione diviene patologica quando il coinvolgimento del terzo è finalizzato ad avere un maggior controllo della relazione e quando non contribuisce a risolvere il conflitto nella relazione ma anzi lo mantiene o lo alimenta.
Quindi se la triangolazione viene utilizzata come rigida e abituale modalità di affrontare i conflitti con un familiare o con colleghi e amici, può essere molto controproducente e generare ulteriore tensione e circoli viziosi emotivamente negativi, non contribuendo a creare tentativi di confronto diretto e aperto tra le parti. In tal senso, riduce la comunicazione diretta e può compromettere la fiducia nelle relazioni interpersonali.
I contesti in cui può verificarsi la triangolazione
La triangolazione può presentarsi nell’ambito di diverse relazioni e contesti. Ad esempio, nelle relazioni di coppia coinvolgere terzi (es. membri della propria famiglia d’origine) per la gestione del conflitto va a creare un triangolo emotivo in cui il problema non viene affrontato all’interno della coppia e in cui uno dei due partner si sentirà escluso e in una posizione di debolezza di fronte a una sorta di coalizione.
Altri esempi di triangolazione disfunzionale si ritrovano nei sistemi familiari che coinvolgono membri terzi nei conflitti tra partner o tra altri membri della famiglia. Una situazione di configurazione triangolare può essere la coalizione genitore-figlio, in cui all’interno di un conflitto esplicito nella coppia genitoriale, si crea un’alleanza stabile tra uno dei due genitori e un figlio che assume una funzione protettiva nei confronti del genitore che percepisce come più debole e fragile.
Un’altra configurazione triangolare disfunzionale può essere il cosiddetto “triangolo inammissibile” in cui entrambi i genitori in conflitto cercano alleanza con il figlio contro l’altro genitore. Il figlio si ritrova in entrambi i casi in una situazione molto stressante in cui i confini generazionali sono alterati, con un effetto negativo sul benessere psicologico. Nelle relazioni amicali o lavorative, se una persona coinvolge un amico o un collega in una situazione problematica con un altro senza affrontarlo apertamente e direttamente, ad esempio lamentandosi alle sue spalle e cercando alleanze, si crea una triangolazione, con effetti negativi a livello emotivo e relazionale sulle relazioni e sui singoli individui. Quindi le triangolazioni possono creare ulteriori problemi e difficoltà nelle relazioni e possono generare stress, ansia, rabbia, confusione, incertezza, sfiducia, tristezza, impotenza, frustrazione e altre difficoltà psicologiche nelle persone coinvolte.
Triangolazione e psicoterapia
Le triangolazioni sono fenomeni relazionali complessi che possono influenzare l’andamento delle relazioni e il benessere dei membri che ne sono coinvolti. Se ci si riconosce coinvolti in una triangolazione è importante incoraggiare le due parti della diade in un confronto aperto e diretto.
Se le triangolazioni persistono e/o sono accompagnate da intenso disagio emotivo può essere utile ricercare l’aiuto e il supporto di terapeuti qualificati per comprendere le dinamiche relazionali problematiche e ridurre la tendenza alla triangolazione. Alcuni disturbi di personalità (ad esempio narcisistico, borderline, istrionico) possono essere più inclini all’utilizzo più o meno consapevole della triangolazione nella gestione delle relazioni e dei conflitti. La psicoterapia, dunque, può aiutare i membri coinvolti a identificare la triangolazione, aumentare la consapevolezza a riguardo e promuovere strategie di coping più funzionali per gestire i problemi, i conflitti e le situazioni stressanti nell’ambito delle relazioni. Comprendere e gestire la triangolazione è fondamentale per mantenere relazioni sane, per ridurne gli effetti negativi e per migliorare la comunicazione e la fiducia tra le parti coinvolte