I sintomi cognitivi residui nei pazienti in remissione
Nell’articolo precedente “Sintomi cognitivi residui al seguito di un episodio depressivo maggiore – Parte I” abbiamo passato in rassegna i più recenti articoli di letteratura che hanno evidenziato il ruolo chiave sulla compromissione del funzionamento globale e della qualità di vita, dei sintomi cognitivi residui nei pazienti in remissione da almeno un episodio depressivo maggiore (EDM) ed abbiamo pensato di verificarne la sovrapponibilità con i dati clinici dei nostri pazienti, visitati e valutati all’interno dell’esercizio della nostra libera professione e nel nostro centro clinico.
Abbiamo quindi cercato di identificare e valutare la presenza di una sintomatologia cognitiva residua in pazienti in remissione con almeno un episodio depressivo pregresso (Depressione Maggiore e Disturbo Bipolare) attraverso una batteria testistica formata da: BDI-II (Beck Depression Inventory – II); FAST (Functioning Assessment Short Test); MoCA (Montreal Cognitive Assessment) al fine di escludere pazienti con compromissioni cognitive strutturali; SF-36 (Short Form 36 Health Survey Questionnaire); WHO-5 (Who-Five Well-Being Index); THINC-it.
Il campione oggetto di studio è stato costituito, appunto, da pazienti afferenti al nostro centro clinico ed è composto da 28 soggetti (M=9; F=19) con un’età media di 46,61 anni, con un minimo di 22 anni e un massimo di 69 anni (D. Std.: 15,069). Dei 28 soggetti partecipanti alla ricerca, due soggetti hanno il diploma di terza media, tredici soggetti hanno raggiunto il diploma di maturità e tredici hanno conseguito una laurea magistrale.
Per ciò che concerne la prognosi, tutti i partecipanti hanno riportato un episodio depressivo maggiore (EDM) in anamnesi all’interno di un Disturbo Depressivo Maggiore (N=14) o di Disturbo Bipolare (N=14).
Abbiamo incluso soltanto pazienti che conoscessero e padroneggiassero la nostra lingua, in un range di età compreso tra i 18 e i 70 anni, che hanno espresso il consenso a partecipare alla ricerca, in remissione rispetto all’EDM e privi di una precedente diagnosi di ADHD, la quale avrebbe potuto inquinare i risultati della batteria testistica, per ovvi motivi clinici. Abbiamo inoltre reclutato un campione di controllo, bilanciato rispetto al campione clinico per genere, età e scolarità.
Valutazione dei sintomi cognitivi residui
I test somministrati indagano le seguenti aree:
- Beck Depression Inventory – II (BDI-II) (A.T. Beck, R.A. Steer, G.K. Brown): un test autosomministrato, con l’obiettivo di valutare l’attuale assenza della sintomatologia depressiva;
- Montreal Cognitive Assessment (MoCA) (Z. Nasreddine et al., 2005): un test etero-somministrato, che ha permesso l’esclusione di pazienti con deterioramento cognitivo o Alzheimer;
- The Short Form (36) Health Survey- Questionario di valutazione della qualità della vita (SF-36) (Ware J., Sherbourne C. D.): un test autosomministrato per la valutazione delle diverse nozioni di salute, raggruppate in 8 scale;
- FAST (E. Vieta, C. Torrent e Anabel Martinez-Aran): un’intervista per la valutazione del funzionamento globale della persona;
- World Health Organization Quality of Life (WHOQOL) (Skevington et al., 2004): un test autosomministrato che si propone di indagare lo stato di benessere del paziente;
- THINC-IT (Raimond Lamet. Al., 2017): test computerizzato e autosomministrato per ricavare una valutazione della cognizione e dell’eventuale compromissione.
Attraverso un confronto statistico con il gruppo di controllo, è emerso un impairment cognitivo principalmente localizzato nelle funzioni esecutive e nell’attenzione, in particolare viene individuato anche un impairment a carico della concentrazione dell’individuo e della working memory.
È stato inoltre osservato l’impatto che i sintomi cognitivi residui hanno sul benessere, sulla qualità di vita e sul funzionamento globale del paziente e, dai risultati emersi, si è evidenziato come il 43% dei pazienti (12 pazienti su 28) riporti una peggior qualità di vita percepita.
Per quanto concerne il funzionamento globale, i domini che sono risultati essere maggiormente inficiati riguardano il funzionamento lavorativo, cognitivo e la gestione del denaro, con conseguente intuibile impatto sulla percezione di sé in termini di autostima e sentimenti secondari di autosvalutazione, i quali ipotizziamo possano avere impatto su una vulnerabilità rispetto all’asse timico nonché su una soglia di accensione neurale, in termini di plasticità, variabile in base alla distanza temporale dall’ultimo EDM.
Spunti per riflessioni cliniche sui sintomi cognitivi residui post EDM
La nostra indagine preliminare non è priva di limiti, uno su tutti è il numero di soggetti presi in osservazione (28 soggetti). Un ulteriore limite è riscontrabile nella modalità di campionamento in quanto è stata utilizzata una tipologia di campionamento non probabilistico, un campionamento di comodo (o di convenienza). Questa metodologia permette di selezionare il campione in base a criteri di praticità, dunque non è stata applicata una selezione casuale, i partecipanti sono stati selezionati al nostro centro clinico. Per ovvi motivi non ci è stato possibile controllare ed isolare la variabile “farmacoterapia” poiché la gravità della psicopatologia riscontrata nei pazienti presi in esame non ha permesso un’interruzione dei farmaci, in quanto non etico né vantaggioso o efficace per la salute dei soggetti.
Ciò nonostante, i risultati emersi dalla nostra indagine preliminare sono perfettamente in linea con i risultati di letteratura e sono utili a noi per sottolineare come le conseguenze dell’impairment cognitivo siano state sottostimate per diversi anni, e per stimolare l’implementazione della valutazione e del trattamento dei sintomi residui, di umore e cognitivi, all’interno di ogni singolo progetto terapeutico. Come sottolineavamo nell’articolo precedente, vi sono ormai strumenti di valutazione validati proprio per la misurazione dei sintomi cognitivi residui post EDM, free ed in moltissime lingue. Uno fra tutti, Il THINC-it nella nostra esperienza ha rappresentato un un valido strumento in grado di evidenziare la presenza di impairment cognitivi ponendo in luce, in particolare, i domini da abilitare o riabilitare nello specifico.
Lanciamo infine qui uno spunto per una futura riflessione clinica poiché non abbiamo menzionato un altro elemento, funzionale, estremamente importante nella prevenzione della ricaduta, costituito dalla ruminazione depressiva, la quale ha un forte impatto sugli outcome di misurazione della sintomatologia cognitiva residua, da sola ed in interazione con la stessa, nella sua dimensione strutturale. Ulteriori considerazioni sul piano del progetto terapeutico individualizzato si rendono dunque necessarie anche sotto questo profilo.