La tendenza cronica a compiacere gli altri
Siete alle prese con la preparazione di un dolce che avreste sempre voluto preparare e gustare. In cucina si affaccia il primo ospite e vi dice “Io aggiungerei più cannella!”, seguite l’indicazione. Arriva il secondo ospite che vi consiglia “Perché non mettere un goccio di liquirizia?”, perplessi, ma senza controbattere, accettate il suggerimento. A turno tutti i commensali vi raggiungono al tavolo della preparazione dando la loro opinione: meno zucchero, qualche goccia di cioccolato, pesche sciroppate, cottura a una temperatura inferiore, ecc. Senza esitare, eseguite tutto ciò che vi viene detto. Che dolce finirete per portare a tavola? Vi piacerà? Sarà commestibile?
Questa metafora cerca di spiegare ciò che accade nelle persone caratterizzate dalla tendenza cronica a voler compiacere a tutti i costi gli altri, comunemente definita col termine inglese people pleasing.
Il people pleaser (ovvero la persona che presenta questa tendenza al people pleasing) cerca sempre di accontentare gli altri, non dice mai di no alle richieste altrui, mette da parte i propri bisogni e le proprie necessità. Un po’ come accade con quel dolce che metterete in tavola: avendo risposto alle richieste degli altri, non mangerete di certo quello che avreste voluto gustare!
Rispondendo continuamente alle richieste e aspettative degli altri, infatti, si finisce col mettere da parte i propri bisogni fino a non riconoscerli più e, forse, a non riconoscersi più.
È facile immaginare, quindi, come la tendenza al people pleasing possa avere un impatto negativo sull’individuo, sul suo benessere psicologico e sulla sua salute mentale.
People pleasing: come riconoscerlo?
La psicologa Juli Fraga, in un recente articolo (2023) scritto per il “The Washington Post”, ci aiuta a capire meglio questo fenomeno psicologico. Ad esempio: come riconoscere un people pleaser? Sebbene non si tratti di una diagnosi ufficiale, è comunque possibile elencare alcuni aspetti che contraddistinguono le persone che presentano questa tendenza eccessiva a compiacere gli altri. Tra questi:
- Scusarsi eccessivamente, anche per piccoli errori o quando non si è commesso alcun errore;
- Sentirsi responsabili dei sentimenti degli altri: a volte i people pleaser possono sentirsi causa della tristezza, della rabbia o della delusione altrui, per questo motivo si sentono obbligati a far di tutto per rimediare e far stare meglio gli altri;
- Mostrarsi d’accordo anche quando non si condividono opinioni e pensieri altrui;
- Dire sempre di sì per evitare i conflitti con l’altro;
- Trascurare i propri bisogni, credendo che questi non siano importanti come i bisogni delle altre persone.
Perché si diventa un people pleaser?
Un altro punto approfondito dalla stessa Dr.ssa Fraga, per comprendere meglio il fenomeno del people pleasing, riguarda le cause che portano le persone a sviluppare, nel corso degli anni, questa tendenza a compiacere eccessivamente gli altri. Tra le cause possibili, l’autrice si sofferma in particolare sulle seguenti:
- Sociotropia, ovvero il bisogno costante di approvazione e accettazione sociale. Questa caratteristica è stata anche collegata a una bassa autostima e alla paura del rifiuto.
- Relazioni disfunzionali, basate sull’incapacità di rispondere adeguatamente ai bisogni dell’altro. Se, ad esempio, i genitori mostrano affetto e protezione verso il bambino solo quando questo ascolta le richieste dei genitori (es: “Ti abbraccio solo se metti in ordine la tua camera!”), allora è più probabile che il bambino impari a esprimere sempre più raramente i suoi bisogni e a comprendere che può ricevere amore solo facendo ciò che gli altri vogliono.
- Traumi relazionali: la tendenza a compiacere gli altri nasce come tentativo di tenersi lontani dai pericoli e di mettersi in sicurezza (alla larga quindi da quelle condizioni che possono far rivivere il trauma). La Dr.ssa Fraga riporta a questo proposito il caso di un suo paziente: cresciuto con un padre che lo umiliava e picchiava ogni volta che esprimeva tristezza (“Se vuoi piangere, ti darò qualcosa per cui piangere”, “Non sono dell’umore giusto per sentire le tue stupide lamentele!”), il paziente è cresciuto con l’idea di dover fare il “buono” nel tentativo di evitare la pericolosa reazione del padre.
Quali conseguenze per i people pleaser?
La tendenza a voler piacere a tutti i costi agli altri porta con sé, inevitabilmente, delle importanti conseguenze sulla salute mentale degli individui (James Madison University, n.c.), tra cui:
- Trascuratezza verso se stessi: assorbiti completamente dai bisogni altrui, i compiacenti cronici mettono da parte i loro desideri e le loro necessità.
- Atteggiamenti passivo-aggressivi e risentimento: col tempo, il people pleaser può diventare segretamente arrabbiato e pieno di risentimento nei confronti degli altri, soprattutto quando si sente sfruttato. La rabbia può esprimersi attraverso atteggiamenti passivo-aggressivi (battute, sarcasmo o frecciatine). Tale risentimento logora lentamente le relazioni.
- Incapacità di godere appieno della compagnia delle persone: l’eccessiva tendenza a compiacere gli altri può ridurre il piacere dello stare in compagnia e rendere fonte di stress e ansia anche le attività più divertenti.
- Stress e depressione: dover rispondere sempre alle aspettative altrui rischia di ingabbiare le persone in una spirale di stress (quando le richieste da gestire sono tante e/o eccessive) e depressione (quando ci si rende conto che si è apprezzati solo se si risponde ai bisogni degli altri).
Non tutto è perduto: alcune strategie per liberarsi dal people pleasing
Come ci ricorda Juli Fraga, l’eccessiva tendenza a compiacere gli altri è spesso legata alla paura della perdita. Probabilmente si teme di perdere il rispetto o l’affetto di qualcuno. Un suggerimento avanzato dalla Dr.ssa Fraga è chiedersi: “Cosa faresti se non avessi paura?”.
In questo modo si possono comprendere meglio quali sono i propri desideri e i propri bisogni spesso inespressi. E se ciò non bastasse, ecco altri tre suggerimenti:
- Imparare l’autocompassione: i people pleaser spesso perdonano gli altri ma sono molto duri con se stessi. L’autocompassione porta le persone a diventare più gentili e comprensive verso se stesse. Si può iniziare con poco: da una passeggiata all’aria aperta o dal comprarsi quella maglia che tanto ci piaceva!
- Esercitarsi a dire di no, partendo dalle situazioni in cui ci si sente più al sicuro (es. declinare un invito a cena) ed esprimendosi sempre con gentilezza. Un esempio? “Grazie per avermelo chiesto, ma questa volta non posso venire”. È importante ricordarsi che non è sempre necessario giustificare eccessivamente ogni risposta!
- Cercare supporto: per molte persone non è così facile rinunciare a questa dinamica. In questo caso è utile un supporto professionale che aiuti a capire le ragioni che portano a compiacere esageratamente gli altri e a trovare strumenti e tecniche per affrontare il problema.
E dunque, people pleaser alle prese con la lettura di questo articolo, la prossima volta che sarete alle prese col “vostro dolce”, se qualcuno si affaccia per dire la sua, potrete rispondere con un “Grazie per il suggerimento, ne terrò conto per la prossima volta. Al momento però preferisco seguire la mia ricetta!”, scoprirete che non c’è nulla di meglio che assaporare ciò che VOI desiderate!